Out of order

lavoro
Tempi magri per l’immagine dell’Italia nel mondo e nei confronti di se stessa. Tra le tante, quella più drammatica è l’immagine tutta italiana delle morti sul lavoro.
Beninteso, e banalmente, in questa faccenda il problema non è certo la figuraccia all’esterno e all’interno. Ma comparare le cifre italiane a quelle estere dà, ulteriormente, la cifra di uno sfacelo. Il numero degli infortunati, è in calo, ma resta improponibile. elevato. Tra il 1995 e il 2004 gli incidenti si sono ridotti del 25,49%. Ma siamo ancora lontani dal trend europeo, che invece si assesta a quasi il 30%. Quindi, a conti fatti, l’Italia, in Europa, è tristemente prima per il numero di morti bianche che si verificano.
A riportare l’attenzione su una tematica che così tragicamente ha chiuso il 2007 – vedi Thyssenkrupp – ci pensa il Secondo Rapporto dell’Anmil sulla tutela delle vittime del lavoro. Documento che definisce il fenomeno, senza mezzi termini, Effetto perverso profondamente innervato nel modo di produzione. Un effetto cui vengono opposti ancora scarsi e inefficaci interventi di controllo e prevenzione.

Marini rinuncia. Anche agli spiragli

spiraglio
Più che spiragli, alla fine si sono rivelati veri e propri spifferi. Signori spifferi di sinistro aspetto. Marini non ha perso altro inutile tempo. Si è presentato da chi di dovere – il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – e a occhio e croce gli ha riportato che insomma, si capiva, era chiaro, non ci sta proprio niente da fare.
Tradotto in linguaggio istituzionale e politicamente divulgabile, ecco il report del Presidente del Senato: E’ diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale vigente. Non ho però riscontrato l’esistenza di una maggioranza su una precisa ipotesi di riforma. Per questo ho rimesso nelle mani del presidente della Repubblica il mandato che mi era stato affidato. Ufficiale, chiara, affatto ambigua, forse un po’ amara chiusura del mandato esplorativo.
Nulla di fatto, insomma. Oggi si è concluso, ingloriosamente, l’ultimo giro di consultazioni, quello decisivo.

L’uomo di Arcore ha detto no

Silvio Berlusconi
Non che sia un gran colpo di scena, a dirla tutta. Le consultazioni sono andate come da programma. Attendiamo solo tutti che il buon Marini salga al Quirinale a dire Ah Napolità, te l’avevo detto io….
L’uomo di Arcore non ha mai avuto le idde così chiare, probabilmente. Dialogo sì, ma dopo le elezioni. Una pacca sulla spalla a questi avversari politici ormai disperati, si direbbe. Dopo la caduta del governo Prodi, per Silvio continuano ad esserci solo le elezioni. In realtà c’erano anche prima. Il leader di Forza Italia, si sa, è un ottimista di natura: Non è una tragedia, né un salto nel buio. Questo il suo efficace sunto dopo l’incontro odierno con Franco Marini, in cui ha ribadito la sua posizione immutata.
A non essere d’accordo, ma anche questo è l’esatto contrario del concetto di colpo di scena, è il Partito Democratico. L’Italia che produce non vuole precipitare verso le elezioni, visto il rischio di ingovernabilità e instabilità, ma preferisce una nuova legge elettorale per avere governi capaci di governare. Parola di Walter Veltroni, che giura di avere anche la ricetta vincente. Quale? Un esecutivo a scadenza, col timer, tanto per capirsi, che in tre mesi riscriva le regole del gioco. In caso contrario sarebbe un’altra occasione mancata.

I due Presidenti

Castro
E’ il giorno della verità, o quasi. Oggi all’attacco i grandi partiti, ricevuti alla Corte di Marini per brancolare tra gli spiragli. Verranno ricevuti Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi (ha confermato, nonostante il lutto) e Walter Veltroni. Nel pomeriggio sarà la volta dei tre ex presidenti Cossiga, Scalfaro e Ciampi. E poi stop. Pace, fine. Tra stasera e domani mattina Franco Marini dovrà salire al Quirinale.
L’esito delle consultazioni dello spiraglio è quasi certamente senza spiraglio. Il centrodestra non si è schiodato dalle sue posizioni. Il no è rimasto no. Il governo per fare la riforma elettorale non s’ha da fare e a Marini non resta molto probabilmente che desistere. Non ci sarebbero le condizioni per continuare.
A decidere, però, nel centrodestra, che gli alleati lo ammettano e vogliano o meno, è il Silvio. E Marini lo vuole ascoltare assai attentamente. Anche perchè, e non se ne capisce in realtà la recondita ragione, Marini pare ancora ottimista.

Scommettiamo che… vince Obama?

Vista la pochezza del palinsesto televisivo RAI, scusate lo sfogo ma dopo essere rimasto a casa un sabato sera per alcuni problemi personali mi sono ritrovato a guardare I MIGLIORI ANNI e la carrellata di “mummie”, si potrebbe finalmente riportare in auge un vecchio programma che da tempo non c’è più SCOMMETTIAMO CHE…

E magari farne una bella puntata speciale dove si parli di politica e di SuperTuesday, ovvero il famoso super martedì che sta accompagnando i cittadini americani aventi voto, verso la scelta dei due candidati che concorreranno definitivamente verso la Casa Bianca.

Obama e Clinton da una parte, McCain e Romney dall’altra. Democratici contro Repubblicani. La novità (un candidato di colore e una donna) contro il classico (due candidati bianchi). Insomma in qualsiasi modo la si voglia guardare queste elezioni americane stanno raccogliendo interesse. E non solo sul territorio nazionale ma anche in campo internazionale.

Marini e gli spiragli

Marini
Non si capisce se a muoverlo sia la disperazione oppure una consapevolezza atavica. Concluse le odierne consultazioni, Franco Marini si pronuncia. E parla della presenza di uno spiraglio ancora aperto per la formazione del nuovo governo. Dove? Come? Quando?
Sembra sereno. Naturale, se fosse chiuso starei in vacanza, invece devo lavorare fino a lunedì. Il ragionamento non fa, in effetti, una piega. Io passerò il week-end a riflettere, voi a divertirvi. Gli elementi per la valutazione conclusiva li darò lunedì. Queste le parole del Presidente del Senato ai giornalisti.
Il bilancio della giornata vede tutti gli interlocutori che hanno concordato all’unanimità sulla necessità di un cambiamento della legge elettorale. Almeno quello.

La Crisi, di Franco Marini. Non è La Cura, di Franco Battiato

Battiato
Franco – e non si tratta di Battiato, evidentemente – continua a ripetere che Uno spiraglio c’è. Uno spiraglio che è un pertugio strettissimo, ma per il quale vale la pena, si vede, di provarci. Ieri la seconda giornata di consultazioni.
Una giornata importante, nella quale, soprattutto, Franco Marini ha parlato direttamente a Forza Italia. Un appello vero e proprio, from presidente del Senato 2 Cavaliere.
Marini, infatti, acqua alla gola e marasma mentale, ha esplicitamente chiesto all’uomodi Arcore di ascoltare la società.

Napolitano in pausa di riflessione

pausa
A questo punto, avrà una poderosa emicrania. Sarà confuso, stonato, e soprattutto senza la minima, lontana idea del dafarsi. Dieci anni sono passati in pochi giorni. Si ripete una considerazione sciocca: avesse ancora un numero idoneo di capelli, saprebbe dove mettere le mani.
Giorgio Napolitano, Capo di Stato di fronte a Governo caduto, ha preso tutti gli appunti possibili e immaginabili. Ha dichiarato, stanco, che farà un riscontro nei suoi appunti e poi farà sapere dopo una pausa di riflessione, com’è nella tradizione e come io sento il bisogno di fare.
Un giorno, due? In realtà la decisione dovrebbe già arrivare questa sera. 4 giorni di consultazioni e 19 colloqui con altrettanti gruppi politici: l’unica cosa che a questo punto il Presidente della Repubblica può commentare, è il trovarsi di fronte ad una situazione molto frammentata e complessa.

Bush e l’economia, il binomio difficile

Bush
George W. Bush ha parlato. Di guerra e di economia. Ha parlato per l’ultima volta, ha tenuto il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione.
E, in verità, sembrava stanco. Enfasi, poca. Promesse, rare. La parabola è al termine, per il Presidente degli Stati Uniti d’America, e si vede.
Dalle emergenze e dagli hot topics non può scappare. Però che fatica. Ha parlato della crisi dell’economia e dell’immancabile questione Iraq.

Usa: Anche il Nobel sta con Obama

I consensi nei confronti di Barak Obama, sembrano crescere sempre più con il passare del tempo tanto che ormai è praticamente impossibile che passi un giorno senza un commento favorevole verso il candidato “coloured” per le presidenziali.

Prima furono i Kennedy a decidere di appoggiare con la loro nomea la candidatura di Obama e quindi oggi è Toni Morrison, premio Nobel per la letteratura nel 1998. La presa di posizione da parte della Morrison è molto più importante di quanto in realtà potrebbe pensare se consideriamo che nel suo recente passato arrivò a definire Bill Clinton:

Il Primo presidente nero nella storia d’America

Germania: Il duro schiaffo dell’Assia

E’ tempo di elezioni regionali in Germania con il voto in Bassa Sassonia e in Assia, due dei piu grandi “lander” dell’Allemania (in tedesco il lander è appunto la regione). Un voto che arriva giusto a metà della legislatura di Angela Merkel è la sua grande coalizione che tanto ha fatto parlare un paio di anni fa, giusto giusto mentre in Italia si polemizzava su chi avesse realmente le elezioni dopo un clamoroso 50 a 50.

La Bassa Sassonia è, geograficamente parlando, la regione di Hannover. Qui la CDU, il partito cristiano-democratico di Angela Merkel, ha visto confermati i risultati ottenuti in precedenza nella regione. Il presidente uscente Christian Wulff, potrà continuare a governare come già in precedenza seppur la percentuale di preferenze siano scese, nell’arco di 5 anni, dal 48 al 42%. Punti persi, e molti anche da parte del SPD, il partito socialdemocratico, che ha visto ottenere il suo peggior risultato di sempre in Bassa Sassonia.

L’Assia invece riporta un risultato completamente opposto a quello ottenuto nella regione di Hannover. Infatti nel lander di Francoforte il partito della Merkel, nonché quello del governatore uscente della regione Roland Koch, ha visto perdere 12 punti di preferenza rispetto al 2003 vedendosi superato dal SPD.

Napolitano e la grossa gatta da pelare

Gatta
Napolitano ci prova, ma la gatta è grossa e ardua a pelarsi. Avesse ancora un numero idoneo di capelli, le mani sarebbero lì. Le consultazioni al Quirinale, in corso da ieri, proseguono, per trovare una soluzione alla crisi di governo.
Il Presidente della Repubblica ha cominciato in modo soft, se vogliamo: ha incontrato tutti i piccoli partiti di maggioranza e opposizione. La sua è una strada in salita. Difficile.
Al termine delle consultazioni di oggi ha affermato, serafico stanco e probabilmente con il buio più totale sul da farsi – che avrebbe chiunque, al suo posto: Per ora è impossibile fare anticipazioni.

Grecia e Turchia: Finalmente Amici!

Tra le tante notizie tristi, che sembrano quasi tante e tante e tante repliche, fa piacere poter leggere che il mondo non va sempre poi così male come viene disegnato. In fondo sappiamo tutti benissimo quanto di argomenti positivi ce ne siano, ma anche quanto questi, sotto i nostri occhi sempre un po polemici, passino per lo più inosservati.

Eppure questo evento non può essere invisibile. Non può esserlo perchè rappresenta un ricongiungimento dopo 50 anni di attriti, di silenzi e di problematiche di vario tipo.

Serbia: Europa, Addio?

In un epoca come la nostra dove tutti sembrano aver voglia di “globalizzarsi” in qualche cosa di più grande, si veda ad esempio gli stati europei con la UE oppure anche solo i partiti italiani con la possibile riforma elettorale, la situazione della Serbia sembra davvero troppo antitetica.

Giorni di elezioni presidenziali in Serbia quelli appena passati e quindi giorni di spogli ci aspettano, sperando di non incorrere in un nuovo broglio elettorale stile kenyota. Sette i possibili candidati, ma solo due si presenteranno al ballottaggio ad inizio febbraio. I loro nomi sono già stati scritti.

Il primo è Tomislav Nikolic. Con i suoi 38,26% delle preferenze si è aggiudicato il primo turno delle elezioni. Leader del partito radicale Serbo (SRS), Nikolic è un leader ultra-nazionalista. La sua eventuale vittoria al ballottaggio porterebbe il paese a richiudersi su stesso, allontanando l’eventuale integrazione europea.