Berlusconi e il Quirinale. Ovvero: la parabola della volpe e l’uva


volpe uva


Una delle più belle, famose, edificanti fiabe del buon Esopo rivive, attuale e forte, ai giorni nostri. Che venga, a monito, per tutti.

Hanno il Quirinale, hanno il Csm, hanno la Corte costituzionale. Perché dovremmo concedere pure la presidenza di una Camera?

Hanno. Loro, i comunisti. Pensare che Silvio Berlusconi aveva passato mesi a parlare e straparlare di una linea bipartisan per la prossima legislatura. Addirittura, gli era scappato di suggerire di assegnare un ramo del Parlamento all’opposizione. Nel mentre parlava di dialogo costante, di riforme. Aveva invitato ad una campagna elettorale dai toni soft, comprensivi.


Ha passato gli ultimi due giorni a fare gaffe, figure barbine, a evacuare fuori dal vasino, parlando e straparlando di cariche istituzionali – e forse non era il caso. Gli italiani, tra due giorni, non avranno cognizione di ciò. E lo voteranno. E partirà l’era di Silvio. Quella vera. Un’era che durerà 20 anni.

E’ che probabilmente gli sono un po’ girate. Chissà. Ha passato gli ultimi giorni a saltare il fosso, lasciando nel fondo tutte le parole sopracitate: soft, dialogo, riforme.


Siamo ripiombati nelle campagne d’Italia 2001 e 2006.

Non ce l’ho con Napolitano ma non può essere che la sinistra abbia il controllo del Paese anche se perde le elezioni

Ossessionato dallla sinistra e dal comunismo, al di là deei tempi che corrono. Napolitano, poi, comunista lo è stato davvero.


Il Colle. Quel colle, quello del Quirinale. Da lassù, un po’ piccati dalle parole del nanerottolo sono.


Un attacco in piena regola: così sono state viste – anche se non ufficialmente, perchè non ci sono stati commenti ufficiali di sorta – le recenti sparate Berlusconiane indirizzate proprio a Napolitano…

Dovesse dimettersi…

Con una considerazione elementare. Amara, si ritiene, per il Quirinale e il suo inquilino, ma elementare. Dopo queste benedette votazioni, ai due toccherà – sicuramente – rapportarsi istituzionalmente e ufficialmente. Uno Premier, l’altro Capo di Stato. Le premesse, così, non sono nè buone nè pacifiche.


Silvio si fa quattro conti, lo sa che al Senato avrà grane. Ora vuole far capire che se otterrà la vittoria a Montecitorio e una maggioranza risicata, persino relativa, a Palazzo Madama, il Colle dovrà comunque fare i conti con lui. Si mette ora le mani avanti. Però chiarisce: il capo dello Stato è

un’ottima persona con cui non ho mai litigato nemmeno per un minuto

Sì, certo. Lo sa perfettamente che, nei limiti di Presidente della Repubblica, Napolitano non può amarlo. E plausibilmente qualcosa farà.


E poi:

Di fronte all’atteggiamento di Veltroni non possiamo rimanere fermi. Non possiamo accettare che ci dia lezioni con quella lettera, che mi attacca sul piano personale

Ecco allora la scelta di salutare i toni soft.

Non era quello che avevamo concordato un po’ di tempo fa

Avevate concordato? Ma – si azzarda – concordia a parte, lo zuccherino l’ha lasciato per la via proprio Silvio. A partire da quel programma che nega di aver stracciato.

Sono stato frainteso

Questa sinistra è stata una delusione. Ci ha dimostrato che non è cambiata

Questo era Bonaiuti, ma insomma è lo stesso. Vai avanti tu, che a me vien da ridere. Silvio è cambiato?


L’ultima ossessione? Proprio quella del Quirinale.

Mai pensato a fare il Capo di Stato, non mi interessa

Come la volpe. Con l’uva.


2 commenti su “Berlusconi e il Quirinale. Ovvero: la parabola della volpe e l’uva”

  1. Questo signore vede complotti da per tutto, quadro clinico: megalomania con paranoia…ci siamo! speriamo non venga rieletto, cosi da evitare che l’italia precipiti nel baratro mentale

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