Saviano, appello al Premier sulla giustizia

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Un altro appello. Questa volta di Roberto Saviano.

Ecco il testo:

SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul “processo breve” e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il “processo breve” saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l’unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO.

4 commenti su “Saviano, appello al Premier sulla giustizia”

  1. Scusami tu, negli ultimi tempi sto sviluppando un’ipersensibilità per queste cose. I giornalisti di RCD compiono errori (non grammaticali, magari!) che una rilettura di tre secondi di quelle tre righe dei lanci potrebbe facilmente evitare (mi sa che ormai mi considerano un terrorista in via Solferino), poi quando han cominciato quelli del Fatto a inserire sviste colossali nei titoli della prima pagina (per non parlare del Lorem Ipsus di ieri – che schifo) ho cominciato veramente a intristirmi, perché la rilettura (dei titoli) è roba da quinta elementare.

    Sono un cacaspilli, lo so, ma mi spiace vedere il tesserino da giornalista vituperato in quel modo (oltre che dai vari Gasparri).

  2. Don’t worry, be happy, Anche perché la pretesa di un’informazione corretta, senza errori di battitura laddove possibile, ma soprattutto (e su questo no, non si può perdonare) grammaticalmente giusta è il minimo. Un minimo che è stato però messo da parte, lasciando spazio al valore della velocità. I due livelli, in effetti, non sarebbero incompatibili e fanno già parte da sempre dell’informazione. Non è solo una questione di tesserino, anzi. E’ una questione di ruolo, mestiere e professionalità, che tu sia pubblicista, professionista, praticante, semplice appassionato. Alcuni giornalisti oggi sono come i sei personaggi in cerca d’autore…

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