Dossier sulla Boccassini, perquisizione al “Giornale”. Indagato membro del CSM

La sede romana del quotidiano “Il Giornale” e l’ abitazione della giornalista Anna Maria Greco sono state perquisite stamattina nell’ ambito di un‘ indagine che vede anche indagato per abuso d’ ufficio il consigliere “laico” della Lega al CSM, Matteo Brigandi, che avrebbe passato al quotidiano di Sallusti le carte di un vecchio dossier, poi archiviato, aperto negli anni Ottanta dal CSM a carico del procuratore aggiunto di Milano ed ex pm Ilda Boccassini. La Boccassini, infatti, è uno dei magistrati che sta conducendo l’ inchiesta relativa al “Ruby-gate” che vede coinvolto il premier: nell’ articolo, pubblicato qualche giorno fa dal “Giornale” con il titolo “La doppia morale di Boccassini”, si ricordava come il magistrato, nel 1982, fu “sorpresa in atteggiamenti amorosi” con un giornalista di “Lotta Continua”. In proposito, si affermava sempre nell’ articolo: “Davanti al CSM si difese come paladina della privacy. E fu assolta. Ora fruga nelle feste di Arcore, ma allora parlò di “tutela della sfera personale”.

Dura la reazione del quotidiano, che, in una nota, considera le perquisizioni “Un nuovo tentativo di mettere il bavaglio alla libertà di informazione e al Giornale in particolare dopo le perquisizioni di pochi mesi fa al direttore, Alessandro Sallusti, al vicedirettore, Nicola Porro, e alla redazione milanese del quotidiano per l’ affaire Marcegaglia”. Il direttore Sallusti se la prende con quella che definisce “la casta dei magistrati” , che, accusa, “per l’ ennesima volta mostra il suo volto violento e illiberale”. Anche il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi, ha difeso i colleghi del “Giornale”, dichiarando: “Nello scontro politica-magistratura non possono essere chiamati a pagare i giornalisti se danno notizie, ancorchè su di esse e sulla loro valenza in termini di carattere pubblico, ciascuno possa avere opinioni diverse”.

Era stato il quotidiano “la Repubblica”, alcuni giorni fa, a sostenere che fosse stato proprio il consigliere del CSM Brigandi a far avere al “Giornale” la documentazione relativa al pm Boccassini; egli si era difeso, dichiarando: “Ovviamente non sono stato io”, pur ammettendo: “Ho chiesto al CSM una serie di documenti, compreso quel fascicolo, che ho letto per un quarto d’ ora e poi ho restituito”.
Brigandi era entrato a far parte del CSM a fine luglio, fra i cinque membri “laici”, in polemica col leader leghista Bossi, che al suo posto aveva indicato Mariella Ventura Sarno. Brigandi riesce comunque a entrare, anche se, oltretutto, ha già due condanne che potrebbero diventare definitive, una per diffamazione, l’ altra per non aver pagato gli alimenti alla figlia, e, in tal caso, decadrebbe dall’ incarico. Sarebbe stato il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, qualche giorno fa, a telefonare al vicepresidente del CSM, Michele Vietti, per capire come sono stati trafugati quei documenti riservati.

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