In memoria delle vittime di mafia



Il 19 luglio di 16 anni fa, Paolo Borsellino e la sua scorta venivano assassinati. A loro, a Peppino Impastato, di cui quest’anno ricorre il trentennale della morte, e a Rocco Gatto ucciso dalla ‘ndrangheta a Gioiosa Ionica nel 1977, i Têtes de Bois dedicano una tappa speciale del loro tour all’interno de “I Concerti del Parco” in programma ieri alle 21 a Roma. Ha partecipato anche Marco Paolini.


Ho letto questo trafiletto. Mette su molta tristezza. Necessaria.


Il 19 luglio di 16 anni fa, Paolo Borsellino e la sua scorta venivano assassinati.

Da Il manifesto.

Marzo ‘77, Italia, anni di piombo. Si spara, a Bologna come in Calabria. L’11 muore Francesco Lorusso. È un militante di Lotta continua, viene colpito dal fuoco della polizia durante una manifestazione, lì nella città simbolo del Settantasette. Il giorno successivo, il 12 marzo, cade Rocco Gatto a Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria. È un mugnaio iscritto al Pci, un uomo onesto, che non ne vuole sapere di pagare la mazzetta e denuncia quel che vede e sa. Lo uccidono a colpi di lupara, lì nel paese da dove è partita la prima sfida alla ‘ndrangheta. Sangue su sangue. La repressione dello Stato e quella delle cosche


In quanti sanno chi è Rocco Gatto? In quanti hanno sentito questo nome?

È un mugnaio iscritto al Pci, un uomo onesto, che non ne vuole sapere di pagare la mazzetta e denuncia quel che vede e sa

In quanti lo ricordano?

Rocco Gatto ha sempre lavorato per dare un futuro alla famiglia. Nato nel ’26, è il primo di 15 figli. Da bambino aiuta il padre Pasquale come garzone in un mulino di Gioiosa Ionica, nel cuore della Locride. Farà la gavetta, ne diventerà proprietario nel ‘64. E da allora cominciano i guai, arrivano le prime richieste dalla cosca padrona, gli Ursini.

Rocco è già un uomo tutto d’un pezzo. Ha preso il carattere fiero del padre, che in tempi di fascismo non aveva voluto indossare la camicia nera. Una famiglia di stalinisti, di quelli che credono nel mito sovietico. Di quelli che non accettano imposizioni, né dal padrone né dal capobastone. Soldi al boss, Rocco non ne ha mai voluti dare. Lui che per i fratelli si sarebbe tolto il pane di bocca, raccontano i familiari. Generoso, ma fiero. Hanno provato a piegarlo in tutti i modi: i furti, gli incendi al mulino, le minacce. Gli hanno anche rubato gli orologi da collezione, che riparava per passione.

Dal ’74 la morsa del clan si fa stringente. Più volte Luigi Ursini e Mario Simonetta – il capoclan e il gregario, imputati per la vicenda del mugnaio e condannati in via definitiva nell’88 per estorsione aggravata – si fanno vedere al mulino, chiedono, pretendono. Magari anche delle cambiali, una firma per debiti di mafia


In quanti lo ricordano?



Il 19 luglio di 16 anni fa, Paolo Borsellino e la sua scorta venivano assassinati.


Non li avete uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe

Scrivevano a Palermo nel 1993, su stracci usati come cartelloni.


In quanti lo ricordano? Peppino Impastato, eroe moderno, dimenticato, dal destino tragico legato, nella storia – di chi ricorda – al giorno in cui Aldo Moro venne ritrovato. 9 maggio 1978. Trovati morti lo stesso giorno.


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