Unione bancaria come funziona

È stata raggiunta l’intesa per la realizzazione dell’Unione bancaria, istituzione di supervisione unica per le oltre 6 mila banche presenti nell’eurozona. Sebbene sia solo un primo (ma importante) step  per la realizzazione di uno dei pilastri della nuova Unione Europea, l’intesa ha avuto l’opportunità di fissare alcune linee guida e principi di estrema rilevanza, che andiamo ora a riassumere. Soddisfazione è stata espressa da tutte le parti in causa che, pur ammettendo le straordinarie difficoltà incontrate, emanano ottimismo circa il prosieguo dei lavori.

Tra i principali punti fissati dal Consiglio spicca la concessione – alla Bce – del potere di supervisione diretta sulle banche con patrimonio superiore ai 30 miliardi di euro, ovvero quelle i cui asset pesano per più di un quinto del Pil nazionale. Pertanto, in ogni Paese saranno vigilate solamente le banche più rilevanti (pur in grande numero) e non quelle di piccole dimensioni.

Proprio le banche di più piccole dimensioni – “scampate” alla possibilità di poter essere ricondotte sotto la supervisione della Bce – saranno comunque controllate da autorità nazionali, come la Banca d’Italia. Nonostante ciò, alla Bce è riconosciuto il potere di intervenire in qualsiasi momento, se identifica un problema anche nelle aziende di credito più piccole. In questo modo viene realizzata una soluzione intermedia tra le posizioni della maggioranza dei Paesi, e quelle della Germania, che voleva evitare che le piccole banche fossero inglobate nella supervisione europea (vedi anche Berlusconi e l’Europa: una guerra ancora aperta).

Viene inoltre introdotto un comitato di controllo che avrà il compito di condurre la supervisione, a dipendere dal consiglio dei governatori della Bce.

I successivi step intermedi dovrebbero inoltre condurre l’unione bancaria a un sistema combinato di protezione dei depositi, che possa agire in sinergia con i sistemi nazionali. L’organismo responsabile per la regolamentazione sarà l’Eba, l’agenzia bancaria europea, che tuttavia opererà in sintonia con le garanzie sui meccanismi decisionali (in maniera tale da non decidere a danno dei Paesi esterni, come il Regno Unito).

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