Mi scusi Presidente…

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Era questo l’incipit di una nota canzone di Giorgio Gaber, scritta nell’ultimo periodo della sua carriera, quello della Milano da bere, che aveva sostituito quella sua Milano tanto amata, quella del Cerutti. Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono il ritornello del pezzo. Il signor G, proseguendo idealmente un percorso di impegno civile iniziato negli anni settanta, si scaglia contro il malcostume della politica e la corruzione della società. Note a tutti le dolci-amare dicotomie proposte in Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?, Gaber esprime in Io non mi sento italiano lo smarrimento del senso di appartenenza all’Italia di oggi.


E di oggi è la pubblicazione su La Repubblica di una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La mittente è una giovane ricercatrice italiana emigrata in Gran Bretagna, Maria Vinci. La dottoressa si domanda cosa stia succedendo al nostro paese, cercando di descrivere anche come noi italiani siamo visti all’estero. La descrizione è a tratti impietosa ma la riflessione di fondo sull’approccio al problema sicurezza mi trova personalmente d’accordo e ho deciso di pubblicarla per sapere da chi la leggesse cosa pensa a riguardo.


All’interno il testo integrale della lettera.


Carissimo Presidente,
sono un’italiana residente all’estero ormai da diversi anni, ma nonostante questo sono sempre stata attaccata alla mia cara Italia. I suoi colori, la creatività, la vivacità, genuinità e ospitalità della nostra gente sono tutte cose che fino a pochi giorni fa venivano decantate all’estero come marchio dell’essere italiano e che tanto mi rendevano orgogliosa.


Come può ben immaginare, continuo a seguire tutti i fatti di attualità, di politica, di cronaca che riguardano il nostro Paese, e mi creda, mi rattrista dover confessare a Lei e prima ancora a me stessa che mi vergogno dell’Italia ritratta in questi giorni su tutte le prime pagine dei giornali nazionali e internazionali.


Signor Presidente ma che succede? Dove è finita la succitata “ospitalità” degli italiani? E’ davvero possibile che il sentimento più forte che emerge nella popolazione sia ormai la paura dello straniero, del migrante, dell’immigrato?


La sicurezza è certamente un problema serio, ma non penso che il modo giusto di risolverlo sia quello di alimentare la paura e l’intolleranza nei confronti di persone comunitarie ed extracomunitarie. Piuttosto penso che una più attenta politica di integrazione sociale sia la soluzione al problema dell’Immigrazione che a mio avviso, non coincide (come il governo vuole far credere) con il problema della Sicurezza.


Siamo in EUROPA e credo sia assurdo leggere ancora sui giornali, titoli come “ragazza italiana violentata da un romeno”. Con questo non voglio sminuire affatto la bruttura del reato, mi auguro soltanto che la giustizia faccia il suo corso indipendentemente da chi lo ha commesso. Quindi mi chiedo quale sia il bisogno di sottolineare la diversa nazionalità?


Sono una ricercatrice e il mio lavoro mi ha dato la possibilità di uscire fuori dai “nostri confini” e mi creda non ho mai trovato tanta intolleranza come quella che sta nascendo e che si sta alimentando negli ultimi tempi in Italia.


Adesso sono in Inghilterra e come lei sa qui di immigrati (comunitari ed extra comunitari) ce ne sono tanti, ma così tanti che non si può più fare una distinzione. Per farle solo un esempio, a Pasqua ero ad Oxford e in Chiesa ho assistito ad uno spettacolo meraviglioso: c’era tutto il mondo rappresentato in quella piccola Chiesa Cattolica. Mi colpì e mi commosse la diversità dei colori della pelle, dei costumi, ma al tempo stesso l’omogeneità e la coralità di tutte quelle persone.


Mi chiedo quando in Italia sarà possibile respirare quella stessa atmosfera di integrazione che si trova ormai nel resto d’Europa?


Signor Presidente spero tanto che Lei non permetterà al presente governo di inasprire i rapporti tra gli italiani e gli immigrati, spero che Lei alzi la voce davanti a ministri che giustificano e incitano alla pulizia dei campi rom, spero che Lei faccia tutto quello che è in suo potere per rendersi portavoce della necessità di migliorare la politica di integrazione sociale di cui l’Italia ha oggi bisogno per confrontarsi alla pari con il resto del mondo e d’Europa.


Fiduciosa nella sua persona e nell’importante carica istituzionale che lei ricopre, la ringrazio per la sua attenzione e le auguro buon lavoro.


Cordiali saluti, Maria Vinci.


Che ne pensate?

8 commenti su “Mi scusi Presidente…”

  1. La risposta è semplice…
    La famosa ospitalità italiana è andata a farsi benedire nel momento in cui gli ospiti hanno cominciato a voler fare i padroni di casa…
    Io vivo in un paese dove ci sono moltissimi stranieri e ci sono alcune zone che sono letteralmente SOLO LORO, se osa passarci un italiano o uno straniero di nazionalità diversa come minimo ci scappa il ferito (Ma quasi sempre peggio)
    Stiamo scherzando? Non posso percorrere le mie strade perchè dei clandestini violenti potrebbero ferirmi, derubarmi o peggio?
    Bisogna anche dire che ci sono altri assolutamente onesti e più rispettosi degli italiani stessi.
    La coincidenza sapete qual è? Che quelli violenti e clandestini sembrano venire tutti dalle stesse nazioni (Le prime che mi vengono in mente sono Romania e Albania) mentre quelli onesti e ben accetti sembrano venir tutti dagli stessi posti (Anche qui i primi che mi vengono in mente sono Filippine e vari paesi centro-sud africani come Nigeria o Camerun)
    Capito da dove nasce l’intolleranza?

  2. Rileggendo il mio post precedente credo di dover aggiungere una precisazione onde evitare equivoci.
    So che la mia è una generalizzazione pazzesca.
    Però è così per tutti i popoli e come diceva lo stesso Gaber “mi scusi Presidente ma forse noi italiani per gli altri siamo solo spaghetti e mandolini”

  3. Fortunatamente ci sono persone come la Vinci che dall’estero ci descrivono come ci vedono dal di fuori, anche se trovo banale e scontato l’esempio della chiesa multietnica da dove lei ha potuto vedere, con gli ochhi della vocazione, come in altri paesi la convivenza fra persone di varia nazionalità è normalità. Mi dispiace dirle che basta andare anche qui in chiesa, che è molto probabile incontrare nel posto a fianco una famiglia polacca che prega, con accanto la badante rumena piuttosto che quella peruviana e via dicendo, non dimentichiamoci che la storia insegna (“Il Sovrano Pontefice” di Prodi) che il primo corpo diplomatico esistito al mondo, radicato in moltissimi paesi e culture, sin dagli albori della storia, sfociata in un vero e proprio corpo istituzionale, è la Chiesa Cattolica nonpernulla Apostolica (che studia le sue linee morali attraverso concili ecumentici). Vero è che di questi tempi la paura dell’uomo “nero”, stà prendendo il sopravvento e che come suggerisce la saggia ricercatrice, serve equilibrio nel far integrare e nel far rispettare la propria legge. Solo così ci sarà una vera integrazione…solo quando non li tratteremo da “diversi”. Ps: “Italia spaghetti e mandolino” è un modo di ricordarci o di descriverci affettuoso, all’estero pensano che noi siamo felici della loro riconoscenza verso la nostra proverbiale e calda allegria (non credono di ridurci a poco).

  4. Ho 56 anni, ed ho fatto politica militante nelle file della DC fin dal 1964. Scontrandomi verbalmente e fisicamente (aggredito durante un’assemblea di facoltà di informatica) solo per il fatto di essere un democristiano nel 1971 che a Pisa voleva esporre le prorpei tesi durant una concitata occupazione da parte degli anteanti di questa povera ricercatrice delusa dal clima che si respira in italia.. poverina!!!!!!!. La capisco! ma deve rendersi conto che in Italia oggi Lei e quelli come Lei sono quelli che alle ultime elezioni hanno preso lo 0,00001. Se cominciassero a riflettere sul perchè forse, oggi la poverina delusa dal clima di intolleranza razziale (sic!!!!!!), non starebbe più a pignucolrae , e giornali com Repubblica o latri relegherebbero questa sua lettera nelle pagine riservate alla posta dei lettori. Consigliio alla poverinae di andarsi a rileggere la posta dei lettori della domenica nelle pagine dell’Unità dal 1948 al 1990. Di lettere un po’ più interessanti della sua se ne trovano a migliaia. I vecchi comunisti erano più intelligenti.
    cordiali saluti.

  5. Se la dottoressa Vinci è una ricercatrice, sa che di fronte a qualunque misura occorre accertarsi che la misura dia una rappresentazione della realtà fedele, e non distorta dallo strumento di misura.
    La ricercatrice dice ‘mi vergogno dell’Italia ritratta in questi giorni su tutte le prime pagine dei giornali nazionali e internazionali.’ Quindi il suo strumento di misura sono i giornali, e lei parla non dell’Italia, ma dell’immagine dell’Italia data dai giornali che lei legge.
    Probabilmente la ricercatrice vive lontano dall’Italia da un certo tempo, e non è in grado di apprezzare quanto questa immagine dell’Italia sia distante dall’Italia reale. E’ tornata in piena attivita’ la lobby dei giornalisti italiani che denigrano l’Italia, dei giornalisti stranieri che pigramente leggono i giornali italiani e rilanciano la denigrazione, e degli stessi giornalisti italiani che la riprendono dicendo ‘lo dicono anche all’estero’.
    Ci sono alcuni piccoli test che permettono di misurare l’attivita’ di questa lobby e quindi la distanza dell’immagine dalla realtà. Ad esempio, fino a prima delle elezioni, quale risonanza (non) ha avuto sui giornali italiani la notizia della spazzatura napoletana data dalla stampa estera (ad es. la copertina di Newsweek: quante altre volte dedicata all’Italia)? E tra le descrizioni date dalla stampa estera, quante contenevano l’informazione che la Regione e’ governata da 15 anni dalla sinistra?
    Poi, con le elezioni, questi giornalisti si sono accorti che noi elettori italiani non siamo piu’ disposti a dar loro credito, e quindi, sentendo scricchiolare il loro potere, cercano livorosamente di denigrarci, enfatizzando ogni dettaglio che ci possa mettere in cattiva luce.
    Quindi la ricercatrice si vergogni del modo interessatamente distorto con cui la stampa che lei legge rappresenta l’Italia.
    Ovviamente c’e’ anche un’altra ipotesi: che la ricercatrice sia parte consapevole e attiva del movimento che, al fine di denigrare il governo di destra, non esita a denigrare l’Italia. Indizi in favore di questa ipotesi sono la forma (lettera al Presidente), il fatto che sia andata direttamente sul sito di Repubblica, e alcune smaccate forzature presenti nella lettera.

  6. Sono appena tornato da Londra e la Signora Vinci farebbe bene a farsi un esame di coscienza prima di denigrare l’Italia con lettere faziose indirizzate al nostro Presidente, infatti se un italiano ubriaco o molesto guida o pratica violenze in GB viene immediatamente (e giustamente) messo in piazza prima dai cittadini e forze dell’ordine omnipresenti, poi dalla stampa con gusto di sputtanamento.
    Purtroppo quelli come Lei che giustificano sempre coloro che sbagliano “compagni, immigrati, violenti, ecc..” e cercano di non permettere a coloro che devono combattere con questo malcostume fanno alzare la tensione sociale nelle fascie della popolazione che NON può permettersi di spostarsi o di difendersi.
    D’altra parte la faziosita di certa stampa che accoglie e promuove certe lettere e cerca di vendere solo una visione del mondo è nota.

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