Lampedusa, rivolta degli immigrati: in fiamme il centro di accoglienza

Torna ad essere critica la situazione a Lampedusa per la questione dell’immigrazione. Nel pomeriggio, infatti, è scoppiato un incendio di vaste proporzioni nel centro di accoglienza di Contrada Imbriacola, che al momento ospita 1300 extracomunitari, dei quali 1200 tunisini, che già nei giorni scorsi hanno protestato più volte per chiedere il loro trasferimento sulla terraferma. Circa 800 immigrati sarebbero anche riusciti a fuggire dal centro, e di questi 400 sarebbero stati rintracciati dai carabinieri vicino al molo Favaloro, mentre gli altri sarebbero ricercati.
I vigili del fuoco, dopo quattro ore, sono riusciti a domare l’incendio,che nel frattempo però aveva già distrutto due dei tre edifici del centro, e provocato una fitta nube di fumo nero. Il fumo è arrivato anche sopra l’aereoporto, che è stato momentaneamente chiuso, e ha raggiunto il centro abitato. Almeno una decina di persone tra migranti e forze dell’ordine sono rimaste intossicate, e fra queste anche un immigrato paraplegico; nessuno, comunque, sarebbe in pericolo di vita.
Il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis ha dichiarato:

“Il centro è interamente devastato, è tutto bruciato, non esiste più e non può più ospitare un solo immigrato. Lampedusa non ha più un posto. E’ l’ora che il governo intervenga dopo tanto immobilismo. Avevano avvertito tutti su quello che poteva accadere ed è accaduto”.

Il ministero dell’Interno ha fatto sapere che i rimpatri continueranno come previsto, con due voli al giorno per 50 persone.
Intanto, l’organizzazione umanitaria Save the Children ha espresso preoccupazione per l’incendio, e in particolare per alcuni bambini presenti nel centro. “In più di un’occasione avevamo espresso il nostro timore che episodi del genere si potessero verificare” ha inoltre accusato Raffaella Milano, direttrice del programma Italia-Europa di Save the Children.
Di tutt’altro tenore il commento del vicesindaco delle Pelagie e senatrice leghista Angela Maraventano, che si spinge fino a chiedere “al governo italiano di intraprendere tutte le iniziative verso il governo di Tunisi, affinchè quest’ultimo paghi i danni arrecati nel centro di accoglienza”.
Flavio Di Giacomo, dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), che opera sull’isola, ha parlato invece di un “incendio prevedibile“, per via dell‘alto numero di extracomunitari presenti nel centro di accoglienza e della mancanza di trasferimenti sulla terraferma. Preoccupazione è stata espressa anche dall’Alto Commissiarato Onu per i Rifugiati (Unhcr), che ha avvertito: “L’isola si troverà sprovvista di una struttura di accoglienza per coloro che arriveranno via mare“.
Dal mondo politico, è la responsabile immigrazione del Pd Livia Turco a mettere sotto accusa l’esecutivo: “Il governo, che in genere si occupa di immigrazione solo per strumentalizzarla a fini propagandistici, ha confermato la solita improvvisazione e incapacità” ha affermato.

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