Legge elettorale Porcellum: cosa è e perché siamo costretti a votare così

Si chiama legge n. 270 del 21 dicembre 2005, ma è conosciuta come legge Calderoli (dal nome del suo primo firmatario) ed ha acquisito la sua definitiva fama come “Porcellum”, considerato che il suo stesso sottoscrittore la definì “una porcata” appena sei mesi dopo la sua approvazione. La legge fu voluta dalla maggioranza del centrodestra all’epoca al governo (l’opposizione non partecipò al voto, abbandonando l’aula al momento del voto definitivo). Ma quali sono le caratteristiche di questa legge? E perché Calderoli la definì “una porcata”?

In un impeto di sincerità, il leghista Calderoli affermò che la legge era stata pensata appositamente per non far vincere il centro sinistro con una maggioranza chiara e palese. Ed in effetti, il Porcellum, sembra rispondere bene al suo ruolo.

La legge elettorale attuale è un sistema proporzionale corretto, che fornisce alla Camera un premio di maggioranza piuttosto solido, pari al 55 per cento dei seggi alla coalizione di partiti che ottengono più voti, senza alcuna soglia percentuale (pertanto, se la coalizione ha preso il 40 per cento, alla Camera avrà comunque 340 deputati, ovvero il 55 per cento dei seggi). Se la stabilità alla Camera sembra essere particolarmente garantita, così non è al Senato, dove i seggi sono assegnati su base regionale, con la coalizione che preso più voti che prende il 55 per cento dei seggi assegnati a quella regione. Un meccanismo che rende l’esito finale del voto estremamente incerto.

Ma a sollevare le maggiori polemiche sul Porcellum è l’abolizione delle preferenze. In sintesi, l’elettore non può scrivere alcun nome sulla scheda, limitandosi a votare il simbolo, cui è collegato una lista di candidati decisi dai vertici del partito. Tutte le sponde parlamentari volevano cambiare almeno questo punto, permettendo così alle elezioni del 2013 di ritornare alle preferenze. Eppure, nulla è stato fatto, e noi torneremo al voto con il vecchio, e mai amato, Porcellum.

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