Gianfranco Fini, nuovo Presidente della Camera



Dopo il comunista, l’ex comunista, ecco l’ex fascista.

Come i miei predecessori Violante e Bertinotti sono anch’io un uomo di parte, fortemente convinto della bontà dei valori che hanno ispirato il mio impegno politico, ma in questo importante incarico istituzionale mi impegnerò per il rigoroso rispetto della parità dei diritti di tutti i parlamentari

C’erano una volta due politici. Forse gli ultimi due politici di razza che l’Italia abbia avuto. Un destino parallelo, questo quanto ho sempre visto in loro. Un declino quasi contemporaneo, dalle ideologie alle istituzioni. Oggi il leader di An è il primo esponente della destra postfascista a ricoprire la terza carica dello Stato.

Così comincia. Davvero soffia il vento di un’era strana, certo nuova. 335 voti su 611 votanti, eletto al secondo giorno di votazioni.

Doveroso e sincero

saluto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, un pensierino per il collega del Ramo Alto del Parlamento, il neo eletto presidente del Senato Renato Schifani. Un salutino, non fa mai male, a Benedetto XVI.


Sedici, come il numero della Legislatura appena iniziata.

La XVI dovrà essere davvero una legislatura Costituente


Gianfranco Fini è nato a Bologna il 3 gennaio 1952. Presidente nazionale di Alleanza Nazionale – che non esiste più. È stato vicepresidente del Consiglio dei ministri dei governi Berlusconi II e III e ministro degli Affari esteri nel III. Nel suo discorso di insediamento, una serie di markettate le fa. 25 aprile e I maggio:

Celebrare la ritrovata libertà dell’Italia e la centralità del lavoro è un dovere cui nessuno deve sottrarsi

Si tratta di valori condivisi da tutti gli italiani, specie i più giovani


Ai giornali, in questi casi, piace molto sottolineare che, al momento del raggiungimento del quoru,, l’aula è stata pervasa dai soliti APPLAUSI BIPARTISAN.


Sono un po’ emozionato ma credo sia normale. Ma sono anche uno freddo di carattere

La prima volta che Fini entrò qui…

Era l’83 e c’erano Almirante e Berlinguer…

Gianfranco Fini: l’uomo che è andato da un punto all’altro. Dal Msi alla Presidenza, oggi, della Camera dei deputati. Con lui, il percorso è quello di una destra. E’ l’apice. Discorso durato 15 minuti. Interrotto 16 volte per applausi.


Fini è il primo uomo di destra nella storia repubblicana allo scranno piu’ alto di Montecitorio. L’approdo dell’ultimo segretario dell’Msi, alla terza carica dello Stato segna così, dopo l’impegno governativo, una svolta storica di apertura alla destra, che per la prima volta vede chiamato il suo uomo piu’ rappresentativo al ruolo istituzionale di garante di tutte le forze politiche presenti in Parlamento.

non significa dimenticare i valori in cui credo: diro’ che sono un uomo di parte, pur essendo garante di tutti

Lo aveva già anticipato. Dal Fronte della gioventù ad oggi. Gianfranco Fini è una vita che abbatte – o comunque agisce oltre – i tabù della destra. Un Caronte. Con o senza inferno, solo Sartori può dirlo.


In politica da sempre. Dalla sede bolognese della Giovane Italia, non ha tardato ad emergere. Nel 1977, Giorgio Almirante lo ha scelto, 25enne, come delfino. Chissà come avrebbe preso, Almirante, la faccenda del Popolo della Libertà. Lo nominò segretario del movimento giovanile dell’Msi. Quando 10 anni dopo, a Sorrento, al quindicesimo congresso del Msi, Almirante, per motivi di salute, è costretto a lasciarne la guida, al suo posto viene eletto segretario proprio il Gianfri. Che si impone su Pino Rauti con oltre cento voti di scarto.


La svolta di Fiuggi è storia anch’essa: al congresso si scioglie il Movimento sociale italiano e nasce ufficialmente Alleanza nazionale.


La base o l’ha seguito, o non l’ha mai capito. Fini, per alcuni, è un traditore. Spesso, ormai, non coincide con quel mondo di valori e dogmi che caratterizza quell’area di opinione. Ora è uomo di potere. Da molto è uomo di potere. Di un potere diverso. Di quel potere berlusconiano che è l’unico che riesca davvero a resistere in Italia. Non è più ideologia. Con tutto ciò che questo comporta.


Una chicca: Walter Veltroni oggi a Montecitorio, per l’incoronazione edi Gianfri, non c’era. Sottoposto ad un intervento di bombardamento di un calcolo. Calcoli e nervosismi forse vanno di pari passo. Del problema, Veltroni aveva già sofferto un paio di anni fa.


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