Il blocco delle strade: la moda del momento

Una volta si scendeva in piazza senza grandi media che ti supportavano nella dura lotta a far sentire la propria voce. Quando i potenti non fingevano di fare i sordi, lo facevano e basta.

Oggi anche la minima manifestazione è divenuta uno spettacolo. I cortei organizzati, anche i più piccoli con poche persone al seguito, sono sempre seguiti da almeno una telecamera che da risalto alla notizia, a volte “spettacolarizzandola” più del dovuto.

Vista la spettacolarizzazione anche le proteste si sono dovute adeguare. Così dopo le mucche portate dalla Coldiretti direttamente davanti al governo, è arrivata la moda di protestare con camion e affini per rallentare il traffico di tutti i giorni, ultimo caso in Spagna e Francia nemmeno tanti giorni fa.

A questo punto non mi resta che chiedervi: Secondo voi è giusto bloccare le strade e intralciare chi lavora per fare sentire la propria voce?

6 commenti su “Il blocco delle strade: la moda del momento”

  1. Sì, purtroppo sì visto che è l’unico modo per essere ascoltati e visto che la maggior parte delle volte si manifesta per diritti che una comunità civile dovrebbe già garantire. Senza telecamere e senza disagi che senso avrebbe una manifestazione? Affittare un palazzetto dello sport e manifestare tra soci non sarebbe molto utile suppongo.

  2. @Marduk: Il fatto è che, almeno dal mio punto di vista, rendere “mediatica” una manifestazione non porta a risultati effettivi se non essersi mostrati. Si pensa che una telecamera possa risolvere i problemi, mentre invece sono i governanti che li devono risolvere. Bloccare le strade e creare disagio a chi, come i manifestanti, soffre nella vita di tutti i giorni che colpa può avere. Non pensi sia meglio esprimere disagio in altro modo?

  3. @Paolo Riva: Certo, in linea di massima mi trovi d’accordo ed il discorso sarebbe molto più complesso; il fatto è che, sì è vero certi metodi creano disagio principalmente a chi non ha colpe però bisogna riconoscere che oggi come oggi non è facile far valere le proprie ragioni senza coinvolgere, anche “infastidendole”, almeno una parte di persone del tuo stesso stato sociale. Non ho mai partecipato a certe manifestazioni, generalmente le “subisco” ma anche se non direttamente, spesso sento di farne in un certo senso parte, specialmente quando mi rendo conto che nessuno, tra chi potrebbe e dovrebbe, intende garantire completamente diritti che non dovrebbero nemmeno essere richiesti.

  4. @Marduk: Innanzitutto chiamami solo Paolo, altrimenti con Paolo Riva mi sembra tutto troppo formale (anche se l’articolo l’ho scritto io). Anche io sono uno di quelli che “subisce”, però quando ti ritrovi con distributori secchi, supermercati vuoti e pensi tra te e te che tanto quelli a cui dovrebbe rivolgersi questa protesta il fastidio di certe situazioni non lo sentono, ti viene voglia di dire: “Ma non potete cambiare mezzo?”. Tu avresti qualche proposta?

  5. @Paolo: Putroppo no, nessuna proposta alternativa o perlomeno non altrettanto efficace. Insomma, voglio dire, mi informo attraverso la stampa “canonica”, attraverso quella “alternativa”, blog, libri e mi rendo conto di quanto ci sarebbe da cambiare o da rifare. Scrivo, parlo con la gente cercando di mettere in risalto gli interessi e gli errori di pochi che compromettono il benessere di molti e mi accorgo di quanti ne convengono, vado a votare cercando di scegliere meglio possibile…eppure…eppure niente. Non vedo via d’uscita, non trovo il modo per iniziare a cambiare “dal basso”, a far sentire a chi ci governa che “l’uomo della strada” se la passa sempre peggio ed è sempre più rassegnato perchè sa di non avere nessun potere, non conta.
    Poi però mi ritrovo fermo a 200 metri dal benzinaio, in riserva, dietro una fila infinita di macchine. Arrivato a metà coda scopro che l’attesa di 45 minuti è stata inutile perchè la pompa è vuota. E così rallentano gli uffici, si svuotano i supermercati, vanno in tilt i servizi e mi innervosico per il disagio ma al tempo stesso sono felice perchè mi accorgo, con piacere, che il potere è passato a “l’uomo della strada” che non conta niente, che non ha potere ma che se si incazza davvero e solo in quel caso, il cambiamento lo ottiene.

  6. @Marduk: Credo che meglio non potevi impersonare lo stato d’animo di chi come te, come me e come tutti vive il disagio da “uomo della strada”. Le tue parole le sento anche molto mie. Eppure in tutto questo senso di vittoria, l’unico che ne esce sconfitto è sempre l’ “uomo della strada”. Perchè se da un lato vince dall’altro si danneggia, se da un lato mostra la forza dall’altra mostra la sua necessità e il suo bisogno di dipendere per forza da qualcosa. Questo mi fa sorgere i dubbi che forse, come mezzo, il blocco dei trasporti non è la scelta giusta per mostrare la forza dell’uomo “normale” quanto invece la sua necessità di avere bisogni in maniera indispensabile, bisogni che prima o poi, lo stato, andrà a rincarare…

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