Italia condannata per un problema strutturale

La tortura in Italia è un problema strutturale, che va risolto e la Corte di Strasburgo ha detto di essere disposta ad aiutarci a patto che l’Italia si adegui all’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Intanto uno dei torturati nella caserma Diaz sarà risarcito dallo stato con 45 mila euro. 

Guantanamo, Governo USA ammette l’utilizzo della tortura

Guantanamo? E’ una una prigione ben gestita, e chiuderla è proprio una cattiva decisione per Barack Obama.
A parlare è il vicepresidente uscente degli Stati Uniti, Dick Cheney, che, con l’ormai uscito di scena George W. Bush, ha sempre negato l’utilizzo di pratiche di tortura a Guantanamo. Per lui il problema è un altro: il carcere è diventato un simbolo per la sinistra in questo Paese e forse per alcuni nostri critici all’estero: hanno fatto una campagna così dura contro Guantanamo che ora non hanno altra scelta che chiuderlo.
Ma… Ooops I did it again.
Abbiamo torturato Qahtani
Ad ammetterlo in un’intervista al Washington Post è Susan Crawford, l’alta funzionaria del Pentagono incaricata di rivedere le pratiche di detenzione di Guantanamo. Qahtani è stato torturato, e su indicazione del ministro della Difesa, Robert Gates.
avevamo tutte le autorizzazioni per farlo: le conseguenze sulla salute del prigioniero sono state pero’ la goccia che ha fatto traboccare i vaso
Già, perchè il detenuto è stato ricoverato due volte, secondo il Washington Post, con sintomi di bradicardia (tachicardia estrema che può portare anche alla morte). E la tortura psicologica? Isolamento prolungato, privazione del sonno, esposizione al freddo, nudità, insulti alla madre e alle sorelle.

Pechino val bene una messa

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Mai come nel caso delle Olimpiadi di Pechino della prossima estate, possiamo scorgere con chiarezza la sconfitta della politica e del dialogo.E la vittoria del mercato. E’ di questi giorni la diffusione, ormai annuale, del documento del Dipartimento di Stato americano in cui sono elencati i cosiddetti Paesi canaglia.
E a sorpresa, si direbbe in questi casi, non troviamo il nome della Repubblica Popolare Cinese. Corea del Nord, Birmania, Iran, Siria, Zimbabwe, Cuba, Bielorussia, Uzbekistan, Eritrea e Sudan. Stop. Cina non pervenuta. E tutto questo nonostante nel documento sia ribadito il concetto che

la Cina continua a negare alla sua popolazione diritti umani e libertà di base e continua a interferire nella attività dei media e a torturare i prigionieri. Malgrado la rapida crescita economica che ha trasformato gran parte della società cinese il governo di Pechino continua a negare ai suoi cittadini riforme politiche e il rispetto dei diritti umani di base

Decisione apparentemente inspiegabile. Risulta difficile immaginare motivi non economici per arrivare a questo silenzio sulla violazione dei diritti umani del governo comunista cinese da parte di chi, ancora oggi, lo considera una minaccia a tutti i livelli.
Meno uno, evidentemente.