La rifondazione di Rifondazione

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Pochi giorni fa, il 2 giugno, si è celebrata la festa della Repubblica italiana, nata proprio quel giorno di 62 anni fa, all’indomani delle prime elezioni libere dopo il giogo del regime fascista.
Da quel giorno nel nostro parlamento hanno sempre trovato ospitalità le rappresentanze del partito comunista italiano e dei suoi eredi. All’indomani del 16 aprile un dato in particolare ha attirato l’attenzione degli analisti, quelli bravi. Il 17 aprile si scopre che Comunisti Italiani, Sinistra Democratica e Rifondazione Comunista – uniti alle scorse politiche sotto il vessillo con i sette colori dell’iride, sono per la prima volta fuori dal Palazzo.


La cosa che francamente ci appare significativa è però un’altra. Alla scomparsa della sinistra dagli scranni di Montecitorio ha fatto seguito anche la dipartita dai nostri teleschermi di una qualsivoglia informazione circa il destino del partito dei lavoratori. Sembrerebbe qui confermata la logica che sovraintende le scelte di palinsesto all’interno di una rete tv nazionale: non fai audience, prego si accomodi quella è la porta. Il sospetto si fa largo ed il mistero meno cupo quando si voglia considerare la lottizzazione folle operata dalla politica sulla Rai ed il panorama monocromatico delle tv commerciali.


Il problema si pone però di fronte all’informazione, un diritto inalienabile anche per i cittadini/utenti/clienti del tubo catodico. Così facendo i più disattenti potrebbero arrivare a pensare che la sinistra dopo la batosta abbia deciso di passare a miglior vita. Oddio, non credo sia possibile arrivare a tanto… ma non si sa mai, le distrazioni sono tante ed il tempo a disposizione scarseggia.


Veniamo al punto. A fine luglio è previsto il VII congresso nazionale di Rifondazione. Il mainstream ci vomita addosso occasionalmente che lo scontro è a due: Vendola contro Ferrero. Non andiamo così di fretta, vi prego.


A proposito di disattenzioni, sarebbe il caso di chiarire che un congresso non è un duello all’OK Korral per decidere il vincitore; non è un incontro di boxe tra due atleti né lo scontro tra tifoserie di pasionari: è semplicemente il modo più democratico per confrontarsi e capire dove la maggioranza di un partito vuole andare. La maniera giusta per operare le scelte programmatiche per affrontare le sfide della modernità che di volta in volta suggeriscono dei cambiamenti di rotta. E’ altrettanto naturale che i congressi siano affare dei partiti, e non già delle liste elettorali messe in piedi da 15 anni a questa parte in Italia. Ma questa è un’altra storia.


Quello che aspetta la base di Rifondazione, è un congresso decisivo per molti versi. In primis per capire se seguire la metamorfosi verso il riformismo, assecondando le alleanze con il PD, o piuttosto cercare di recuperare gli elettori delusi e quelli che hanno votato Lega alle ultime elezioni. Le mozioni in campo sono cinque. Cerchiamo di dare una rapida letta ai punti chiave delle rispettive posizioni in gioco.


Mozione 1 – Ferrero,Grassi, Mantovani; “Rilanciare Rifondazione Comunista”
Mantenere il PRC svincolato come soggetto autonomo, costruire subito l’opposizione al governo, ‘rifondare’ e rivedere la propria struttura mantenendo inalterate le prerogative della sua nascita. Ripartire dal territorio e dai conflitti sociali.


Mozione 2 – Vendola e Giordano: “Costituente di Sinistra”
Promuovere una Costituente di Sinistra con chi ci sta, a regime paritario e senza sudditanze. Va evitato il ripetersi dell’esperienza “Sinistra Arcobaleno” in quanto caratterizzata da logiche federali tra partiti e non come “nuovo soggetto politico” come invece deve essere “la costituente di sinistra”. E’ presente un emendamento nazionale che sottolinea la separazione tra dirigenti di partito e rappresentanti nelle istituzioni – locali.


Mozione 3 – I cento Circoli.
promuovere “la costituente comunista” con tutte le forze che ci stanno. La mozione nata con il movimento degli autoconvocati di Firenze è appoggiata dall’area de “l’Ernesto”.


Mozione 4 – La Svolta Operaia – Mai più federazioni di sinistra. La proposta è di rilanciare Rifondazione Comunista attraverso la classe operaia, approfittando della capitolazione della CGIL, tornando alla sensibilizzazione della questione salari e precariato. La condizione operaia al centro del dibattito, la forza lavoro come movimento per il riallineamento sociale che si basi su tradizioni marxiste.


Mozione 5 – Disarmiamoci. Non eleggere il segretario e aprire un percorso federativo a sinistra. La proposta è di rinunciare all’elezione del segretario, riprendere dal territorio l’analisi delle cause della sconfitta e ripensare una strategia politica federativa di sinistra che permetta di mantenere l’identità e le parzialità di ciascun componente.


Difficile fare previsioni alla luce dello scompiglio gettato dal disastroso esito delle urne di due mesi fa, ma sembra comunque che la scelta ricadrà su una delle prime due mozioni. Il gruppo Ferrero Mantovano fa sapere in queste ore di avere il 48% delle firme di approvazione alla loro mozione, Vendola sarebbe fermo al 40%, ma non giureremmo ad oggi che il dato darà la segreteria all’ex ministro della solidarietà sociale. Nikita sta studiando le contromosse.


La lunga estate rossa è appena cominciata, l’appuntamento è dal 24 al 27 luglio a Chianciano Terme.


Leggi qui il testo completo delle cinque mozioni

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