Moratoria sull’aborto, tra Ruini e laicità

Ferrara

Sulla scia dell’approvazione, da parte dell’Onu, della risoluzione contro la pena capitale, Giuliano Ferrara, Direttore de Il Foglio, il 20 dicembre scorso ha lanciato, dalle colonne del suo giornale, la proposta di una moratoria per l’aborto. Nell’editoriale, Ferrara scrive: “C’è anche una pena di morte, legale, che riguarda centinaia di milioni di esseri umani. Le buone coscienze che si rallegrano per il voto dell’Onu ora riflettano sulla strage eugenica, razzista e sessista degli innocenti”.

Raccogliendo una nutrita schiera di fans. La Comunità Papa Giovanni XXIII, associazione fondata da Don Oreste Benzi, ha diffuso immediatamente una nota. “La Comunità Papa Giovanni XXIII gioisce per la moratoria sulla pena di morte approvata dall’Onu, certa che ogni uomo, anche colui che si è macchiato dei crimini più orrendi, resta un uomo e gli deve essere concessa la possibilità di pentirsi e di cambiare vita. Ma c’è un’altra pena di morte, ben più subdola, comminata ingiustamente a 500 bambini e bambine ogni giorno in Italia e 123mila nel mondo col favore della legge“. L’aborto, nelle parole di Don Oreste Benzi, è un omicidio premeditato con l’aggravante che la vittima non si può difendere.

E la politica italiana si smobilita. Si interroga e si scontra. Su una legge, la 194 del 1978, che all’epoca, ormai trent’anni fa, tanto scalpore aveva fatto ma anche tanta percezione di avanzamento di civiltà.  Sandro Bondi, coordinatore di FI, ha proposto una mozione parlamentare per rivedere le linee guida della legge in questione. Ed è stato accolto, naturalmente, da polemiche e dibattiti. Paola Binetti, senatrice “teodem” del Pd, ha accolto favorevolmente la proposta di Bondi. “La mozione è un grande passo avanti nella direzione giusta, cioè la difesa della dignità della persona e del valore sacro della vita”, spiega in un’intervista a “La Stampa”. “La 194 è datata, ha trent’anni e per rivedere le linee guida della legge sono disponibile a dare il mio contributo alla formazione di una maggioranza trasversale“.

Ferrara, dal canto suo, torna all’attacco. Ieri ha scritto al presidente del Partito Democratico, Walter Veltroni, per chiedergli di poter perorare la sua causa davanti al comitato che sta discutendo lo statuto del Pd. “Caro Veltroni – scrive Ferrara – ti auguro buon anno e ti chiedo, se la cosa vi interessi, di consentirmi di esporre le mie ragioni in favore della moratoria sull’aborto al comitato che sta discutendo statuto e identita’ del Partito democratico”.

Ma la politica italiana sembra essersi smobilitata soprattutto dopo le dichiarazioni del Cardinale Camillo Ruini. Il quale, naturalmente, ha accolto con estremo favore l’appello di Ferrara. Sottolineando a sua volta il “logico” nesso tra moratoria sulla pena di morte approvata dalle Nazioni Unite e interruzione della gravidanza. Nelle sue parole “è auspicabile che la moratoria sia anche uno stimolo per l’Italia, quantomeno per applicare integralmente la legge sull’aborto che dice di essere legge che intende difendere la vita, quindi applicarla a 30 anni ormai dalla legge e aggiornarla al progresso scientificoche ad esempio ha fatto fare grandi passi avanti alla sopravvivenza dei bambini prematuri. Diventa veramente inammissibile procedere all’aborto ad un’età del feto nella quale egli potrebbe vivere anche da solo“.

E le reazioni, come anticipato dalla senatrice Binetti e come ci si poteva aspettare, sono state contrastanti e assolutamente trasversali. Roberto Calderoli è cauto e fondamentalmente d’accordo: “è condivisibile la proposta di rivedere la legge 194, ma successivamente, non ora, non con questo questo governo, non con questa maggioranza, che hanno già ampiamente dimostrato di non voler tutelare la vita e la famiglia“.

Forza Italia si divide tra favorevoli e contrari: Francesco Giro ricorda che “bisogna promuovere un confronto di alto profilo sui diritti della persona, soprattutto se debole o debolissima, come la figura del nascituro”, mentre Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori liberali e deputato azzurro, richiama alla laicità: “Su un tema come quello dell’aborto è legittimo che i cattolici intervengano, ma il centro destra non deve diventare un partito confessionale“. L’Udc è tutto per Ruini. Rocco Buttiglione dichiara: “il nostro partito è sempre stato all’avanguardia nella lotta in difesa della vita” e ricorda di una proposta di legge che giace in Senato per interdire l’aborto oltre la ventesima settimana di gravidanza.

Ci pensa il ministro della Salute, Livia Turco a difendere la legge in vigore. “La legge 194 non si tocca“, tuona. “Sì al dibattito pubblico, ma nessuna modifica alla legge che dal 1982 ad oggi ha permesso il dimezzamento degli aborti“. Anche un’altra donna, Marina Sereni, vicepresidente alla Camera del gruppo del Partito democratico (lo stesso della Binetti), si leva contro le accuse alla 194. “E’ un’ottima legge che ha contribuito a sconfiggere l’aborto clandestino e a dare alle donne tutele e aiuti per una maternità consapevole“.

I radicali sono critici e chiedono un dibattito scientifico e fondato: Marco Cappato dichiara che “la legge sull’aborto non è per noi né un totem né un tabù. Verificare l’impatto del progresso tecnologico sul rispetto della legge è certo opera utile e doverosa, non solo relativamente alle mutate possibilità di sopravvivenza del feto fuori dall’utero, ma anche rispetto alle tecniche abortive disponibili, prima tra tutte la RU486, e alle tecniche di analisi prenatale e preimpianto“.

La sinistra, dal canto suo, è sul piede di guerra. Marco Rizzo, coordinatore nazionale dei Comunisti italiani, è duro contro qualsivoglia modifica legislativa: “Si vuole trasformare l’Italia in uno Stato confessionale, fatto per noi inacettabile“. Graziella Mascia, vice presidente dei deputati di Rifondazione comunista, non è più dolce: “Ancora una volta gli ambienti più integralisti del cattolicesimo italiano lanciano una campagna provocatoria e anacronistica contro la 194 che nulla ha a che fare con la salute del bambino e che si gioca tutta sulla pelle delle donne“.

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