Pechino val bene una messa

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Mai come nel caso delle Olimpiadi di Pechino della prossima estate, possiamo scorgere con chiarezza la sconfitta della politica e del dialogo.E la vittoria del mercato. E’ di questi giorni la diffusione, ormai annuale, del documento del Dipartimento di Stato americano in cui sono elencati i cosiddetti Paesi canaglia.


E a sorpresa, si direbbe in questi casi, non troviamo il nome della Repubblica Popolare Cinese. Corea del Nord, Birmania, Iran, Siria, Zimbabwe, Cuba, Bielorussia, Uzbekistan, Eritrea e Sudan. Stop. Cina non pervenuta. E tutto questo nonostante nel documento sia ribadito il concetto che

la Cina continua a negare alla sua popolazione diritti umani e libertà di base e continua a interferire nella attività dei media e a torturare i prigionieri. Malgrado la rapida crescita economica che ha trasformato gran parte della società cinese il governo di Pechino continua a negare ai suoi cittadini riforme politiche e il rispetto dei diritti umani di base

Decisione apparentemente inspiegabile. Risulta difficile immaginare motivi non economici per arrivare a questo silenzio sulla violazione dei diritti umani del governo comunista cinese da parte di chi, ancora oggi, lo considera una minaccia a tutti i livelli.


Meno uno, evidentemente.


Tutto questo – quando si dice il tempismo – nei giorni in cui l’ennesima repressione si abbatte sul popolo tibetano e sulle ragioni della sua protesta. Di oggi è la notizia secondo cui sarebbero stati arrestati tra i 50 e i 60 monaci, tutti appartenenti al monastero di Drepung, uno tra i più grandi del Tibet, nel corso di una manifestazione di protesta contro la violazione dei diritti umani perpetrata dalla Cina. Manifestazione che ha visto in contemporanea molte altre città del mondo marciare per lo stesso motivo.


E forse proprio in quest’ottica, per evitare nuove eclatanti manifestazioni di protesta in favore del popolo tibetano, da qualche ora circola la voce – ovviamente smentita – di un divieto imposto dal Governo di Pechino di scalata del versante nord della cima dell’Everest fino al giorno dell’arrivo della fiaccola olimpica.


Assume allora un chiarissimo significato la campagna di Amnesty International, che a proposito di denaro e pubblicità, ha scelto uno slogan inequivocabile.


Il diavolo, come si dice, ci mette la coda poi, se è vero che moltissimi atleti, ultimo in ordine di tempo il primatista mondiale della lunga distanza Haile Gebresilassie, si rifiutano di partecipare alla competizione a causa dello smog che domina i cieli di Pechino. Il Governo ha fatto però sapere laconicamente che nell’ultimo anno per ben 240 giorni il cielo è stato azzurro, o quasi. Complimenti.


Ed il mondo resta a guardare. Senza fare nulla. Quasi venticinque anni fa, per motivazioni di natura ideologica – leggasi Guerra Fredda – gli USA e molti paesi del blocco americano boicottarono le Olimpiadi di Mosca, ricevendo pan per focaccia 4 anni dopo a Los Angeles da parte dei paesi del cosiddetto blocco sovietico. Ma i tempi sono cambiati.


In definitiva, la sensazione è che il paradosso si stia realizzando. Il paradosso per cui i Giochi, affidati a Pechino per farla uscire dall’isolamento della propaganda comunista, incentivandolo a mettersi in pari con le democrazie occidentali, diventino l’occasione per mostrare al mondo quanto abbiano imparato in questi anni dalla propaganda capitalista.

3 commenti su “Pechino val bene una messa”

  1. Mi dispiace molto che un’occasione di competizione sportiva venga strumentalizzata in questo modo, ancora una volta.
    Infatti non solo ci sono stati solo i casi elencati da questo post: anche Hitler ha messo lo zampino su questi giochi, e questo per dimostrare la potenza della “nuova” Germania nel 1936.

  2. Pingback: Tibet in rivolta. Pechino usa la forza e intima la resa. La questione dei punti di vista - PoliticaLive
  3. Dando il contentino non si risolve mai il problema….si è voluto dare ad una Cina in rapida espansione economica il contentino dei giochi olimpici….ma io dico: come è possibile che oggi 2008 si possano affidare eventi simili ad un Paese che non riconosce ancora i principali diritti umani??? Non è possibile e non è concepibile una cosa simile…..Cuba e gli altri rimanenti “piccoli” Stati comunisti sono stati demonizzati…ora che gli Stati Uniti sono in balia del colosso cinese, si accetta anche la Repubblica Popolare (modo elegante per definirla comunista) Cinese?? Allora mi pare sensato dire…”non si muove foglia che USA non voglia”……
    Ma purtroppo oggi il dio denaro può questo e altro…..calpestiamo ideali perché ci viene offerta una possibilità di profitto….bel mondo….complimenti…stiamo facendo progressi….anni, secoli di guerre e rivoluzioni per ottenere quelle libertà fondamentali che politici e benpensanti non si fanno scrupoli a tirare in ballo e che veramente pochi sembrano tenere veramente in considerazione….Questo mondo mi stupisce e mi delude sempre di più…

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