Rai e par condicio

Da –IL VELINO SERA–Agenzia di Stampa Quotidiana Nazionale

Europee: se la Rai stende il red carpet alla propaganda

Roma, 26 MAG (Velino) – Gli italiani vanno alle urne il 6 e 7 giugno per eleggere i 72 eurodeputati che per cinque anni faranno la spola tra Strasburgo e Bruxelles. E per la Rai – a partire da mercoledi’ 27 maggio – sara’ tempo di “Interviste” e “Conferenze stampa”. Due format – a cura della Rai Parlamento diretta da Giuliana Del Bufalo – che daranno spazio a ben 15 liste nazionali individuate dalla commissione di Vigilanza. E due format parecchio noiosi, vincolati all’inverosimile da San Macuto e dalla “par condicio”, e che – causa lo share rasoterra – saranno un vero e proprio incubo per i palinsesti.

Contro la tv cinese: la lettera dei 22

Sono dissidenti e sono giornalisti, avvocati,scrittori. Qui la notizia. Gli autori annunciano una politica dei quattro no, parodiando la politica delle Quattro modernizzazioni che Deng Xiaoping lanciò nel dicembre 1978, l’avvio delle riforme e dell’apertura. La Cctv?
L’emittente eserciterebbe una vera e propria propaganda (uno per tutti, il caso del latte adulterato alla melamina), di riportare solo buone notizie (Bondi sarebbe così soddisfatto…) dalla Cina e esattamente il contrario quando si tratta di fatti internazionali. Il boicottaggio si intende esteso anche al sito web. E citano Aleksandr Solgenitsyn, dissidente dell’epoca sovietica.
Abbiamo l’obbligo di scegliere di non mentire. Dobbiamo scansarlo come la peste… Se lo facciamo, alla fine la verità metterà radici nella nostra società. Quando sentite qualcuno mentire e pronunciare parole d’assurda propaganda, alzatevi e andatevene…
Avanziamo la proposta anche in Italia?

Pechino val bene una messa

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Mai come nel caso delle Olimpiadi di Pechino della prossima estate, possiamo scorgere con chiarezza la sconfitta della politica e del dialogo.E la vittoria del mercato. E’ di questi giorni la diffusione, ormai annuale, del documento del Dipartimento di Stato americano in cui sono elencati i cosiddetti Paesi canaglia.
E a sorpresa, si direbbe in questi casi, non troviamo il nome della Repubblica Popolare Cinese. Corea del Nord, Birmania, Iran, Siria, Zimbabwe, Cuba, Bielorussia, Uzbekistan, Eritrea e Sudan. Stop. Cina non pervenuta. E tutto questo nonostante nel documento sia ribadito il concetto che

la Cina continua a negare alla sua popolazione diritti umani e libertà di base e continua a interferire nella attività dei media e a torturare i prigionieri. Malgrado la rapida crescita economica che ha trasformato gran parte della società cinese il governo di Pechino continua a negare ai suoi cittadini riforme politiche e il rispetto dei diritti umani di base

Decisione apparentemente inspiegabile. Risulta difficile immaginare motivi non economici per arrivare a questo silenzio sulla violazione dei diritti umani del governo comunista cinese da parte di chi, ancora oggi, lo considera una minaccia a tutti i livelli.
Meno uno, evidentemente.