Intercettazioni telefoniche. Le verità nascoste (dai media)

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Altra copia cortesia e altra corsa. Continua imperterrita la campagna stampa de Il Tempo contro le intercettazioni telefoniche in mano ai pm. Siamo tutti spiati. Ma quando mai…


I numeri fatti in prima pagina dal quotidiano romano vengono amplificati dai tiggì che ormai da giorni ci assediano con le dichiarazioni dei portavoce dei pochi partiti rimasti in parlamento. I panini farciti dai direttori però non sono un granchè, e a qualcuno potrebbe essere rimasto un certo languorino.


Il problema è che troppo spesso questi benedetti panini sono vuoti, privi di companatico. I pochi rimasti a tavola – insaziabili – vorrebbero questo, i fatti e non le dichiarazioni del portavoce di turno che ripete come un pappagallino quello che gli è stato ordinato di diffondere. Dati che ci aiutino a comprendere la portata del problema, farci capire, visto che di mezzo ci andiamo tutti in definitiva.


Sono state dette molte cose in materia di intercettazioni telefoniche. Pubblicarle è lecito, e fino a che punto? Vietarle del tutto sarebbe meglio, che dite? Quel che si è capito con chiarezza è che larghissime parti dell’attuale esecutivo non le vorrebbero affatto, mentre la Lega spinge per l’allargamento ai reati dei corruzione e concussione. Il governo clone, pardon ombra, è per la non pubblicazione mentre Di Pietro è per il potenziamento del mezzo in favore degli organi inquirenti, Udc non pervenuta.


Colossali bugie però sono state diffuse dai politici in questione in queste ultime ore, e ciò non aiuta affatto a farsi un’idea sull’argomento. Andiamo per gradi.


E’ stato detto Siamo tutti spiati. Falso. I numeri diffusi fanno riferimento alle utenze sotto controllo e non già alle singole persone intercettate. Chiunque ormai possiede uno o più cellulari, senza considerare la linea di casa ed eventualmente l’ufficio. Il numero delle singole persone è perciò significativamente minore rispetto a quanto sbandierato.


E’ stato detto Sono troppe. Falso. In relazione al paragone con altri paesi andrebbe sottolineato come in Usa e Gran Bretagna, usate come esempi luminosi, le intercettazioni sono consentite anche al di fuori dell’autorità inquirente e per di più non necessitano di essere catalogate in alcun registro. In Italia invece solo la magistratura può effettuare intercettazioni ambientali legalmente e tutto viene regolarmente annotato. Non è dunque possibile stabilire realmente quale sia il rapporto tra noi e “gli altri”.


E’ stato detto Costano troppo, un terzo delle risorse della giustizia. Falso, falsissimo. In bilancio per il 2007 la voce giustizia segnava 7 miliardi spesi. Le intercettazioni gravano sì su un terzo di qualcosa, ma non del totale bensì di un sottocapitolo recante per titolo “spese per la giustizia”. Meno di un miliardo complessivamente per gratuiti patrocini, trasferte della polizia giudiziaria, intercettazioni telefoniche e ambientali e altre voci. Meno di 250 milioni la spesa sostenuta dall’erario per l’uso dello strumento di indagine in discussione. Un terzo di 7 miliardi non è 250 milioni, per la precisione. Il fatto poi che le procure siano costrette, in assenza delle strumentazioni, ad appaltare il servizio a società esternalizzate con tariffe da urlo, nonostante i gestori di telefonia abbiano una concessione pubblica, la dice lunga su cosa andrebbe riformato. Ma andiamo avanti.


Andiamo avanti perchè sui costi ci sarebbe una riflessione supplementare da fare, e mi sembra necessario. I costi di un servizio del genere andrebbero valutati alla luce dei risultati ottenuti. Ebbene, dopo l’esempio monstre della clinica di Milano venuto a galla nei giorni scorsi, giova ricordarne un altro, altrettanto emblematico. Se infatti la notizia degli arresti alla clinica Santa Rita denunciano la necessità, quasi ovvia, di mantenere in vita lo strumento, l’esito delle indagini – reso possibile solo grazie alle intercettazioni – sulle scalate bancarie di due anni fa, per prenderne una, risolverebbe da sola il falso problema dei costi: 8 i milioni spesi per spiare i furbetti del quartierino e oltre 350 quelli recuperati con le richieste di patteggiamento da parte degli indagati rinviati a giudizio.


Il resto basta e avanza per un anno, che ne dite?

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