Regionali Lazio quando si vota

Il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, ha firmato il decreto per indire le elezioni regionali Lazio nella data stabilita dal Tar, il 3 e il 4 febbraio. Viene così accolto il ricorso presentato dal Movimento difesa del cittadino, che voleva annullare il decreto con cui la governatrice uscente, Renata Polverini, aveva indetto le elezioni per il 10 e l’11 febbraio. Soddisfatte le parti che avevano proposto l’annullamento del decreto: vediamo allora chi saranno i primi candidati, e quali dichiarazioni sono state effettuate a margine della notizia.

Il primo candidato, in tema, è certamente il presidente della provincia Nicola Zingaretti, del Partito Democratico, che ha già consegnato al presidente del Consiglio provinciale di Roma, Giuseppina Maturani, le proprie dimissioni da presidente della provincia. Le dimissioni diventeranno efficaci decorso il termine di 20 giorni.

Lo stesso Zingaretti ha commentato molto positivamente la notizia, affermando che “finalmente, con la firma del decreto di indizione da parte del prefetto Giuseppe Pecoraro, abbiamo uan data certa, ufficiale e definitiva per lo svolgimento delle prossime elezioni regionali. Coerentemente con questa novità e con la mia scelta di candidarmi alla presidenza della Regione Lazio, ho consegnato le mie dimissioni che diventeranno efficaci decorso il termine di 20 giorni. Fino a quel momento continuerò ad essere al servizio dell’Istituzione che ho guidato con orgoglio in questi cinque anni”.

Soddisfatto anche Gianluigi Pellegrino, che ha proposto i ricorsi accolti sulla data del voto laziale, ricordando come sia orgoglioso di aver ridato ai cittadini del Lazio “i più lementari diritti costituzionali che una politica proterva oltre ogni limiti ha cercato in tutti i modi di calpestare”.

Tra le dichiarazioni opposte quella dell’assessore alle infrastrutture e ai trasporti, Luca Malcotti, che definisce “candidato per caso” Zingaretti, ricordando altresì come nel Lazio il centrosinistra abbia lasciato 1,5 miliardi di euro “di disavanzo sanitario, l’aumento delle tasse e il blocco del turnover”.

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