Bush e l’economia, il binomio difficile


Bush


George W. Bush ha parlato. Di guerra e di economia. Ha parlato per l’ultima volta, ha tenuto il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione.


E, in verità, sembrava stanco. Enfasi, poca. Promesse, rare. La parabola è al termine, per il Presidente degli Stati Uniti d’America, e si vede.


Dalle emergenze e dagli hot topics non può scappare. Però che fatica. Ha parlato della crisi dell’economia e dell’immancabile questione Iraq.

In Afghanistan, Iraq, Libano e in altri luoghi dove l’avanzata della libertà è ostacolata da terroristi ed estremisti, assicura Bush, ci pensano gli Stati Uniti, che insieme ai loro alleati stanno spargendo la speranza della libertà. E poi il Presidente è preoccupato. Per la questione del rallentamento dell’economia, e l’evidente periodo di incertezza – per usare un eufemismo politico, che sta attraversando.


L’attenzione degli Stati Uniti e della sua popolazione non è più rivolta a lui da un pezzo. E’ monopolizzata piuttosto dalla campagna elettorale per la sua successione, con i candidati democratici Hillary Clinton e Barack Obama in aula – quest’ultimo seduto accanto a Ted Kennedy. A Bush, comunque, il discorso tocca, quindi ha affrontato il tema che più scotta agli americani: la situazione dell’economia.


Guai ad usare la parola recessione. Piuttosto, bisognerà pur ammettere che l’economia americana sta attraversando un periodo di incertezza. Nelle conversazioni delle famiglie, in tutto il paese, c’è preoccupazione sul nostro futuro economico. Tutti possiamo vedere che la crescita sta rallentando. In Italia, Bush soffrirebbe di continue crisi isteriche. Il Presidente ha comunque invitato il Congresso ad approvare più rapidamente possibile il pacchetto di stimolo per 150 miliardi di dollari. Un provvedimento che si basa su agevolazioni fiscali e su incentivi alle imprese, approvato dalla Camera ma che rischia di non passare al Senato.


In più, il Presidente si è accorto del fatto che, nell’ambito della questione energia, c’è la necessità, per gli Usa, di limitare la dipendenza dal greggio. La nostra sicurezza, la nostra prosperità, il nostro ambiente richiedono una riduzione della nostra dipendenza dal petrolio. La sua proposta è quella di realizzare un fondo di due miliardi di dollari da impiegare nel campo delle ricerche sulla energia pulita. Bush l’ecologista, insomma.


Non dimenticando la politica estera, il Presidente ha detto: I nostri nemici sono stati colpiti duramente. Al Qaeda è in rotta. Non si direbbe, ma se lo dice il Presidente. Anche se ci vorrà ancora del tempo. Ah, ecco.


Su Israele e Palestina: E’ giunto il momento per una Terra Santa dove un Israele democratica ed una Palestina democratica vivono fianco a fianco in pace.


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