Alitalia. Air France, adieu

Zizou, Adieu. Ne è passato di tempo… In questo momento storico, l’Italia si trova di nuovo a dire addio a parti e rappresentanze dei cigini d’Oltralpe. Ai Mondiali si gioiva. Oggi, no.

Dispiace che Air France si sia ritirata… Non hanno mai voluto trattare alla luce del sole, e poi, viste le reiterate prese di posizioni contrarie del nuovo governo, si sono sfilati

ROTTURA UFFICIALE. Basta, Adieu, ça suffit! Non ne possono più.

Rottura ufficiale della trattativa con i francesi per l’acquisto di Alitalia. Il segretario generale della Cisl non è pessimista. In fondo. Hanno fatto loro la mossa finale.

Con il prestito-ponte si sistema tutto

dice Raffaele Bonanni. Soldi dalle tasche degli italiani? Bonanni, naturalmente, è estremamente fiducioso nella

cordata alternativa

Quella che, a meno che non ci si metta Silvio e patrimonio, ancora non esiste.

Bastano quattro settimane

Noialtri si attende trepidanti.

L’uovo di Pasqua di Berlusconi (in ritardo, e per la Lega)

picche
Umberto, ieri, in verità, era tutto contento. Aveva fatto il suo annuncio al popolo, aveva parlato chiaramente, fatti i nomi e i dicasteri per quanto riguardava lui e la Lega.
Già. Peccato che ci sia la solita, consueta, annosa questione dei punti di vista.

Non c’è ancora nulla di deciso

Ha risposto Silvio Berlusconi.

E veramente sembra di vedere un copione già visto milioni di volte. Bossi aveva detto cuori, Berlusconi risponde picche (almeno per il momento).

A volte ritornano: Bossi Ministro delle Riforme

Bossi

E’ andata come doveva andare. Io alle Riforme, Maroni all’Interno e Calderoli vicepremier

Ieri, il Nostro era trionfante. Un pomposo e signorile incontro in quel di Arcore (chissà com’è, l’interno della Villa) con il Nostro, l’altro, il Premier in pectore, Silvio Berlusconi.

Non mancavano: Giulio Tremonti e Sandro Bondi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Il parto delle nuvole pesanti ha dato il seguente prodotto (ma il risultato non cambia, no): Bossi alle Riforme, Calderoli Vice Presidente del Consiglio. Luca Zaia, già vicepresidente leghista del Veneto, Politiche agricole.

E’ una squadra di governo che nasce sulla base di un programma, non sulla spartizione di poltrone. Le persone giuste al posto giusto indipendentemente dalla provenienza

Parola di Calderoli. Quasi commoventi.

Berlusconi-Bossi, come andrà a finire?

bossi berlusconi

Ci saranno misure impopolari

Che, insomma, si pone sulla falsariga dell’altrettanto simpatico Verranno tempi duri. Non gli si potrà certo dire che non ci aveva avvisato… Silvio Berlusconi, al termine del vertice con i leader di Pdl, Lega e Mpa a Palazzo Grazioli parlò così.

Silvio è forte. Molto forte. Ha una maggioranza schiacciante, su ambo i Rami del Parlamento. I nuovi miracoli li può tenere lì, come una promessa non necessariamente da mantenere. E di nuovo si potrà ricordare che, anche in campagna elettorale, lui l’aveva detto.

riforme necessarie che avranno anche contenuti di impopolarità

Quindi zacchete sui

privilegi e dalle spese nella pubblica amministrazione

E la Lega. La Lega e la sua grande forza, donatale dal popolo sovrano.

E il Messia (Berlusconi) disse: Verranno tempi duri

Pensare che l’attacco del video è meglio dei Radiohead nel loro periodo migliore. Avevo visto una vignetta, in questi giorni. Di Altan.

Berlusconi dice che verranno tempi duri

Risposta

E se lo dice lui…

Verranno tempi duri, ci ripete anche oggi. Sono già tempi duri. E il Messia mette le mani avanti.

Torna il Pentapartito. E la Sinistra è extraparlamentare

Pentapartito è l’espressione usata per definire la coalizione di governo in Italia dal 1980 fino al 1992: il governo si sosteneva mediante l’appoggio di cinque partiti politici: la DC, il PSI, il PSDI, il PRI e il PLI. L’attuale quadro delle forze politiche, uscito dallo spoglio impetoso delle schede di Camera e Senato, un parallelismo con quei tempi lontani ce l’ha.
Le cinque forze si chiamano Forza Italia-Alleanza Nazionale (ormai le differenze sfumano), Lega Nord, Pd, Italia dei Valori e Udc. Fausto Bertinotti sembrava disperato, poi ha assunto un aspetto più dignitoso. Ma la realtà è una e una sola. La Sinistra L’Arcobaleno è fuori. Il quadro, Lega a parte – ma la Lega parla alla pancia, non ad altro. Alla pancia del Nord – è quello di un grande, enorme centro. Il voto utile, quel che l’è, ha stravinto. Un po’, in fondo, è strano.

Ho telefonato al leader del Pdl, Silvio Berlusconi, e gli ho fatto gli auguri, come usa nelle democrazie occidentali

Mai caduto in contraddizione nel non nominarlo – orticaria spontanea, chissà – ora non può che saltare agli occhi, anzi, alle orecchie: lo evoca, nome e cognome, per la prima volta. Perchè, con una coerenza intoccata, per tutta la campagna elettorale, deliberatamente, quel nome non l’ha pronunciato.

La terza giovinezza di Re Silvio

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Già dagli exit poll del primissimo pomeriggio – poi rivelatisi a dir poco generosi nei confronti del neonato piddì – due erano i dati che poi, confermati dallo spoglio effettivo dei voti, davano la dimensione del cataclisma elettorale abbattutosi sul paese.
E non mi riferisco al SI’ – pur chiaro – espresso dagli elettori nei confronti del Cavaliere. Non mi riferisco, ancora, all’incredibile exploit della Lega lombarda, che ha dimostrato di avercelo ancora durissimo nonostante l’età e gli acciacchi. Penso ai comunisti.

Parlamento pulito, o quasi.

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Da ieri mattina si sta votando in tutta Italia per il rinnovo del Parlamento nazionale, e non solo. Ma va? Bella notizia.
In effetti da almeno un mese a questa parte, o forse due, gli argomenti di discussione nei bar, negli uffici, per strada, sono sistematicamente scanditi dalle uscite dei candidati che, come scienziati pazzi, accendono l’interesse dell’opinione pubblica, misurandosi – sempre a distanza e senza nominarsi in alcuni casi – con gli altri candidati e con i temi che affliggono la nostra società in questi anni di pre-recessione. Pessimismo.
Forse. Comunque sia, come spesso capita, le elezioni sono state sulla bocca di tutti. Il clima quasi onirico che si è creato in queste settimane ci ha dato, molto spesso la sensazione che alla semplice dichiarazione di un candidato, il problema affrontato dal medesimo si sia risolto nel momento stesso in cui viene pronunciata la ricetta salvifica; un pò come una formula magica. Si tratta ovviamente di slogan e chi – come me – almeno una volta in questi 50 giorni ci ha creduto, ci è cascato un’altra volta.
Fatto sta che, sondaggi a parte, iniziata la contesa elettorale si è avuta la sensazione che le distanze – in termini di divario di “popolarità” – tra partiti in campo si sia azzerato. E’ la fase delle speranze, delle scommesse, delle incertezze. Le urne si chiuderanno solo alle 15 di oggi eppure alcune cose già si sanno.
E sono “cose” tutt’altro che irrilevanti.

Legge 28 del 22 febbraio 2000, ovvero la Par Condicio

Sia chiaro, il video è per sdrammatizzare: L’università di Vip World City è incaricata di effettuare dei test per la sperimentazione di nuove forme di Par Condicio.
Politica Live, invece, oggi vi spiega, in Istruzioni per l’uso, lo spauracchio della campagna elettorale mediatica. La cosiddetta Par Condicio. Tradotta in norma, la par condicio è regolata dalla Legge 22 Febbraio 2000, n. 28: Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 43 del 22 febbraio 2000.

Berlusconi, le cosmicomiche. In diretta dall’estero

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Oggi sabato di silenzio elettorale. Perchè domani, domenica del Signore e di votazioni, la parola passerà al Popolo Sovrano. Impossibile dire con certezza cosa deciderà di farne, di questa preziosa parola. Paura, sussurri e grida serpeggiano.
Nel mentre, strascichi di vita di campagna elettorale che fu, continuano per sollazzarci in questo sabato italiano. Follie varie, come di consueto. Un esempio: il caso Pupone. Totti arriva fino a Londra. E’ dal Regno Unito che arrivano, oggi, in un giorno di silenzio necessario, le critiche. E la critiche dall’esterno arrivano in direzione Silvio Berlusconi. Critica pesante che arriva dalle pagine del Times.

Con la vittoria alla sua portata alle elezioni di domani, Berlusconi ha commesso un errore potenzialmente disastroso attaccando Francesco Totti durante il comizio al Colosseo

Cogito ergo sum. Ovvero: Meno male che Silvio c’è ERGO I’m PD

Siamo arrivati al dunque. Quello di domani sarà un sabato quasi tranquillo. La quiete prima della tempesta. E non solo per i so calle operatori dell’informazione, che passeranno i periodici tre giorni più brutti della loro vita. Ma per tutti. Cosa succederà? Di sondaggi ne sono stati sparati fin troppi nell’etere.
Volevamo ricordarli così. Tra un I’m PD a un Meno male che Silvio c’è.

Silvio trionfa a Roma. Come dite? Si deve ancora votare? Dettagli…

Il video è per consolazione. Voi non lo sapete – in Italia, a volte, le notizie arrivano anche in ritardo, non arrivano, la popolazione non sa o non deve sapere – ma lui ha già vinto.
Un bel comizio che è un trionfo. Con tanto di luogo simbolicissimo e assolutamente scelto ad arte. Roma, Colosseo, Arco di Costantino. L’arco. Proprio quell’arco trionfale, eretto dal Senato romano nel lontano 315 per celebrare la vittoria dell’imperatore Costantino contro Massenzio.
Silvio Costantino, o Costantino Berlusconi, come preferite, è lì. Per il comizio finale della campagna elettorale.

Berlusconi, Dell’Utri e gli eroi. Quando il silenzio è d’oro

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Balzata agli onori delle cronache ormai molti anni fa come lo stalliere di Arcore – per via del gergo usato nel mondo del narcotraffico secondo cui le partite di droga venivano chiamate “cavalli” – la figura di Vittorio Mangano rappresenta, tutt’oggi, un’imbarazzante presenza nel passato del cinque volte candidato premier Silvio Berlusconi.
Celebre una telefonata del Cavaliere con Marcello Dell’Utri – la cui condanna in primo grado a nove anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa rappresenta solo il diadema di una collezione vastissima fatta di condanne, rinvii a giudizio e frequentazioni oltre il limite del decoro – in cui il Cavaliere scherza su un attentato dinamitardo subito nella villa di Arcore, presumibilmente per opera dello stesso Mangano.
Tra amici si sa, tutto è concesso. Ma nei giorni scorsi i fondatori di Forza Italia si sono lasciati andare ad alcune dichiarazioni francamente discutibili.

Berlusconi e il Quirinale. Ovvero: la parabola della volpe e l’uva

volpe uva
Una delle più belle, famose, edificanti fiabe del buon Esopo rivive, attuale e forte, ai giorni nostri. Che venga, a monito, per tutti.

Hanno il Quirinale, hanno il Csm, hanno la Corte costituzionale. Perché dovremmo concedere pure la presidenza di una Camera?

Hanno. Loro, i comunisti. Pensare che Silvio Berlusconi aveva passato mesi a parlare e straparlare di una linea bipartisan per la prossima legislatura. Addirittura, gli era scappato di suggerire di assegnare un ramo del Parlamento all’opposizione. Nel mentre parlava di dialogo costante, di riforme. Aveva invitato ad una campagna elettorale dai toni soft, comprensivi.

Ha passato gli ultimi due giorni a fare gaffe, figure barbine, a evacuare fuori dal vasino, parlando e straparlando di cariche istituzionali – e forse non era il caso. Gli italiani, tra due giorni, non avranno cognizione di ciò. E lo voteranno. E partirà l’era di Silvio. Quella vera. Un’era che durerà 20 anni.