Dalla Russia con amore. Vostro Medvedev


Russia


Il titolo, in realtà, poteva anche essere: Elezioni? No, grazie, non fumo. Oppure: campagna elettorale? E perchè? Diciamolo: quest’uomo fa e ha fatto l’invidia dei potenti e dei politici del mondo. Almeno un paio, in Italia, ad esempio, lo stanno invidiando oggettivamente.


Qui, insomma, ci si sbatte tanto per una manciata di voti in più. E comizia, e gira in pullman, e fai il gazebo, e fai la conferenza stampa, e presenta il programma, e inventati dei nomi originali per i punti del programma. Missioni, punti-polari, punti semplici, titoli, mozioni, elenchi, chi più ne ha più si sbizzarrisca. Pure fantasia ci vuole. E poi componi i candidati, componi gli alleati, ma non li chiamare alleati, armonizza, fai scoppiare coppie, crea strategie, cerca i giovani e candidali, tieni a bada Bossi e Fini. Un lavoro difficile. L’invidia è quasi spontanea. Perchè lui, per essere eletto. Lui, per essere, pardon, per essere designato.

Non chiamatele elezioni

dice Garri Kimovič Kasparov nato Vajnštejn (in russo, che mi piace tanto e che prendo di Wikipedia, Га́рри Ки́мович Каспа́ров). Tra la sostanziale indifferenza dei moscoviti. E’ arrivata, finalmente, la domenica delle elezioni presidenziali russe. Una formalità. Pier Ferdinando Casini, già che c’era, ne ha approfittato oggi in conferenza stampa:

Anche Putin, in Russia, chiede di non sprecare il voto con i partiti minori

La Russia ha un trono, e sul trono del Cremlino, lo zar Putin ha già nominato il suo erede da un pezzo. Non solo: ha spesso consigliato, diciamo così, agli elettori di votarlo. In televisione, pubblicamente, direttamente.


Dmitri Medvedev è un giurista, un avvocato d’affari, insegna all’università ed è figlio di docenti. Giovane, 42 anni, designato ma non esattamente uomo d’apparato. Non rientra in una specifica fazione nota nella divisione del potere in terra russa. Personalità complessa, intelligenza estrema: qualcuno è riuscito persino a definirlo liberal. Difficile. Trattasi qui – altrimenti non sarebbe stato designato, di un conservatore di razza.


Sono ben 17 anni che Medvedev e Putin lavorano insieme: quest’ultimo era ancora vicesindaco di Pietroburgo con delega agli affari stranieri. Da quel momento, l’erede è stato, nel vero senso della parola, formato: alla politica dell’amministrazione presidenziale, e a capo della Gazprom, leader mondiale nella produzione di gas, macchina di soldi.


Nessuna campagna elettorale, quindi. Nessuna inutile perdita di tempo. Medvedev ha semplicemente giurato fedeltà a Putin e al suo piano, già varato. Per i prossimi tre anni, è già pronto un bilancio preventivo per lui. Ma è davvero possibile? Cosa sta facendo il popolo russo? E’ stanco, semplicemente. Non crede più alle promesse. Non c’è, non esiste un’alternativa. In più, la garanzia è quella della stabilità. E della sicurezza, fattore che necessariamente limita in questo caso la libertà. Kasparov si agita, ma è inutile.


Il presidente del comitato elettorale presidenziale si dice leggendariamente a Mosca, avrebbe detto:

Non permetteremo agli elettori di falsificare il risultato del voto

Abbastanza agghiacciante. L’Osce ci ha rinunciato, mentre il Consiglio d’Europa manderà una missione per monitorare lo scrutinio.

A differenza dell’Osce, che ha rinunciato, noi abbiamo voluto essere comunque presenti. Per il Consiglio la Russia è una pedina fondamentale dell’Europa. Certo, la nostra sarà una presenza critica, a noi interessa monitorare questo paese per verificare se vengono rispettati gli standard europei rispetto ai diritti civili ed umani, ai protocolli d’intesa. Abbiamo incontrato Sergej Sobianin, il capo dello staff di Dmitri Medvedev: ci ha detto che tutto va bene. Gli altri tre candidati, invece, ci hanno detto che tutto va male. Ghennadi Zjuganov ci ha segnalato lo sbilanciamento dei mass media, con una copertura di Medvedev superiore al 90 per cento. Abbiamo avuto segnalazioni anche sull’uso delle risorse amministrative a scopo elettorale”.

Spiega l’onorevole Andrea Rigoni (Pd), vicepresidente del Consiglio d’Europa. I potenziali avversari di Medvedev, candidature che potevano avere un senso, sono stati letteralmente e in vario modo liquidati per lasciare il posto ad Andrei Bogdanov. Un partito inutile, quello di quest’ultimo, che aveva raccolto alle ultime elezioni meno di centomila voti. Sempre per Rigoni:

La sensazionre è che abbiano avuto paura di un candidato come Kasianov, di uno che in verità non gode né di grande credibilità né di vasta popolarità

L’avversario perfetto, il non avversario. Attualmente lo scopo delle autorità è capire quante persone andranno a votare e quante no. Non sono mancate, quindi, e anzi sono aumentate, pressioni ed intimidazioni, soprattutto nelle infinite, lontane periferie, per costringere l’elettorato a votare.


Tutto tranne che par condicio: Vladimir ha ceduto l’uso dei media a Medvedev, rassicuranto la popolazione che il cambio di poltrona lo vedrà comunque protagonista, che quello è il suo uomo. E anche Medvedev ha aggiunto:

sono completamente d’accordo col nostro presidente Putin che la Russia nel Ventesimo secolo ha esaurito il conto delle rivoluzioni e dei conflitti civili

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