L’informazione? Questione di punti di vista. Ovvero: “Delle trasformazioni”



Tornando al Ponte sullo Stretto di Messina. Quando ero una studentessa felice – ‘nzomma – di Scienze della Comunicazione (Scienze delle merendine, sìsì) – mi sono imbattuta nei misteri della vita. L’analisi del testo e l’analisi del contenuto. Cose grosse, dunque. In quell’illusione sublime di trovare nel linguaggio una base ai contenuti. Alcuni parlavano persino di universalità.


L’analisi del contenuto è faccenda statunitense. Ad un popolo come quello italiano, ingrato (troppo spesso) erede di Dante, una faccenda del genere – l’eventuale trasposizione della matematica nelle regole della linguistica e della comunicazione – non può che essere poco comfortable, data la complessità, poi, della lingua madre, ben altra faccenda rispetto a quella anglosassone – che difatti, per facilità, si è imposta come lingua degli scambi internazionali.


Faccenda statunitense, dunque, che ha visto la luce agli inizi dello scorso secolo. L’analisi – la definizione all’epoca me la sono ripetuta molteplici volte – è quella del contenuto manifesto della comunicazione.

una tecnica di ricerca in grado di fornire una descrizione obiettiva, sistematica e quantitativa del contenuto manifesto della comunicazione

(Berelson, 1952).


Che cosa si comunica. E’ quello il punto. Ed è anche quello che ci cambia le giornate.


Che cè frega di Berelson, mò??? Si dirà, giustamente. E’ che a volte ci si scorda degli strumenti. L’analisi dei telegiornali e del trattamento di particolari topic è, da sempre, protagonista di questi approcci. Ad applicazione scientifica, è possibile scoprire mondi affascinanti. Il bello è che con la Rete, in qualche modo, ci si potrebbe emancipare anche da questo strumento. E’ la Rete stessa ad essere lo strumento. Che supera le analisi accademiche – ben dignitose e utili, per carità, ma non più ad appannaggio e beneficio di pochi.


Il Ponte, lo si è già detto, è rientrato, di utilità virtù, nell’agenda della comunicazione per volontà dell’attuale maggioranza. La storia, lo si ripete, dura da una vita ormai: dal secolo scorso – matematicamente, il 1971 è ben collocato in un secolo che ormai si è chiuso. Perfetto meraviglioso fantastico. Ma se un italiano su tre NON sa a cosa corrisponde il 2 giugno e perchè lo si chiama misteriosamente Festa della Repubblica… Perchè dovrebbe avere idea della storia del Ponte? Della storia manifesta, e ancor più di quella NON manifesta???


Che fanno i media italiani? Oltre al solito Report, ad occuparsi e preoccuparsi di tentare una ricostruzione storica e informativa c’è anche RaiNews24. Vabbè che di RaiNews24 ho sentito dire e commentare:

sono comunisti

Le due ricostruzioni portano informazioni e visuali differenti. E preziose.


Senza arrivare all’analisi del contenuto – strumento al quale pure ci si propone di ricorrere al più presto – cerchiamo – per curiosità, nè – la presenza del benedetto ponte sul portale TG5. Mississipi, crolla ponte… Venezia, la lunga notte del ponte… Ah ecco: Entro il 2016, il ponte sullo stretto. Vediamo come approfondiscono.


Un Signor contributo: BEN un minuto e trenta secondi di inchiesta d’assalto. Nada, c’è solo la cronaca. Del fatto recente. Saperne di più, no. C’è giusto la diatriba tra i 6 miliardi paventati dal Governo e gli almeno 8 di cui parla Di Pietro. Di più, non so.


Studio Aperto. Non riesco a vedere un motore di ricerca. Però campeggiano un dossier su – indovinate un po’ – la Franzoni! Ci mancava. Nonchè una magnanima raccolta opinioni dal titolo:

SI O NO

IMMIGRATI: E’ GIUSTO CHE I VIGILI FACCIANO I CONTROLLI?

Ah no, attenzione. Vedo la luce. C’è un servizio anche per Italia1. Cambia la voce, ma la ricostruzione – due minuti e 14 secondi – è analoga a quella del Tg5.


La Rai, almeno, ha la scusa di avere RaiNews24. Consolazione a margine, sul contenuto e non sull’analisi dello stesso. Apprendiamo in queste ore che, per il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, il Ponte sullo Stretto di Messina sarà nientepopodimenoche attrazione turistica mondiale:

una volta costruito, rappresenterebbe un’opera di portata mondiale paragonabile al Golden Gate californiano o quello di Brooklyn a New York

Ciumbia.


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