Bersani dichiara battaglia alla Lega. Bossi: “Noi abbiamo i voti”

Il leader del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, sembra stavolta voler assumere una linea più decisa nei confronti del principale alleato di Berlusconi, ovverosia la Lega, alla quale, non molto tempo fa, aveva invece fatto aperture sul federalismo, nella speranza che fosse proprio il partito di Bossi a “staccare la spina” al premier. Accantonata presto questa speranza, vista la fedeltà degli uomini della Lega sia a Berlusconi, sia ai molti ruoli governativi che ricoprono, il Partito Democratico starebbe infatti pensando ad una campagna anti-Lega, come ha spiegato lo stesso Bersani, dichiarando: “Il PD dichiara guerra alla Lega, e ha mille motivi per farlo“. E uno dei motivi principali sarebbe proprio “L’ appoggio del Carrocci0 alle leggi ad personam del miliardario”, nonchè la proposta di creare degli eserciti regionali, sulla quale Bersani è stato netto, minacciando: ” Se Bossi va avanti con questa follia può saltare il tavolo sul federalismo”, federalismo che, ha aggiunto, “lo vogliamo, ma a modo nostro”. E spiega: “Noi siamo pronti a portare a termine il cammino del federalismo, secondo i nostri principi, a prescindere dalla situazione politica e anche in caso di eventuale interruzione della legislatura. Ma chiedamo di resettare il percorso, a cominciare dal federalismo municipale che non sta in piedi”.
Infine, la stoccata più dura: “La Lega non accampi il pretesto che sostiene Berlusconi per fare il federalismo. Non è vero, anche perchè Berlusconi da tutto questo sta fuori”.

Bersani: il premier si dimetta, elezioni. E “tenta” la Lega sul federalismo.

Il segretario del PD Bersani, dopo la richiesta di giudizio immediato per il premier Berlusconi, ritorna  a chiederne le dimissioni e che si vada ad elezioni anticipate: “Noi chiediamo le dimissioni perchè è una situazione insostenibile” ha affermato Bersani, aggiungendo: “Io chiedo le elezioni anticipate. Non ci occupiamo di reati perchè questo è il lavoro della magistratura nè ci occupiamo di peccati perchè di questo se ne occupa la Chiesa. Noi ci occupiamo dell’ Italia e non vogliamo che l’ Italia sia allo sbando”.”Vada a difendersi davanti ai giudici” ha affermato invece Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del PD, aggiungendo: “La giustizia è uguale per tutti. Ma per la dignità sua e del suo paese prima si dimetta: non è bene per l’ Italia che un premier si faccia processare per concussione e prostituzione minorile”. Duro anche il commento di Ignazio Marino, sempre del PD, che ha dichiarato: “Temo che il presidente del Consiglio, che ritengo sia ammalato, e lo dico da medico, non si renda conto della gravità della situazione.”

Governo, mozione di sfiducia da PD e IDV. Il PDL ne farà una a sostegno

Foto: AP/LaPresse

Il Partito Democratico e L’ Italia dei valori hanno presentato una mozione di sfiducia al governo alla Camera, firmata dai due capigruppo Dario Franceschini e Massimo Donadi, della quale ne è stato informato anche il leader dell’ UDC Casini. Franceschini ha anche scritto al presidente della Camera Fini per chiedere la convocazione della conferenza dei capigruppo per la calendarizzazione della mozione. Dal canto suo, il PDL intende presentare una mozione a sostegno del governo, che vorrebbe comunque calendarizzare in maniera da non intralciare l’ approvazione del documento di bilancio e della legge di stabilità.

In precedenza, il capogruppo PDL alla Camera Cicchitto aveva previsto l’ apertura di una verifica parlamentare al termine della sessione di bilancio:”Faremo una verifica parlamentare, al Senato e alla Camera, e lì si vedrà quale sarà l’ orientamento della maggioranza dei deputati e senatori. Se sarà un orientamento favorevole al governo, si andrà avanti. Qualora ci sia un atteggiamento diverso, per noi è chiaro che l’ unico sbocco democraticamente possibile è tornare davanti al popolo sovrano” ha dichiarato. Per Cicchitto, comunque, è importante che prima si approvi la Finanziara, e “il chiarimento vero avverrà dopo l’ approvazione”.

Pd, Franceschini: “Veltroni, che dolore”

Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera, mostra tutta la delusione (politica ma anche personale, visto che assieme hanno condiviso un progetto partitico e una fase, quella dei primi passi del Partito democratico, delicata) accumulata dopo aver assistito alla presa di posizione di Walter Veltroni che ha di fatto invocato una sterzata da parte dei vertici democratici.

Intervenuto in video chat su Repubblica tv, l’ex Segretario dichiara: “E’ stata una vicenda dolorosa sia dal punto di vista politico che da quello personale. Non c’era bisogno di questa cosa adesso, non nego il dibattito perché non siamo un partito identitario, ma se è vero che c’è l’emergenza democratica non è questo il momento di dividersi. Io lavoro per rafforzare Bersani“.

L’obiezione che gli si potrebbe muovere è che in realtà Veltroni non ha alcuna intenzione di dividere e rompere, ma anche di fronte a tale osservazione, Franceschini sa come replicare: “Nel momento in cui raccoglie le firme, si contano quelle più del contenuto del documento  e non basta dire che non si vuol fare una corrente, tutte le correnti sono nate così: fa specie che, nonostante alla Camera sia seduto di fianco a Veltroni, io abbia saputo del documento attraverso la televisione“.

Pd, tutto Veltroni: “Non discuto Bersani ma il partito deve essere altro”

Walter Veltroni torna a disquisire degli equilibri (precari) che interessano il Partito Democratico e coglie l’occasione della video chat con i lettori di repubblica.it per affrontare in maniera trasversale ciascuna delle criticità che insistono in seno al Pd.

Ha parlato del segretario – Pier Luigi Bersani – ma anche dell’opportunità di pensare a una leadership proveniente dall’esterno (come avvenne con Romano Prodi ai tempi – fausti – dell’Ulivo); el lavoro – positivo – di Nichi Vendola e del senso di un documento redatto da Veltroni e dal suo entourage nel quale l’ex segretario chiede il ritorno allo spirito maggioritario.

Allenaze e candidati, sottolinea l’ex primo cittadino della Capitale, vanno fatte solo dopo aver costruito il partito. I punti salienti dell’intervento di Veltroni:

Pd, l’ombra di Veltroni su Bersani

Che la questione delle alleanze dovesse tenere banco nel Pd più della linea programmatica volta a definirne connotati e contenuti, alla minoranza interna al partito non andava bene. Portavoce del malumore era stato nei giorni scorsi Walter Veltroni che, in particolare dopo la notizia che Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero sarebbero stati arruolati nei democratici in cambio (si è vociferato) di un appoggio al segretario nel corso delle prossime primarie che andranno a individuare il candidato Premier da fronteggiare a Berlusconi, aveva invocato una riunione del coordinamento nazionale.

Pd, Renzi: “Fini inaffidabile. Veltroni – D’Alema, basta: si apra a nuovi dirigenti”

Matteo Renzi da Firenze, di cui è primo cittadino dopo aver raccolto le preferenze degli elettori chiamati a indicare il prescelto lo scorso 22 giugno 2009, è una delle nuove leve del Partito Democratico: tra le caratteristiche che gli si riconoscono in maniera condivisa, quella di non avere peli sulla lingua e di trascurare con enorme piacere  i formalismi più inutili. Sa volgere critiche feroci agli avversari ed è anche uno dei più autocritici nei confronti del partito di provenienza.

Riflette, analizza e parla. Dalla sua bocca – in momenti recenti della storia politica – sono arrivate frecciate ai vertici del Pd (“Due mandati e a casa“) e linee programmatiche con le quali dare un’anima al partito. Oggi, in occasione della videochat con i lettori de La Republica, Renzi ha rimarcato – semmai ce ne fosse bisogno – il concetto e messo in allarme chiunque punti su eventuali alleanze con il Presidente della Camera: “Non ci si può fidare di Gianfranco Fini. Chi nel centrosinistra, accecato dall’antiberlusconismo, immagina di fare l’accordo persino con Fini deve sapere che stiamo parlando di un signore che si è accompagnato per anni con Le Pen e Almirante, persone con cui io non voglio avere nulla a che fare. Lo stesso Fini, che ha detto tutto e il contrario di tutto, è stato per 16 anni il cavalier servente del cavaliere primo ministro e ora, improvvisamente e per una vicenda privata, probabilmente hanno litigato. Se fanno un accordo Mattarellum-lodo costituzionale non è che la conferma dell’inaffidabilità di Fini“.

Partito Democratico, arruolati Ferrero e Diliberto?

La voce è un po’ più di una indiscrezione: il Pd, stando alle prime rimostranze avanzate da Walter Veltroni (a cui l’idea piace pochissimo) avrebbe ingaggiato nelle proprie file Paolo Ferrero (segretario di Rifondazione comunista) e Oliviero Diliberto (leader del Partito dei Comunisti italiani).

Alla diffusione della notizia, è accaduto che Veltroni si sia impuntato affinchè venisse convocata la Direzione nazionale: quel che non va giù neppure a Marco Minniti è che tale percorso rischierebbe di minare “le ragioni fondative del partito stesso“.

A monte, la volontà di Pier Luigi Bersani di intessere rapporti con i partiti di sinistra che a suo tempo non riuscirono a superare lo sbarramento necessario al fine di occupare seggi in Parlamento ma il corteggiamento avrebbe quale scopo non quello di aggregare gli stessi in una eventuale alleanza programmatica quanto piuttosto l’intenzione di coinvolgerne parte dei referenti e dare loro l’opportunità di farsi eleggere alla Camera (gli equilibri precari al Senato non consentono di correre rischi affidandosi a chi in passato non sempre ha ricambiato fiducia) con il Pd.

Pd, morte Sarfatti: il cordoglio della politica

Riccardo Sarfatti è deceduto nella notte tra giovedì 9 e venerdi 10 settembre in seguito a un incidente stradale. L’architetto, nonchè esponente del Partito democratico (figura di spicco dell’area limbarda, nel 2005 sfidò alle regionali Roberto Formigoni collezionando una sconfitta assai dignitosa che gli fruttò il 44 per cento delle preferenze) lascia la moglie e i tre figli che hanno saputo della tragedia qualche ora dopo.

Il settantenne stava rincasando dpo aver preso parte alla festa di partito in svolgimento nel capoluogo meneghino: nello specifico, si era recato al Palasharp per ascoltare, in prima fila, l’intervento di Walter Veltroni prima di rientrare.

Mancavano venti minuti alle due quando l’auto di Sarfatti, in località Termezzo, è sbandata sfondando il guard rail e finendo nelle acque del lago di Como che circondano quel tratto viabilistico. Gli attimi immediatamente successivi li hanno raccontati alcuni testimoni, i quali hanno parlato della difficoltà di Sarfatti a uscire dall’abitacolo per l’impossibilità di liberarsi della cintura di sicurezza.

A nulla è valso il tentativo di un giovane di prestare soccorso tuffandosi nel lago: la vettura, infatti, si è inabissata e ha trascinato con sè il politico. Le cause sono tuttora da chiarire: tra le ipotesi, anche quella di un improvviso malore.

Festa Pd, Schifani contestato da grillini e popolo viola – VIDEO

Occorre iniziare a farne abitudine: altra contestazione pubblica a una figura politica (dopo quella a Marcello Dell’Utri e dopo la denuncia di Generazione Italia di una protesta studiata a tavolino dal PdL nei confronti di Gianfranco Fini ), solo che stavolta a sorbirsi insulti e fischi è la seconda carica Istituzionale dello Stato. Renato Schifani, a Torino per partecipare alla festa del Partito Democratico, è stato accolto al grido di “Fuori la Mafia dallo Stato“: a concretizzare la protesta nei confronti del Presidente del Senato non sono di fatto esponenti vicini al partito di Pier Luigi Bersani ma grillini e aderenti al popolo viola.

Schifani era nel bel mezzo di un dibattito al quale partecipava anche Piero Fassino e ha dovuto interrompere il proprio intervento per la caciara crescente. Ha fatto in tempo a rivolgersi ai contestatori per dire loro: “Siete un esempio di antidemocrazia perché volete impedire a due personalità politiche di parlare. Sono onorato di partecipare a questo dibattito e non saranno i vostri fischi a impedirmi di parlare“.

L’imbarazzo in casa Pd – pronto il sostegno di Fassino a Schifani con immediata presa di posizione contro quelli che il militante Pd ha definito squadristi: “Abbiamo letto sui giornali in questi giorni che c’è qualcuno che ha tentato di organizzare squadre di contestatori domani a Fini e li abbiamo definiti ‘squadristi’. E’ lo stesso metodo” – ha messo Rosy Bindi nelle condizioni di tentare un conciliabolo con i contestatori: stando alle indiscrezioni, in un clima di civiltà agli esponenti del popolo viola sono bastate le rassicurazioni dell’ex Ministro della Sanità che ha assicurato: “Noi facciamo le primarie e voi vi impegnate a non far perdere il centrosinistra“.

Pd, Rosy Bindi: “Alleanza elettorale con Futuro e Libertà”. Bocchino frena

Pier Luigi Bersani ha annunciato l’intenzione di riprendere (e attribuirgli obiettivi e linee programmatiche rinnovate) l’esperienza dell’Ulivo, Rosy Bindi mostra di gradire la linea del segretario auspicando una coesione talmente ampia da prevedere anche una convergenza con Gianfranco Fini.

Il Partito Democratico, attraverso le parole del Presidente, apre a Futuro e Libertà senza neppure attendere (o forse anche per questo) le parole che il  Presidente della Camera pronuncerà domenica 5 settembre a Mirabello (in occasione dell’incontro dei gruppi di Fli).

Potrebbe essere l’occasione della rottura definitiva tra il Popolo della Libertà e i finiani: l’ex Ministro della Sanità coglie la palla al balzo e dichiara a Telelombardia: “Se Berlusconi e la Lega dovessero portare il Paese alle terze elezioni in sei anni, allora noi proporremo a Fli un’alleanza per la democrazia. Noi staremo con tutti coloro che sono disponibili a salvare questa Costituzione. Non penso ad ammucchiate: se Berlusconi cerca la prova di forza con il voto anticipato e se ci sarà un attacco alla Costituzione, noi chiederemo a tutti di difendere la Costituzione e la democrazia“.

Livia Turco (Pd): “Berlusconi è cattolico quando gli conviene”

La visita del Colonnello Gheddafi a Roma ha sparigliato i piani della maggioranza di Governo, chiamata a una tregua nel nome della continuità dell’Esecutivo: Silvio Berlusconi ha dovuto spendersi in prima persona per ribadire il feeling tra il leader libico e l’Italia mentre Gheddafi pare avercela messa tutta per suscitare le ire di più di un soggetto, Istuituzionale e non.

Le lezioni di Corano, la spettacolarizzazione (eccessiva?) della sua presenza nella Capitale, la sfilata di centinaia di giovani donne in tacchi alti e gonnella: polemiche trasversali – i finiani, le opposizioni, la Chiesa cattolica, i media – che Livia Turco, esponente del Partito democratico, ha provato a riassumere in una intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano.

Bersani – D’Alema: “Riforma elettorale e voto”

Il Partito Democratico torna a farsi sentire: si riapre dopo le ferie (l’ex segretario Ds le ha passate sulla barca) e Massimo D’Alema si unisce al coro di Pier Luigi Bersani. Per entrambi, personaggi di spicco dell’opposizione, portavoce di una linea che appare sempre più congiunta e parallela, l’obiettivo è quello di arrivare al voto (anticipato, lo pensano tutti e due) dopo aver modificato la legge elettorale.

Utilizzano – sia Bersani che D’Alema – lo stesso organo di stampa per esprimere un parere completo rispetto allo scenario più verosimile: La Repubblica (chat on line per Bersani, intervista a Massimo Giannini sul quotidiano per D’Alema). Settembre regalerà più di un colpo di scena (PdL e Fli, intanto, sembrano ancora i ferri corti rispetto al da farsi circa il processo breve) ma i vertici del Pd sembrano pronti ad affrontare ogni eventualità (sulla falsarga delle parole pronunciate da Rosy Bindi qualche giorno fa: “Non ci spaventa il voto, neppure se fosse con questo sistema elettorale”).

Primarie Pd, il partito con Bersani ma Di Pietro frena: “Prima la coalizione e il programma”

Da un lato l’esposizione ufficiale di Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico, che lancia una nuova coalizione di partiti trasversali nell’ottica di una alleanza democrtica con cui sconfiggere Silvio Berlusconi; dall’altra, il solito guazzabuglio tutto interno per decretare il nuopvo candidato Premier del centro sinistra. Eccole, invocate a gran voce: le primarie. Espressione di alta democrazia in seno al Pd ma pure momento periodico nel quale più di un protagonista della vita di partito coglie l’occasione per contrapporsi in maniera evidente all’altro.

Non solo un dibattito sui contenuti ma – a volte – una vera e propria resa dei conti che implica la formazione di fazioni contraddistinte. Nichi Vendola e Sergio Chiamparino hanno già avanzato la propria candidatura, Bersani è candidato di diritto, essendo stato ultimo vincitore delle primarie e in virtù del ruolo di segretario di partito. Già schierati i sostenitori dei primi due, stanno ora iniziando a rendere pubblica la propria posizione anche i cosiddetti bersaniani.

Piero Fassino lo dichiara apertamente: “Bersani è il candidato del Pd, lo vuole lo schema europeo – che condivido in pieno – secondo cui il candidato è il leader del principale partito della coalizione“: in una intervista a Europa, Fassino ribadisce anche l’importanza strategica di una alleanza che includa la sinistra e l’UdC, “non sarebbe per nulla un’ammucchiata”.