Prodi ai militari: “Vi vedo e mi commuovo”

Un messaggio che arriva dal cuore, e da altra parte non potrebbe arrivare visto i destinatari del discorso, quello del premier Romano Prodi, che il giorno dell’ante-vigilia di Natale si è recato, a bordo di un C-130, in Afghanistan a visitare i soldati di istanza a Kabul e ad Herat, i due avamposti italiani del paese.

Un viaggio, quello di Prodi, non solo di visita ma anche di augurio “ufficiale” da parte della Nazione ai valorosi militari che combattono per una nobile causa, quella di garantire e permettere al popolo afghano di “crearsi” una nuova vita, dimenticandosi il passato di dominio talebano.

A Nightmare before Christmas – Parte II

Epifani

Credeva di poter passare delle festività mediamente serene. Dopotutto, aveva persino ottenuto la fiducia sulla Finanziaria. E’ andato anche a Kabul, e si è commosso. “Grazie soldati, siete l’orgoglio d’Italia”. Su Alitalia infuriano le polemiche da più parti. Ma ha detto 15 gennaio, e se 15 gennaio non sarà, plausibilmente sarà dopo. Chissà che il panettone non plachi un po’ gli animi. Ma il Professore sa ormai da tempo che i canditi non attaccano con Guglielmo. Perchè Epifani, oltre ad essersi pronunciato sull’affaire Alitalia, ha mandato il suo messaggio alla nazione. Un sindacalista che parla di salari e di fisco.

Alitalia: a nightmare before Christmas

 Nightmare before Christmas

L’ossessione del volo ha preso un po’ tutti. Da Roberto Formigoni ai sindacati. La recente decisione del Consiglio di Amministrazione di Alitalia ha sollevato il putiferio. E, dopo le affatto tenere considerazioni del Presidente della Regione Lombardia,  ecco levarsi la voce del Segretario Generale della Cgil, Guglielmo Epifani.

Un Natale ad Alta Tensione

Il problema che riguarda Palestina e Israele è una questione che prosegue ormai da molti decenni. A mio parere, nessuno sa come sia iniziata, o meglio nessuno sa chi abbia dato il via alle ostilità, ma peggio ancora non si riesce a trovare un modo per darne un fine.

Tregue, incontri diplomatici, dichiarazioni sono servite a ben poco negli ultimi anni. Durante un respiro, sono state subito dimenticate nel respiro successivo. Una situazione che nemmeno l’intervento dei grandi paesi occidentali, e nello specifico il presidente degli Stati Uniti d’America, è riuscito a placare.

Eppure uno spiraglio nelle ultime ore, che si avvicinano al Natale Cristiano simbolo universale di pace, sembrava esserci. Il leader di Hamas, nome della più nota organizzazione religiosa palestinese, Ismail Haniyeh, ha proposto al leader di Israele una tregua a tempo indefinito e a tal proposito auspicano l’intervento dell’Italia come intermediario della situazione:

Una tv di comunisti e prostitute

E’ questo ciò che trapela, dalle parole di Silvio Berlusconi, intercettate, legalmente o non è forse più una questione di etica che di giustizia, telefonicamente: la nostra televisione pubblica è costituita solo da comunisti e da prostitute.

L’estratto, che fa da incipit per il titolo, arriva direttamente dalla telefonata fra Berlusconi e Agostino Saccà, responsabile delle fiction tv rai, e che è divenuta un vero e proprio “scandalo” sia per il fatto che, l’ex presidente del Consiglio, fosse in grado di dare “indicazioni” sulle decisioni della tv pubblica, sia per la considerazione che egli ha della RAI.

Ministri. Quando si tira la cinghia

Prodi

Italiani gloriosi e dai leggendari fasti. Italiani che il cenone di Natale lo fanno al risparmio. Che si buttano sul regalo utile – se proprio devono spendere – oppure decisamente spendono meno o, ancora, non spendono affatto per questa faccenda consumistica delle Feste di fine anno. Lo dice il Codacons, lo dice il Times, “lo ha detto certamente la televisione”, lo dicono, insomma, un po’ tutti. E l’Italia tira la cinghia.

Fa notizia – perchè bizzarra, fondamentalmente, nello scenario della politica nostrana – l’ultima trovata di Romano Prodi. Cui, probabilmente, non ha, almeno in questo caso, fatto male l’esperienza europea. Anche il Consiglio dei Ministri solidarizza col resto del Paese, e tira la cinghia.

Dolce vita che te ne vai. Quando il Times confuta Fellini

Dolce vita

Italia strapazzata. Di tutti i colori, autorevolissimi colori come quelli del New York Times e del molto british Times, sul Bel Paese e dintorni.

Sbatti l’Italia in prima pagina. Lo ha fatto lo storico giornale della Grande Mela il 13 dicembre scorso, in un editoriale che tanto dibattito ha alimentato da queste parti. Ora è il britannico Times che completa l’opera. “La dolce vita turns sour as Italy faces up to being old and poor”. Il simpatico Richard Owen, autore del pezzo, inviato per il Times a gironzolare per queste strade d’Italia, ha detto la sua. Senza sconti. Ora. L’italiano – medio, alto, basso, non importa. L’italiano, insomma – è particolarmente sensibile alla voce della stampa straniera. Sarà perchè normalmente di noi non si parla mai. O quasi mai. Non siamo esattamente la voce di un paese autorevole e seguito. Insomma, in genere Le Monde, il Times, il New York Times, l’Herald Tribune, la BBC e compagnia bella hanno, di base, di meglio da fare.

Oui or non, Monsieur Prodì?

Alitalia

Cliccando su Repubblica.it, prima di aprirsi l’articolo sull’affaire Alitalia, il sistema indirizza automaticamente e per qualche secondo – come sempre accade sulle notizie più cliccate – su una pubblicità. Quella delle MilleMiglia Alitalia. La logica e il collegamento, casuali o scontati che siano, lasciano un po’ perplessi.

Alitalià. Speriamo non diventi Alitalie, suonerebbe maluccio. Ma i Francesci per fortuna sono un popolo per molti aspetti illuminato. Ieri il CDA della nostra compagnia di bandiera ha finalmente deciso – e lo ha fatto all’unanimità – di sbloccare la situazione e avviare la trattativa in esclusiva con Air France-Klm per la vendita della quota del 49,9 per cento detenuta dal Tesoro. Apriti cielo. Il partito del sì e il partito del no si sono levati.

Mondiali di calcio 2010 a rischio

Dopo otto competizioni mondiali passate senza problematiche di livello politico, l’edizione che si svolgerà in Sudafrica tra 3 anni (alla quale la nostra nazione, se parteciperà, sarà campione del mondo in carica) potrà riportarci a immagini, che per me sono solo “ricordi televisivi”, di tensione simili a quelle provate durante l’edizione dei mondiali di calcio di Argentina del 1976.

Si sono svolte, infatti, settimana scorsa le elezioni per l’elezione per la presidenza dell’ANC (African National Congress), primo partito del paese. L’ANC oltre ad essere stato famoso in passato per aver permesso a Nelson Mandela di divenire Presidente del Sudafrica, è il partito dell’attuale capo di stato sudafricano Thabo Mbeki.

Mbeki, presidente dal 1999, fautore di una politica moderata (come il suo predecessore Mandela), rischia ora di perdere la presidenza del paese nel 2009, anno in cui si svolgeranno le elezioni, a favore di Jacob Zuma, che mercoledì scorso ha vinto con un plebiscito le elezioni per la presidenza dell’ANC e si è quindi candidato a divenire successore della poltrona di Mbeki.

Napolitano: Prendiamoci le nostre responsabilità

E’un presidente della Repubblica sicuro delle sue dichiarazioni, pronto a difenderle a spada tratta, integerrimo contro il terrorismo che, da alcuni anni, sta dilaniando i paesi occidentali e non solo. Questo è ciò che è trapelato dalle parole di Giorgio Napolitano, che dopo l’intervento al Quirinale replica i concetti in videoconferenza dal Coi, il Centro Operativo Interforze, di istanza a Centocelle, (sede di un aeroporto militare n.d.r.).

Un discorso, quello del nostro Presidente, che vuole essere un elogio e un messaggio atto a motivare le forze militari presenti sul nostro territorio e sul territorio internazionale, dichiarando che è importante che la nostra nazione si prenda le responsabilità in questioni “internazionali” che la riguardano in primo piano.

In questo mondo attraversato da tante tensioni, da conflitti, aree di crisi e situazioni complesse da dipanare e risolvere l’Italia non può chiudersi nelle sue mura di casa, non può rinchiudersi in se stessa del nostro ruolo storico e dell’orgoglio nazionale di un grande Paese collocato in una posizione di prestigio e di importanza innegabile.

Finanziaria: No, Ni…SI

Tra pochi minuti prenderanno il vita le votazioni per la fiducia alla legge Finanziaria. E dopo un iniziale situazione di crisi sembra che la maggioranza al Senato dovrebbe farcela senza poi troppi indugi.

Le votazioni si svolgeranno in tre sessioni, come usuale. La prima appunto si terrà questo pomeriggio verso le 18.30, la seconda alle 19.30 e quindi l’ultima domani mattina alle ore 9.30, che permetterà poi di dare il via libero definitivo.

La fiducia è quindi in mano ai “soliti noti”, ovvero ai diniani, alla sinistra estrema (che poco ha da spartire con il PD o l’ULIVO) e ad alcuni voti di partiti misti.

Sicurezza: Il governo lascia cadere il dl

Le parole del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, in mattinata hanno ufficializzato la posizione del governo riguardo il dl sicurezza di cui si ampiamente parlato in questi giorni.

Il ministro ha affermato:

Il governo ha mantenuto l’impegno preso al Senato: la via più diretta e lineare sarebbe stata la possibilità di togliere l’articolo 101-bis, che è improprio come collocazione e con una formulazione in parte errata. Ma non è possibile oggettivamente perché il Senato ha un calendario molto denso dovendo approvare finanziaria e welfare. L’altra strada a cui avevamo pensato, cioè un decreto legge ad hoc per togliere la norma, si è rivelato di difficile applicazione. A questo punto per mantenere l’impegno la via è quella di rinunciare alla conversione del decreto legge e contemporaneamente il ministero dell’Interno, che è titolare del provvedimento, sta valutando la costruzione di un altro provvedimento legislativo.

Il governo quindi fa marcia indietro sul dl sicurezza e decide di lasciare decadere i termini di scadenza per questo dl, al fine di prepararne uno nuovo ed approvarlo entro la fine dell’anno. Una decisione questa che potrebbe risultare decisamente rischiosa.

Una sicurezza incostituzionale

Governo impegnato sul decreto legge sicurezza e il “piccolo” problema di incostituzionalità che si trascina da tempo. Il fatto è che il problema sarebbe veramente un’inezia, se non fosse che la situazione di fiducia traballante della maggioranza in questo periodo, lo stia rendendo un problema improbo da risolvere. Tanto complicato che, in data odierna, la seduta della Camera è stata sospesa e rinviata a mercoledì mattina per poter permettere a chi di dovere di prendere una decisione in merito.

Cerchiamo di capire dove sta la problematica di questo decreto legge e il perchè comporti tutti questi impedimenti burocratici.

Non è il decreto sicurezza nella sua totalità a causare questa situazione, quanto una norma in esso contenuta, la cosidetta norma antiomofobia che prevede un giro di vite nei confronti di chi dovesse compiere atti di discriminazione anche in relazione all’identità di genere.

Addio…Speciale alla Guardia di Finanza

Alla fine l’unica soluzione non preventivata è accaduta, Roberto Speciale, ex generale della Guardia di Finanza, revocato qualche mese fa dal suo incarico da parte del governo e poi reintegrato dal Tar del Lazio, ha deciso di dimettersi dalla funzione di comandante della GdF.

Una decisione, quella dell’ex generale, arrivata in mattinata dopo che, il premier Romano Prodi, al termine della consultazione con il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa, aveva deciso di fare ricorso alla sentenza del Tar del Lazio, appellandosi al Consiglio di Stato.

Intervistato ai microfoni di SKY TG24 l’ex comandante ha dichiarato:

Il Tar del Lazio mi ha restituito il comando della Guardia di Finanza. Io per spirito di servizio, affinché cessi così una vergognosa polemica… faccio un passo indietro. Rinuncio all’incarico che i giudici mi hanno restituito, quello che mi premeva e che i giudici mi hanno restituito è l’onorabilità. Ora sono soddisfatto e non ho altre richieste.