A volte ritornano: Bossi Ministro delle Riforme

Bossi

E’ andata come doveva andare. Io alle Riforme, Maroni all’Interno e Calderoli vicepremier

Ieri, il Nostro era trionfante. Un pomposo e signorile incontro in quel di Arcore (chissà com’è, l’interno della Villa) con il Nostro, l’altro, il Premier in pectore, Silvio Berlusconi.

Non mancavano: Giulio Tremonti e Sandro Bondi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Il parto delle nuvole pesanti ha dato il seguente prodotto (ma il risultato non cambia, no): Bossi alle Riforme, Calderoli Vice Presidente del Consiglio. Luca Zaia, già vicepresidente leghista del Veneto, Politiche agricole.

E’ una squadra di governo che nasce sulla base di un programma, non sulla spartizione di poltrone. Le persone giuste al posto giusto indipendentemente dalla provenienza

Parola di Calderoli. Quasi commoventi.

Requiem per la Sinistra Arcobaleno

arcobaleno
La Sinistra L’Arcobaleno (ignota, ai più, la ragione di quegli assurdi articoli nel nome di battaglia) è morta. Viva Rifondazione. La Sinistra L’Arcobaleno è durata, sì e no, un mese e mezzo, prima di passare a miglior vita. Un’esistenza breve, ma in qualche modo storica: passerà alle cronache future come la lista, il simbolo, l’idea, il progetto politico che ha catapultato fuori dal Parlamento Italiano la sinistra.
Il grande assente è Faustino. Fausto Bertinotti. Un uomo, una storia, e ben controversa, per alcuni. Alle elezioni primarie del 16 ottobre 2005 per la scelta del candidato premier della coalizione dell’Ulivo alle elezioni politiche del 2006, vinse Prodi, ma Bertinotti arrivò secondo, con la bellezza di ben 631.592 voti, cioè il 14,7% dei consensi. Una campagna elettorale diversa, tra le prime, in Italia, interattive. Era basata sullo slogan Voglio…. Attraverso internet o post-it i cittadini potevano completare lo slogan. Mettendo il complemento oggetto. Cosa volevano dal centrosinistra.
Bertinotti ha abbandonato così.

La mia vicenda di direzione politica termina qui, purtroppo con una sconfitta […] Lascio ruoli di direzione, farò il militante. Un atto di onestà intellettuale impone di riconoscere questa sconfitta come netta, dalle proporzioni impreviste che la rendono anche più ampia

Veltroni e la sconfitta

A Sinistra non parlano di sconfitta. Boselli ha parlato di

cedimento strutturale della sinistra italiana

Dando poi la colpa dei risultato socialista a Veltroni.

E’ che negli ambienti, la parola sconfitta è un tantinello dura da pronunciare. Massimo Giannini, su la Repubblica, il 18-04-2008 ha intervistato Uolter.

Segretario, in questo amaro day-after elettorale c´è una parola chiave che lei non ha ancora pronunciato

Chi ha paura di Beppe Grillo?

Due anni di fatiche. E un prodotto finale, un gioiellino. Il V-Day del 25 aprile a Torino, è, praticamente arrivato. Ed ecco che esce, per le edizioni Selene, il primo libro-saggio crossmediale su quello che è stato un comico genovese, e che ora è il fenomeno – politico, parapolitico – per alcuni inquietante, per altri esaltante.
Il libro porta la firma di Federica De Maria, Edoardo Fleischner ed Emilio Targia. I tre sono stati alle calcagna del Grillo per più di due anni. Storia di una blogstar e di come è andata.
Chi è Beppe Grillo?

Io voglio fare il comico! Io non posso essere quello che venite a sentire, la Bocca della Verità, non ce la faccio, non è nei miei toni, non è nella mia personalità!

Prodi: io non c’entro

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In questi ultimi due anni gliene abbiamo dette di tutti i colori. Non che nei precedenti dieci ci fossimo risparmiati, però dalla sua ultima ascesa a Palazzo Chigi l’Italia con quest’uomo è stata a tratti crudele. Tra un Mortadella e un Prodino, gli italiani si sono potuti sbizzarrire al tiro al piccione senza che mai nessuno prendesse sue difese.
Capisco la responsabilità che sta in capo a chi governa, ma davvero si è esagerato. E Prodi ha detto basta.
All’indomani della disfatta elettorale – ma la lettera a Veltroni risale a domenica, prima che si conoscesse l’esito e l’entità della sconfitta – l’ex premier passa la mano. I maligni hanno commentato che lo avrebbe dovuto fare prima.

Ho preso una decisione molto chiara, molto semplice, molto ferma e molto coerente: non mi sono presentato alle elezioni perchè ritenevo e ritengo sia necessaria una nuova leva, un nuovo gruppo dirigente per portare avanti la crescita ed il rafforzamento del Pd

La nuova leva. La crescita del PD. Alla luce del risultato elettorale direi anche un ripensamento. Sì perchè la sensazione è che se cambiamento repentino c’è stato all’interno del parlamento – con il brusco assestamento a 4/5 partiti rappresentati – come minimo ancora non è stato completato. Sembra quasi che il rompete le righe in cui si era dissolto il bipolarismo “rametto o bandierina” avesse il solo scopo di fare capire ai nanetti che è impossibile per loro andare da soli.

Berlusconi-Bossi, come andrà a finire?

bossi berlusconi

Ci saranno misure impopolari

Che, insomma, si pone sulla falsariga dell’altrettanto simpatico Verranno tempi duri. Non gli si potrà certo dire che non ci aveva avvisato… Silvio Berlusconi, al termine del vertice con i leader di Pdl, Lega e Mpa a Palazzo Grazioli parlò così.

Silvio è forte. Molto forte. Ha una maggioranza schiacciante, su ambo i Rami del Parlamento. I nuovi miracoli li può tenere lì, come una promessa non necessariamente da mantenere. E di nuovo si potrà ricordare che, anche in campagna elettorale, lui l’aveva detto.

riforme necessarie che avranno anche contenuti di impopolarità

Quindi zacchete sui

privilegi e dalle spese nella pubblica amministrazione

E la Lega. La Lega e la sua grande forza, donatale dal popolo sovrano.

E il Messia (Berlusconi) disse: Verranno tempi duri

Pensare che l’attacco del video è meglio dei Radiohead nel loro periodo migliore. Avevo visto una vignetta, in questi giorni. Di Altan.

Berlusconi dice che verranno tempi duri

Risposta

E se lo dice lui…

Verranno tempi duri, ci ripete anche oggi. Sono già tempi duri. E il Messia mette le mani avanti.

Alcune considerazioni sulla terza Repubblica

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Il risultato del voto politico di domenica e lunedì non ha semplicemente, come segnalato da più parti, sancito il ritorno al potere dell’immarcescibile Cavaliere. L’esito del voto ha scatenato un vero e proprio cataclisma politico.
Innanzitutto ha segnato il definitivo superamento della II Repubblica e del suo bipolarismo di cartapesta, inaugurato quindici anni fa e raramente dimostratosi all’altezza della situazione. Una situazione anomala, a cui si era tentato di rimediare con il referendum maggioritario del ’93, per ridurre la frammentazione di partiti, e che ha invece prodotto l’effetto contrario, trasformando le due coalizioni in veri e propri cartelli elettorali.
Contenitori di consenso incapaci di trovare una sintesi programmatica al loro interno, incapaci di fare “reggere” i governi degli ultimi anni, incapaci di rispondere alle esigenze dell’elettorato che li ha sistematicamente bocciati. In una parola, incapaci.

Lega sitter? Ecco il Berlusconi III

berlusconi
Come Napoleone. Il Berlusconi III è arrivato. Da subito, è proprio lui.

Mamma quanta gente, sembra quasi che abbiamo vinto le elezioni…

In ritardo, il Berlusconi III si scusa:

Ma sapete com’è, da stamani non faccio che ricevere gradite telefonate dai massimi leader europei e internazionali

L’hanno chiamato in tanti. Willfred Martens, leader del Ppe. Hans Gert Poettering, (nome da Pollyanna, invece no), il Presidente del Parlamento Europeo. E lui, il belloccio, il marito di Carlà Brunì. Pardon, Sarkozy. Poi il Re, Juan Carlos. Gordon Brown. Angela Merkel. E gli amici, dove li mettete gli amici:

e poi ovviamente Bush e Putin che giovedì sera sarà qui a cena

Torna il Pentapartito. E la Sinistra è extraparlamentare

Pentapartito è l’espressione usata per definire la coalizione di governo in Italia dal 1980 fino al 1992: il governo si sosteneva mediante l’appoggio di cinque partiti politici: la DC, il PSI, il PSDI, il PRI e il PLI. L’attuale quadro delle forze politiche, uscito dallo spoglio impetoso delle schede di Camera e Senato, un parallelismo con quei tempi lontani ce l’ha.
Le cinque forze si chiamano Forza Italia-Alleanza Nazionale (ormai le differenze sfumano), Lega Nord, Pd, Italia dei Valori e Udc. Fausto Bertinotti sembrava disperato, poi ha assunto un aspetto più dignitoso. Ma la realtà è una e una sola. La Sinistra L’Arcobaleno è fuori. Il quadro, Lega a parte – ma la Lega parla alla pancia, non ad altro. Alla pancia del Nord – è quello di un grande, enorme centro. Il voto utile, quel che l’è, ha stravinto. Un po’, in fondo, è strano.

Ho telefonato al leader del Pdl, Silvio Berlusconi, e gli ho fatto gli auguri, come usa nelle democrazie occidentali

Mai caduto in contraddizione nel non nominarlo – orticaria spontanea, chissà – ora non può che saltare agli occhi, anzi, alle orecchie: lo evoca, nome e cognome, per la prima volta. Perchè, con una coerenza intoccata, per tutta la campagna elettorale, deliberatamente, quel nome non l’ha pronunciato.

Primarie USA: Obama il post-comunista

Se nel nostro bel paese le elezioni sono ufficialmente concluse ed hanno visto vincente il lato “basso” della politica italiana (basso proprio in altezza, e non so se ci capiamo), negli Stati Uniti la lotta è ancora accesa e per Obama sembrano aprirsi scenari che potrebbero compromettere sempre più la sua candidatura.

Quale potrebbe essere la peggior piaga per un candidato nel paese più potente del mondo è semplice: essere accusato di essere degli altri, di essere di quelli “contro”, insomma di essere un comunista. Poi soprattutto vedendo anche i risultati ottenuti in Italia dai seguaci di Marx in questo momento, spero per Obama che questo scenario si chiuda il più presto possibile.

Se poi queste parole escono dalla bocca del senatore Joe Libermann, che conosce Barack Obama da molto tempo, allora c’è veramente molto di cui preoccuparsi.

La terza giovinezza di Re Silvio

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Già dagli exit poll del primissimo pomeriggio – poi rivelatisi a dir poco generosi nei confronti del neonato piddì – due erano i dati che poi, confermati dallo spoglio effettivo dei voti, davano la dimensione del cataclisma elettorale abbattutosi sul paese.
E non mi riferisco al SI’ – pur chiaro – espresso dagli elettori nei confronti del Cavaliere. Non mi riferisco, ancora, all’incredibile exploit della Lega lombarda, che ha dimostrato di avercelo ancora durissimo nonostante l’età e gli acciacchi. Penso ai comunisti.

Berlusconi, le cosmicomiche. In diretta dall’estero

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Oggi sabato di silenzio elettorale. Perchè domani, domenica del Signore e di votazioni, la parola passerà al Popolo Sovrano. Impossibile dire con certezza cosa deciderà di farne, di questa preziosa parola. Paura, sussurri e grida serpeggiano.
Nel mentre, strascichi di vita di campagna elettorale che fu, continuano per sollazzarci in questo sabato italiano. Follie varie, come di consueto. Un esempio: il caso Pupone. Totti arriva fino a Londra. E’ dal Regno Unito che arrivano, oggi, in un giorno di silenzio necessario, le critiche. E la critiche dall’esterno arrivano in direzione Silvio Berlusconi. Critica pesante che arriva dalle pagine del Times.

Con la vittoria alla sua portata alle elezioni di domani, Berlusconi ha commesso un errore potenzialmente disastroso attaccando Francesco Totti durante il comizio al Colosseo

Elezioni 2008: che barba che noia che noia che barba

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Lega Nord e Lega Sud. Due poli geografici, ma la stessa vocazione alle armi. E’ che… Ve la si può dire in tutta onestà? Questa campagna elettorale sta mietendo molte vittime. L’astensionismo della gente, e l’astensionismo degli addetti ai lavori. I giornalisti. Non ne avranno – ci si domanda e dice – tutti le scatole piene? Informazione è creazione e ricerca di notizie. In base a contenuti, presunti ed effettivi.
Come si fa se i suddetti contenuti non esistono? Inventare non è di questo mestiere.
Quali sono i contenuti di qesta campagna elettorale? Onestamente. Un Walter Veltroni che scrocca il pranzo nelle famiglie del Belpaese, esplorando genialmente la cucina dello Stivale dalle Alpi al Tavoliere delle Puglie? Oppure un Sivio Berlusconi che rispolvera – ma come gli sarà venuto in mente – come botta di spessore della campagna elettorale – il Ponte sullo Stretto di Messina? Voglio dire, il primo progetto dello stesso risale al 1966. 42 anni fa. Dico: 1966. E santo cielo, non c’era niente di più innovativo? E santo cielo (ancora), se in 42 anni non siamo stati in grado di realizzarlo – senza entrare nel merito della giustizia o meno del progetto e della sua futura (?) realizzazione – ma non è assai più dignitoso tacere ed eventualmente agire nella discrezione? E’ vero, è faccenda complessa: Comporterebbe la collocazione dei piloni in una zona sismica, con una lunghezza della campata molto maggiore rispetto al più grande ponte mai realizzato. Perchè tirare fuori una tematica elettorale innovativa quanto un Mammut?