Dal Rawalpindi all’Iowa, e ritorno

White House

L’assassinio di Benazhir Bhutto potrebbe avere conseguenze ed effetti profondi sulle sorti del futuro prossimo della politica statunitense. Sia dal lato della politica estera dell’ancora attuale Mr. President, sia dal lato dei pretendenti in corsa per prenderne il posto. Mr Bush, dal canto suo, ha naturalmente condannato duramente l’uccisione della leader pakistana, definendo l’attentato “un vile atto perpretrato da degli assassini estremisti che stanno minando il cammino della democrazia in Pakistan“.


Il Pakistan è un alleato chiave degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo e ad Al Qaeda. Washington è preoccupata, perchè il controllo della zona sembra essere sempre più complesso, nonostante l’alleanza in oggetto: il Pakistan, infatti, confinando con l’Afghanistan, sempre più si è rivelato rifugio ideale per i terroristi. Gli Stati Uniti hanno investito non poco, in termini di intelligence e di capitali, nel tentare di ricomporre i rapporti tra la Signora Bhutto e Mr Musharraf. La Lady di ferro d’oltreoceano, Condoleezza Rice, a ottobre, è riuscita faticosamente a convincere la leader dell’opposizione a rientrare dal suo esilio durato ben otto anni.  Neanche il Presidente Musharraf è stato esonerato da precisi inviti ad agire di matrice alleata.

La data dell’8 gennaio 2008, quella delle elezioni in Pakistan, veniva attesa con preoccupazione e attenzione da parte dell’Amministrazione Bush – nonchè dell’opinione pubblica. Ma quanto accaduto ieri rigetta la situazione nel caos più totale. Il Paese – i funerali della Bhutto sono ora in corso – è sull’orlo della guerra civile.

Gli Usa si stanno interrogando ora sul destino delle elezioni – che, peraltro, l’opposizione guidata dalla Bhutto sembrava destinata a vincere. Ufficialmente, che le elezioni si tengano effettivamente o meno è materia decisionale del Pakistan. Ma Bush e i suoi sono sul chi va là per capire se Musharraf utilizzerà la tragedia di ieri e l’uccisione della Bhutto come giustificazione per far saltare la data dell’8 gennaio. I servizi segreti statunitensi sulle tracce dell’assassino dell’ex premier? Si specula, in modo credibile, anche su questo. Ai tempi dei primi attentati alla vita della Bhutto, infatti, limitate e insufficienti informazioni sono trapelate sui nomi dei responsabili.

Anche la senatrice Hillary Clinton ha detto la sua, definendosi “profondamente addolorata“. Mentre Barack Obama ha aggiunto: “Saremo incrollabili nel nostro desiderio di porre fine a questo genere diattacchi terroristici che hanno colpito mortalmente non solo il Pakistan, ma anche tutto il resto del mondo“.

Le drammatiche vicende di queste ultime ore si pongono a pochi giorni di distanza – una settimana, dall’avvio delle primarie e delle caucuses statunitensi. Il 3 gennaio cominceranno i caucuses in Iowa; il 5 sarà la volta del caucus in Wyoming (solo per i Repubblicani); l’8 le primarie in New Hampshire; il 15 in Michigan; il 19 il caucus in Nevada, e infine il 29 le primarie in Florida e in South Carolina, solo per i Democratici. Gli elettori potrebbero essere distratti, in qualche modo, dal Pakistan, e allontanati dagli affari interni, che invece ultimamente erano stati gli unici protagonisti dei dibattiti elettorali.

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