Berlusconi alla Camera: “Nessuna alternativa a questo Governo, le opposizioni responsabili riflettano”

Silvio Berlusconi ha parlato dai banchi della Camera dei Deputati per chiedere la fiducia al Governo che presiede. Un discorso di 54 minuti (dalle 11.01 alle 11.55) diviso in due parti: nel corso della prima, il Premier ha illustrato i risultati portati a compimento dall’esecutivo che presiede, nella seconda ha dettagliato i punti (cinque e ben noti: federalismo, riforma tributaria, riforma della giustizia, piano sicurezza e Sud) attorno ai quali chiamare il Parlamento a estendergli o meno la fiducia nel proseguire la legislatura.

Non si è negato, Berlusconi, neppure a giudizi relativi alla crisi della maggioranza, dove il nuovo gruppo parlamentare di Fli rivendica autonomia e dignità politica. A stralci, i passaggi più significativi dell’intervento del fondatore del Popolo delle Libertà.

PARLAMENTO-GOVERNO. Non vi può essere nè autentica democrazia nè buon governo se il Parlamento non è libero e forte. Tra il Parlamento e il Governo non vi può mai essere contrapposizione“.

ECONOMIA.Credo si debba formulare un giudizio positivo sull’operato del governo, a cominciare da quanto è stato fatto sul fronte della crisi economica. Non ci siamo fatti trovare impreparati, ma nessuno poteva immaginare che sarebbe stata così profonda“.

La “spesa” di Berlusconi: 5 dall’UdC e 2 da Api

Vigilia del discorso parlamentare di Silvio Berlusconi che, mercoledì alla Camera, metterà nero su bianco i cinque punti programmatici intorno ai quali rinsaldare la propria maggioranza. Tra dichiarazioni (di tutti), discorsi alla nazione (di Gianfranco Fini) e denunce di dossieraggio politico (di Futuro e Libertà e delle opposizioni in genere), il Premier ha intessuto il capolavoro diplomatico andando alla ricerca di nuovi adepti e pare, stando a indiscrezioni e conferme, che l’opera di pubbliche relazioni abbia per ora fruttato la scritturazione di sette nuovi alleati.

Finiti nel gruppo misto. Si tratta di cinque ex UdC (Calogero Mannino, Saverio Romano, Giuseppe Drago, Giuseppe  Ruvolo e Michele Pisacane: noti alle cronache poitiche come i cinque “siciliani”) i quali andranno a formare il gruppo “Popolari per l’Italia” e due ex Api (l’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli), Massimo Calero e Bruno Cesario. Il vocio crescente è che Calearo (il cui recente percorso politico è stato il seguente: eletto con il Pd, passato all’Api, ora nel Gruppo Misto) abbia ricevuto la promessa di un ministero.

Caso Montecarlo, i finiani su Lavitola: “Il falso documento è opera sua”


La casa di Montecarlo, nella quale Gian Carlo Tulliani vive in affitto, sarebbe in realtà di proprietà del cognato di Gianfranco Fini. E’ quanto trapela dai documenti pubblicati da due giornali di Santo Domingo – e ripresi da Il Giornale e da Libero – secondo cui, dietro le due società off shore, ci sarebbe il fratello della consorte del Presidente della Camera.

Lo stesso documento sarebbe stato redatto dal ministero preposto dello Stato di Santa Lucia: Fini si è affrettato a smentire la versione dei fatti, i finiani hanno parlato di azione di killeraggio da parte dei servizi segreti italiani, manovrati a suon di milioni dall’Esecutivo nazionale.

Scalpore, clamore, confusione ai massimi storici: ci si capisce poco ma, tra accuse e smentite, è stato individuato colui che sarebbe responsabile del “falso”: risponde, stando a repubblica.it e alla tesi sostenuta dai referenti di Futuro e Libertà, al nome di Valter Lavitola, direttore dell’Avanti e parlamentare PdL.

Italo Bocchino (Fli): “Lavitola sarebbe uno degli uomini che ha lavorato a questa patacca per consegnarla al premier. E’ stato con Berlusconi nel recente viaggio in Centro e Sud America. Il dossier è stato prodotto ad arte da un persona molto vicina a Berlusconi“.

Cosentino, negate intercettazioni. Finiani votano con l’opposizione

Primo banco di prova per l’Esecutivo: si è votato in mattinata rispetto alla richiesta del Gip di Napoli di poter usufruire delle intercettazioni telefoniche inerenti alla vicenda di Nicola Cosentino (esponente PdL, coordinatore regionale della Campania), accusato di essere direttamete coinvolto nell’inchiesta sulle cosiddette “nuove P2” e indagato per reato di associazione camorristica.

Cosentino, dimessosi nella circostanza da Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Economia e delle Finanze (forti le pressioni in tal senso dell’area finiana del PdL), alla fine vince la personalissima battaglia (la Camera ha negato l’autorizzazione a procedere) ma il PdL non può politicamente esultare per una evidente spaccatura. Erano nell’aria, non fanno notizia in maniera assoluta ma i voti del gruppo parlamentare Futuro e Libertà – confluiti in quelli dell’opposizione, che ha espresso parere positivo rispetto all’utilizzo delle intercettazioni – si sono per la prima volta dissociati da quelli della maggioranza.

Il PdL tiene, Lega e UdC crescono, Pd e IdV ai minimi, Fli irrompe

Nuovo sondaggio elettorale effettuato da Ipr-Marketing e volto ad analizzare l’attualità politica: evinciamo una serie di dati che portano a diverse considerazioni. Il primo: la fiducia nei confronti dell’Esecutivo guidato da Silvio Berlusconi è ai minimi storici, così come il gradimento verso il Popolo delle Libertà e resta invariato (era già diminuito in termini di percentuali nello scorso luglio) l’apprezzamento del Premier.

Secondo dato: le forze di opposizione del centro sinistra non hanno la capacità di approfittare dell’incertezza e dello sfilacciamento della maggioranza, tutt’altro. Continuano a perdere consensi sia il Partito Democratico (altro crollo – meno 6 punti – rispetto a luglio) che Italia dei Valori (il partito di Antonio Di Pietro perde 4 punti di consensi).

Terzo elemento di riflessione: la crescita della Lega Nord non si arresta e proprio quella di Umberto Bossi, al pari dell’UdC di Pier Ferdinando Casini, è la forza partitica che fa registrare l’ennesimo passo in avanti. Il gradimento del Carroccio cresce di altri tre punti, quello dei centristi di due.

Berlusconi: “Compravendita degli onoervoli? Macchè, tutti eletti con noi”

Mentre Fabrizio Cicchitto, capogruppo PdL alla Camera dei Deputati ufficializza l’ultimatum ai finiani fuoriusciti dal gruppo parlamentare e finiti in Futuro e libertà (delle due l’una, il senso delle parole di Cicchitto: o vi riaccasate nel Pdl in un unico gruppo parlamentare o la scissione sfoci in una nuova forza partitica), l’ala del centro destra che risponde in prima persona a Gianfranco Fini replica in maniera piccata e non lascia adito a dubbi.

Carmelo Briguglio:L’osservazione di Cicchitto è acutissima: dopo l’intervento di Fini a Mirabello non ci sono ambiguità. La strada? E’ la seconda che ha detto“. Italo Bocchino:E’ lo stesso Cicchitto a porre la questione in termmini ultimativi: o rientrate o formate un nuovo partito. Non ci lascia scelta. Ma Cicchitto dimentica che esiste un editto che dichiara Fini incompatibile con il Pdl: in base a questo editto siamo tutti incompatibili e le conseguenze verranno tratte a tempo debito“.

Governo, il piano Berlusconi – Alemanno per la fiducia parlamentare


In attesa che il gruppo di responsabilità si faccia realmente avanti, Silvio Berlusconi – con il sostegno operativo di Gianni Alemanno – sta cercando di intessere un piano alternativo affinchè il Governo possa contare su una maggioranza oggettiva il prossimo 28 settembre, giorno in cui il Premier si presenterà in Parlamento (alla Camera) per illustrare i cinque programmatici sui quali chiederà la fiducia a governare per il prossimo triennio. Arrivare a scadenza naturale non è più così scontato, visto che i deputati di Futuro e Libertà (oramai a tutti gli effetti autonomi e svincolati dal PdL: l’unione è attestata dal mero rispetto del programma elettorale) non garantiscono più all’Esecutivo un sostegno unilaterale e a prescindere.

Per iniziativa del repubblicano Francesco Nucara si stava allestendo una pattuglia di eletti che – indipendentemente dalla decisione dei rispettivi partiti di appartenenza: UdC, MpA, gruppo misto, Svp – potesse assicurare a Berlusconi un numero certo di voti (si è vociferato una ventina, ma uno alla volta – laddove interpellati – hanno mostrato di non essere interessati). I venti salvagenti, quindi, sono quasi tutti ciambelle con il buco: a galla non ci si sta.

Sondaggio elettorale: ecco quali partiti voterebbero gli italiani

Dopo la fase di chiusura delle principali feste di partito (nel corso della giornata di domenica, hanno parlato in sequenza: Silvio Barlusconi ai giovani del Pdl di Atreju 2010; Pier Luigi Bersani da Torino, serata finale della kermesse democratica; Umberto Bossi da Venezia, chiusura della festa dei Popoli Padani; Pier Ferdinando Casini da Chianciano, a corollario del raduno annuale dell’UdC), si torna a vivere nell’attesa del discorso del Premier in Parlamento: il 28 settembre, infatti, l’Esecutivo chiederà la fiducia rispetto al programma di cinque punti con cui affrontare i tre anni che restano alla scadenza del mandato naturale.

La crisi pare un po’ meno evidente, sul ricorso preventivo alle urne – per il quale avremmo scommesso una cifra elevata solo una settimana fa – appare non così scontato. “Avremo una larga maggioranza nell’emiciclo“, ripeteva il Presidente del Consiglio, lasciando intendere di poter contare non solo sulla lealtà dei finiani (“che hanno pagato un debito di riconoscenza nei confronti di Gianfranco Fini“) ma anche – laddove fosse numericamente necessario – sul voto di una schiera di centristi i quali si svincolerebbero dalle scelte del partito di riferimento.

Berlusconi a Bossi: “Quindici giorni per fare fuori i finiani”

La nuova sfida di Silvio Berlusconi è quella di convincere Umberto Bossi a rinunciare al voto anticipato e optare per la prosecuzione dell’attuale percorso esecutivo. La promessa del Premier, in tal senso, ha assunto sfaccettature e connotati dettagliati: quindici giorni – dice il fondatore del PdL – per assicurarci una nuova maggioranza parlamentare che non tenga più conto dell’apporto di Futuro e Libertà.

In sostanza, dice Berlusconi, “riuscirò a garantire stabilità senza dover contare sui finiani che, a quel punto, faranno quello che gli pare senza tenere in scacco il Governo“. Il banco di prova è rappresentato dal 28 settembre, giorno in cui il Presidente del Consiglio si recherà nell’emiciclo per chiedere la fiducia sul programma.

Dovesse fallire anche questo tentativo – in sostanza – allora Berlusconi cederebbe alle pressioni della Lega Nord e, tra la presa d’atto e le elezioni anticipate, il passaggio sarebbe breve, immediato, necessario. Stavolta, tuttavia, l’accondiscendenza del Senatur potrebbe anche non bastare: troppi gli elementi che portano Bossi a ritenere urgente e irrinunciabile il voto immediato, non ultimo la sensazione che – in caso di tenuta momentanea – non si farebbe che prolungare l’agonia. Rimandandola senza riuscire a risolvere il problema.

Discorso Fini [VIDEO]: le reazioni della politica

Gianfranco Fini ha raggiunto l’obiettivo: Mirabello è stato teatro in cui il Presidente della Camera, attraverso un discorso determinato e trasversale, ha posto la propria candidatura (e quella di Futuro e Libertà) quale alternativa concreta nei confronti di Silvio Berlusconi (“metodi tipici del peggiore stalinismo”) e del PdL (“Non c’è più: imposssibile tornare in qualcosa che ha smesso di esistere”). Stoccate importanti agli ex alleati e all’informazione che fa capo al Premier (“aAttacchi personali infami ma lo stile Boffo non fa paura”, “I telegiornali sembrano fotocopie dei fogli d’ordine del Pdl”), frecciate ai compagni di una vita dentro Alleanza Nazionale (“I colonnelli hanno cambiato generale”), ridimensionamento politico della lega Nord (“Appiattirsi sulle posizioni di partito regionale non ha motivo di essere”), apertura alle opposizioni (“Cerchiamo di fare le riforme coinvolgendo tutti”) ed ennesima conferma del fatto che Fli non volterà le spalle alle indicazioni elettorali e sosterrà l’Esecutivo rispetto ai cinque punti programmatici (“Ma nel merito ci deve essere un confronto”).

Non solo: Fini si issa a paladino di etica e morale riaffermando la priorità di alcuni punti (onestà, pluralismo, difesa dell’operato dei giudici e della magistratura) dai quali occorre ripartire. Non sono mancate le indicazioni più squisitamente politiche (“Giusta protesta di precari della scuola e forze di polizia rispetto alle decisioni del Governo, inammissibile un Paese dove un giovane su quattro è disoccupato, impensabile una Nazione che possa fare a meno del Ministro dello Sviluppo economico, codice etico per gli amministratori, Federalismo che tenga conto delle esigenze del Paese”) e non potevano venire meno neppure le reazioni partitiche rispetto alle frasi del Presidente della Camera.

L’attacco degli esponenti del PdL è scontato: la sensazione è che Fini punti al voto senza addossarsi le colpe della rottura, la strategia è di bocciare in toto le parole della terza carica istituzionale e rimarcare l’astio nei confronti della figura del Premier.

Berlusconi: “Processo breve, stop. Ai finiani: restate nel PdL, saremo riconoscenti”

Le parole di Silvio Berlusconi anticipano di un giorno quelle di Gianfranco Fini (domenica 5 settembre a Mirabello, ore 18) e chiudono definitivamente alla eventualità di inserire nella riforma della giustizia (uno dei capisaldi su cui fondare la rinnovata alleanza programmatica con Futuro e Libertà) il punto relativo al processo breve. In un nuovo messaggio audio ai Promotori della Libertà, il Premier sembra intenzionato a un passo di avvicinamento nei confronti dei finiani e sembra costruire i presupposti affinchè il voto anticipato sia scongiurato: “Dentro la mozione sulla giustizia che porteremo all’approvazione del Parlamento prossimamente non dovrebbe esserci alcun riferimento a questo cosidetto processo breve“.

Nessun accenno diretto alla volontà di mediare: diventa un momento necessario per assecondare le richieste di Gianfranco Fini ma il Premier non lo dice. Mai. Piuttosto, mostra di essere evidentemente convinto della necessità di un rinnovamento giudiziario da vivere anche attraverso l’introduzione del “processo breve” ma di non prenderlo in considerazione per evitare campagne mediatiche fatiscenti: “Siccome quando si tratta di giustizia e di processi non c’è una norma che non tocchi, non riguardi uno dei tanti processi o meglio delle tante aggressioni che mi sono state rivolte in questi anni per tentare di sovvertire il voto degli italiani, anche se questa norma è giusta e anzi assolutamente doverosa, la sinistra e i suoi giornali la fanno diventare uno scandalo e la mettono al centro di una campagna ancora e sempre contro di me. Allora io voglio rassicurare ancora una volta la sinistra“.

A questo punto, il patto con Fli si strutturerà su cinque punti programmatici, già noti da tempo: “Riforma tributaria e federalismo fiscale, sicurezza, immigrazione, rilancio del Sud e giustizia. Abbiamo elaborato le priorità e gli interventi concreti sui quali il Parlamento dovrà pronunciarsi nelle prossime settimane“.

Pd, Rosy Bindi: “Alleanza elettorale con Futuro e Libertà”. Bocchino frena

Pier Luigi Bersani ha annunciato l’intenzione di riprendere (e attribuirgli obiettivi e linee programmatiche rinnovate) l’esperienza dell’Ulivo, Rosy Bindi mostra di gradire la linea del segretario auspicando una coesione talmente ampia da prevedere anche una convergenza con Gianfranco Fini.

Il Partito Democratico, attraverso le parole del Presidente, apre a Futuro e Libertà senza neppure attendere (o forse anche per questo) le parole che il  Presidente della Camera pronuncerà domenica 5 settembre a Mirabello (in occasione dell’incontro dei gruppi di Fli).

Potrebbe essere l’occasione della rottura definitiva tra il Popolo della Libertà e i finiani: l’ex Ministro della Sanità coglie la palla al balzo e dichiara a Telelombardia: “Se Berlusconi e la Lega dovessero portare il Paese alle terze elezioni in sei anni, allora noi proporremo a Fli un’alleanza per la democrazia. Noi staremo con tutti coloro che sono disponibili a salvare questa Costituzione. Non penso ad ammucchiate: se Berlusconi cerca la prova di forza con il voto anticipato e se ci sarà un attacco alla Costituzione, noi chiederemo a tutti di difendere la Costituzione e la democrazia“.

Roma, Gheddafi-show: per Farefuturo sembra Disneyland

Ennesimo spettacolo ad hoc intorno alla figura del leader libico, Muhammar Gheddafi. Roma presta il fianco; mai stata inospitale, la Capitale. Solo che, stavolta, i giudizi rispetto agli avvenimenti che si susseguono cominciano a essere agli antipodi. Tra chi apprezza e chi disprezza, chi avvalla e chi scuote il capo. Altra pattuglia di giovincelle (non le 500 di ieri ma buone due centinaia) all’Accademia libica per creare la giusta cornice in occasione dell’ennesimo intervento del Colonnello con tanto di – seconda volta in due giorni – lezione di Corano.

Elogio dell’Islam tra sorrisi ammiccanti e gonne (più o meno lunghe). A seguire, due visite ufficiali: alle 17 Gheddafi e Silvio Berlusconi visiteranno una mostra fotografica all’Accademia libica mentre in serata verrà celebrato a dovere l’anniversario del Trattato di amicizia: previsti uno spettacolo equestre (con 30 cavalli berberi) e il Carosello dei Carabinieri alla caserma Salvo D’Acquisto; infine, il Premier offrirà al leader libico e agli altri 800 invitati una cena a interrompere il digiuno voluto dal Ramadan.

Famiglia Cristiana attacca il berlusconismo: assist ai finiani, il PdL a difesa del Premier

Mandarle a dire? Porgere l’altra guancia? Macchè: Famiglia Cristiana mostra muscoli e denti e, nel prendere di mira Silvio Berlusconi e il cosiddetto berlusconismo (che roba è? ci arriviamo, ci arriviamo) non risparmia un pensiero che sia uno. Nei confronti del Premier, un duro attacco dal settimanale delle edizioni paoline anche in replica (parecchio tardiva, vero) nei confronti della vicenda accaduta all’allora direttore Dino Boffo. Il metodo dei berluscones sarebbe in fondo quello lì: “Chi dissente, va distrutto“.

Attraverso un editoriale dal titolo eloquente – “La Costituzione dimezzata” – è Beppe Del Colle a caricarsi sulle spalle i macigni da lanciare contro il Presidente del Consiglio: “Berlusconi ha detto chiaro e tondo che nel cammino verso le elezioni anticipate – qualora il piano dei cinque punti non riceva rapidamente la fiducia del Parlamento – non si farà incantare da nessuno, tantomeno dai formalismi costituzionali. Così lo sappiamo dalla sua viva voce: in Italia comanda solo lui, grazie alla ‘sovranità popolare’ che finora lo ha votato. La Costituzione in realtà dice: ‘La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione’. Berlusconi si ferma a metà della frase, il resto non gli interessa, è puro formalismo“.