C’era una volta Francesco Rutelli

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ANSA – Roma, 29 ago 1981 – Manifestazione antimilitarista: arrestato Rutelli – Il segretario del partito radicale Francesco Rutelli è stato arrestato e accusato di violazione dell’ art. 266 del codice penale: ”istigazione dei militari alla disubbidienza e alla diserzione” con l’ aggravante che il fatto è stato commesso pubblicamente ed a mezzo stampa. L’ ordine di cattura contro di lui è stato firmato dal sostituto Procuratore della Repubblica dott. Alfonso De Paolis. Rutelli è stato condotto ammanettato al carcere di Latina. Il manifesto consegnato ai militari (scritto su carta intestata del partito radicale e firmato dal segretario nazionale), è stato sequestrato. Quando si è autoconsegnato al funzionario di polizia, Rutelli era accompagnato dall’ avv. Giandomenico. La sua permanenza in questura è durata due ore. Il dott. De Paolis ha rinviato l’ interrogatorio di Rutelli a lunedì, in quanto il segretario del pr ha nominato suo difensore l’ avv. De Cataldo.

Alitalia, un prestito per la vita

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300 milioni di euro. 300 signorissimi milioni di euro. Prestito? Sì, e che prestito. Alla fine eccolo qui il prestito ponte, per tentare di mantenere in vita la comatosa ed agonizzante Alitalia, fino alla sperata vendita della compagnia. Lo ha varato ieri in serata, con tanto di apposito decreto, il Consiglio dei Ministri, ultimo atto decisivo di un esecutivo, all’ombra e sulla spinta del succssivo, all’indomani del fallimento definitivo della trattativa con Air France-KLM.
Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, hanno definito la faccenda inevitabile. Ma hanno anche precisato che, nella faccenda, il principale ispiratore è Silviuccio. E’ sotto gli occhi di tutti.

E’ stato Berlusconi a volerlo così sostanzioso

Ci ha tenuto a precisarlo, il declinante Romano. Loro avevano previsto 100, Silvio ne ha chiesti 300. E 300 sia. Ha vinto-stravinto le eleziopni, no?

Primarie USA: Volata in Pennsylvania

Siamo a pochissime ore dal Pennsylvania day. Un giorno importante per la fazione democratica, perchè da qui alle prossime 11 tappe il candidato democratico inizierà a prendere forma.

Dietro alla rabbia dei grandi capi democratici, che vedono in questa battaglia all’ultimo sangue tra Obama e Clinton come un piacere regalato ai repubblicani, si nota una strenua lotta tra i due candidati.

Sul lato degli spettatori, in questo caso, interessati c’è John McCain. Un McCain che è passato alle cronache in questi giorni per un gesto, dispregiativo, nei confronti di un delegato repubblicano dell’Iowa. Insomma il buon John non sa proprio più cosa fare, per ammazzare il tempo mentre aspetta che i due “bambini” smettano di litigare.

Primarie USA: L’arma segreta di Obama

Siamo giunti ormai nel 2008. L’evoluzione tecnologica e tutto quello che ne comporta hanno condotto la società ad un’evoluzione che nella mente di molti, difficilmente si sarebbe potuta realizzare. Quanti, anche solo 20 anni fa, avrebbero pensato che il volantinaggio si sarebbe evoluto a tal punto da arrivare fino alla nostra posta elettronica?

La tecnologia e l’innovamento che essa ha portato, ma soprattutto la presenza, quasi assillante dei media nella vita di tutti i giorni, hanno reso la multimedialità il concetto di base della nostra società civile, e probabilmente futura.

Così nel paese più economicamente forte di tutto il nostro pianeta, ovviamente gli Stati Uniti, non potevamo aspettarci altro se non una primaria assolutamente dipendente ai media. Nel bene e nel male avrebbero fatto la differenza.

Veltroni e la sconfitta

A Sinistra non parlano di sconfitta. Boselli ha parlato di

cedimento strutturale della sinistra italiana

Dando poi la colpa dei risultato socialista a Veltroni.

E’ che negli ambienti, la parola sconfitta è un tantinello dura da pronunciare. Massimo Giannini, su la Repubblica, il 18-04-2008 ha intervistato Uolter.

Segretario, in questo amaro day-after elettorale c´è una parola chiave che lei non ha ancora pronunciato

Primarie USA: L’amore ai tempi delle…elezioni

Nella mia ancora giovane vita, non ho mai avuto modo di vivere da protagonista una campagna elettorale. Questo desiderio rimarrà tale finche, un giorno, non deciderò di scendere attivamente in politica, cosa che mi piacerebbe fare in futuro e chissà che poi un giorno non ci vedremo tutti quanti in parlamento.

Non era di certo un picchetto elettorale quello che volevo proporvi. Provate voi ad immedesimarvi in un qualsiasi candidato alle primarie USA. Migliaia di chilometri ogni giorno da percorrere, avendo sempre la propria famiglia accanto anche nei momenti difficili. Ma come potete immaginare i candidati non si spostano da soli, ma insieme a tutto il loro team.

Ogni gruppo di lavoro è composto da elementi chiave. Ogni componente di questa squadra è adibito ad un particolare ruolo del quale poi è direttamente responsabile e, in caso di insoddisfazione da parte del candidato, può anche vedere compromessa la propria posizione.

Prodi: io non c’entro

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In questi ultimi due anni gliene abbiamo dette di tutti i colori. Non che nei precedenti dieci ci fossimo risparmiati, però dalla sua ultima ascesa a Palazzo Chigi l’Italia con quest’uomo è stata a tratti crudele. Tra un Mortadella e un Prodino, gli italiani si sono potuti sbizzarrire al tiro al piccione senza che mai nessuno prendesse sue difese.
Capisco la responsabilità che sta in capo a chi governa, ma davvero si è esagerato. E Prodi ha detto basta.
All’indomani della disfatta elettorale – ma la lettera a Veltroni risale a domenica, prima che si conoscesse l’esito e l’entità della sconfitta – l’ex premier passa la mano. I maligni hanno commentato che lo avrebbe dovuto fare prima.

Ho preso una decisione molto chiara, molto semplice, molto ferma e molto coerente: non mi sono presentato alle elezioni perchè ritenevo e ritengo sia necessaria una nuova leva, un nuovo gruppo dirigente per portare avanti la crescita ed il rafforzamento del Pd

La nuova leva. La crescita del PD. Alla luce del risultato elettorale direi anche un ripensamento. Sì perchè la sensazione è che se cambiamento repentino c’è stato all’interno del parlamento – con il brusco assestamento a 4/5 partiti rappresentati – come minimo ancora non è stato completato. Sembra quasi che il rompete le righe in cui si era dissolto il bipolarismo “rametto o bandierina” avesse il solo scopo di fare capire ai nanetti che è impossibile per loro andare da soli.

Berlusconi-Bossi, come andrà a finire?

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Ci saranno misure impopolari

Che, insomma, si pone sulla falsariga dell’altrettanto simpatico Verranno tempi duri. Non gli si potrà certo dire che non ci aveva avvisato… Silvio Berlusconi, al termine del vertice con i leader di Pdl, Lega e Mpa a Palazzo Grazioli parlò così.

Silvio è forte. Molto forte. Ha una maggioranza schiacciante, su ambo i Rami del Parlamento. I nuovi miracoli li può tenere lì, come una promessa non necessariamente da mantenere. E di nuovo si potrà ricordare che, anche in campagna elettorale, lui l’aveva detto.

riforme necessarie che avranno anche contenuti di impopolarità

Quindi zacchete sui

privilegi e dalle spese nella pubblica amministrazione

E la Lega. La Lega e la sua grande forza, donatale dal popolo sovrano.

E il Messia (Berlusconi) disse: Verranno tempi duri

Pensare che l’attacco del video è meglio dei Radiohead nel loro periodo migliore. Avevo visto una vignetta, in questi giorni. Di Altan.

Berlusconi dice che verranno tempi duri

Risposta

E se lo dice lui…

Verranno tempi duri, ci ripete anche oggi. Sono già tempi duri. E il Messia mette le mani avanti.

Alcune considerazioni sulla terza Repubblica

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Il risultato del voto politico di domenica e lunedì non ha semplicemente, come segnalato da più parti, sancito il ritorno al potere dell’immarcescibile Cavaliere. L’esito del voto ha scatenato un vero e proprio cataclisma politico.
Innanzitutto ha segnato il definitivo superamento della II Repubblica e del suo bipolarismo di cartapesta, inaugurato quindici anni fa e raramente dimostratosi all’altezza della situazione. Una situazione anomala, a cui si era tentato di rimediare con il referendum maggioritario del ’93, per ridurre la frammentazione di partiti, e che ha invece prodotto l’effetto contrario, trasformando le due coalizioni in veri e propri cartelli elettorali.
Contenitori di consenso incapaci di trovare una sintesi programmatica al loro interno, incapaci di fare “reggere” i governi degli ultimi anni, incapaci di rispondere alle esigenze dell’elettorato che li ha sistematicamente bocciati. In una parola, incapaci.

Torna il Pentapartito. E la Sinistra è extraparlamentare

Pentapartito è l’espressione usata per definire la coalizione di governo in Italia dal 1980 fino al 1992: il governo si sosteneva mediante l’appoggio di cinque partiti politici: la DC, il PSI, il PSDI, il PRI e il PLI. L’attuale quadro delle forze politiche, uscito dallo spoglio impetoso delle schede di Camera e Senato, un parallelismo con quei tempi lontani ce l’ha.
Le cinque forze si chiamano Forza Italia-Alleanza Nazionale (ormai le differenze sfumano), Lega Nord, Pd, Italia dei Valori e Udc. Fausto Bertinotti sembrava disperato, poi ha assunto un aspetto più dignitoso. Ma la realtà è una e una sola. La Sinistra L’Arcobaleno è fuori. Il quadro, Lega a parte – ma la Lega parla alla pancia, non ad altro. Alla pancia del Nord – è quello di un grande, enorme centro. Il voto utile, quel che l’è, ha stravinto. Un po’, in fondo, è strano.

Ho telefonato al leader del Pdl, Silvio Berlusconi, e gli ho fatto gli auguri, come usa nelle democrazie occidentali

Mai caduto in contraddizione nel non nominarlo – orticaria spontanea, chissà – ora non può che saltare agli occhi, anzi, alle orecchie: lo evoca, nome e cognome, per la prima volta. Perchè, con una coerenza intoccata, per tutta la campagna elettorale, deliberatamente, quel nome non l’ha pronunciato.

Primarie USA: Obama il post-comunista

Se nel nostro bel paese le elezioni sono ufficialmente concluse ed hanno visto vincente il lato “basso” della politica italiana (basso proprio in altezza, e non so se ci capiamo), negli Stati Uniti la lotta è ancora accesa e per Obama sembrano aprirsi scenari che potrebbero compromettere sempre più la sua candidatura.

Quale potrebbe essere la peggior piaga per un candidato nel paese più potente del mondo è semplice: essere accusato di essere degli altri, di essere di quelli “contro”, insomma di essere un comunista. Poi soprattutto vedendo anche i risultati ottenuti in Italia dai seguaci di Marx in questo momento, spero per Obama che questo scenario si chiuda il più presto possibile.

Se poi queste parole escono dalla bocca del senatore Joe Libermann, che conosce Barack Obama da molto tempo, allora c’è veramente molto di cui preoccuparsi.

La terza giovinezza di Re Silvio

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Già dagli exit poll del primissimo pomeriggio – poi rivelatisi a dir poco generosi nei confronti del neonato piddì – due erano i dati che poi, confermati dallo spoglio effettivo dei voti, davano la dimensione del cataclisma elettorale abbattutosi sul paese.
E non mi riferisco al SI’ – pur chiaro – espresso dagli elettori nei confronti del Cavaliere. Non mi riferisco, ancora, all’incredibile exploit della Lega lombarda, che ha dimostrato di avercelo ancora durissimo nonostante l’età e gli acciacchi. Penso ai comunisti.

Primarie USA: Le verità nascoste di Hillary

Tutti noi abbiamo dei segreti. Segreti nascosti che a volte preferiamo non tirare fuori, che preferiamo restino dove sono per evitare qualsiasi genere di problema. Rimangono dentro di noi anche se avremmo una gran voglia di tirarli fuori perchè potrebbero compromettere un amico vicino a noi. O magari anche solo un conoscente.

Non preoccupatevi non mi sono trasformato improvvisamente in un maestro zen che ha intenzione di proporvi la sua dottrina di vita. Però se rileggete il concetto di cui sopra e al posto dei due amici, sostituite Hillary Rodham Clinton e Barack Obama (che forse sarebbe meglio definire nemici-amici), otterrete l’attuale situazione democratica.

Le primarie democratiche si stanno portando in questo modo. I due candidati hanno dalla loro dei punti forti che hanno permesso ad entrambi di giungere fino a questo punto ancora appaiati. La Clinton ha dalla sua la “storicità” del partito, ha al suo fianco un uomo che è stato il Democratico per molti anni (chi si scorderà mai le sue legislature? E non parlo solo di politica…). Obama ha dalla sua la freschezza, il volto nuovo, la voglia di esserci in quel posto. Porta entusiasmo a volte un po’istintivo che lo lascia cadere in situazioni poco felici.