Da Feltri a Ferrara: Il Giornale cambia direttore?

A motivare l’eventuale avvicendamento – tra Vittorio Feltri e Giuliano Ferrara – vi sarebbe la necessità di virare rispetto alla line aeditoriale: Il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi, infatti, ha recentemente intrapreso un percorso di “estrema attenzione” rispetto alle vicende che hanno interessato – in maniera più o meno diretta – Gianfranco Fini.

Il caso Montecarlo, per intenderci, e la costante richiesta di chiarezza – prima – e dimissioni – poi – da parte della terza carica istituzionale. Silvio Berlusconi, in un momento particolarmente delicato rispetto alla tenuta della propria maggioranza da cui lo zoccolo finiano si è di fatto svincolato (confluendo nel gruppo parlamentare di Futuro e Libertà: anticamera al nuovo partito), potrebbe optare per abbassare i toni, modificare la strategia.

Lo richiede la precaria stabilità dell’esecutivo, la cui garanzia di durata è – allo stato attuale – direttamente proporzionale alle decisioni di Fli. Dalla linea aggressiva a quella moderata: da Feltri, appunto, a Ferrara.

DAGOSPIA. L’indiscrezione arriva da qui: secondo il portale di informazione Dagospia, in via Negri potrebbe finire proprio Giuliano Ferrara, attuale direttore de Il Foglio a cui viene riconosciuta la possibilità di trovare – lui che ha sempre cercato di ricucire lo strappo tra le due anime del PdL e tra i due co-fondatori del partito – un equilibrio editoriale che favorisca la continuità politica di una intesa sempre a rischio.

La figura di Ferrara, in sostanza, garantirebbe Berlusconi e Fini e potrebbe agevolare (mettendo fine ai titoloni sbattuti in prima e relativi alla vicenda Montecarlo-Tulliani) una temporanea alleanza programmatica tra i due leader.

Feltri, dal canto suo e dopo aver già lasciato la direzione ad Alessandro Sallusti (alla base della scelta, una probabile sanzione in arrivo da parte dell’OdG in merito al caso Boffo), ha immediatamente commentato l’indiscrezione. Dall’Ansa: “Sono stato chiamato per ripianare i conti: al mio arrivo vi era un deficit di oltre 22 milioni, in 16 mesi ne ho recuperati 15. Se ora la mia presenza è d’impiccio, vado via senza polemiche“.

Tra le richieste di Ferrara, infine, Dagospia segnala quelle di aver mano libera nella trasformazione del quotidiano. Dovrebbe diventare, agli occhi del giornalista, la voce dei moderati e dare un taglio a campagne personali.

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