Linciaggio in salsa Ferrara


genova


E’ brutta, questa storia. Terribile. Ha come teatro Villa Serena, clinica privata gestita dalle suore Immacolatine di Genova. Racconta di cartelle cliniche modificate, esami di laboratorio aggiustati, aborti. A Villa Serena facevano comparire il ricovero di alcuni pazienti come necessità di una pulizia della cavità uterina, un raschiamento in seguito ad aborto naturale.


Le pazienti non avrebbero potuto abortire volontariamente nella clinica delle religiose. Componente del Consiglio di Amministrazione è Paolo Moraglia, fratello di un monsignore. Quindi niente aborto, quello mai. Il raschiamento sì.


I Nas stanno ora cercando, in quelle stesse cartelle cliniche, la prova degli eventuali esami fasulli sull’aborto spontaneo mai avvenuto, su emorragie mai intercorse, su malformazioni mai appurate. L’aborto naturale elude gli obblighi della legge 194 che prescrive l’utilizzo di strutture sanitarie pubbliche.


L’inchiesta per aborti clandestini ha colpito il ginecologo Ermanno Rossi. E lui si è suicidato dopo la perquisizione dei carabinieri nei suoi studi privati.

Genova, capitale degli aborti clandestini e nascosti. Quale alternativa? I due ospedali principali sono della Curia. Il Gaslini, rinomato e famoso, è cattolino,e semplicemente non pratica aborti. Al di là della storia terrificante – perchè è agghiacciante – ci sono i suoi effetti.


Da più parti si è parlato di torbidità. Di storia della Genova bene. Di annoiate ricche vittime di se stesse o di un amante sbagliato. Di donne più o meno giovani e più o meno famose che a quel figlio non potevano proprio permettere di stroncare la carriera. E l’aspetto più drammatico è stato che, su questo vociferare infondato – anche se fosse fondato, su di esso nulla è basabile, nulla di pubblico – qualcuno ha trovato la chiave per personalizzare la propria campagna elettorale.


I manifesti del nuovo partito di Giuliano Ferrara sono incommentabili.

Genova, bimbo abortito per un reality show

La storia è diversa. O potrebbe esserlo. Basare una campagna elettorale su una presunta accusa di morale ad un personaggio alla fine facilmente identificabile. Non c’è più limite, non c’è sistema. Non c’è uno straccio di contenuto, e allora via libera alla gogna mediatica che fa scena, fa fervore, fa presa. Eppure Ferrara non era uno stupido. Magari non è mai stato condivisibile per alcuni – già. Ma stupido no.


Lo ricostruisce Concita De Gregorio su Repubblica.it. A leggere quell’articolo mi è venuta una rabbia.


Susanna Torretta, racconta Concita De Gregorio a beneficioo dei pochi che non la ricordano, era la giovane amica della contessa Agusta, testimone della sua morte nella villa di Portofino. Isola dei famosi nel 2003, non che mai avesse ispirato chissà quale simpatia.

Oggi vive a Rapallo, è impiegata in una profumeria, ha 37 anni

E racconta a Repubblica:

Non è bastato che si sia buttato di sotto il dottore, vogliono che mi ci butti anche io. Questo è un linciaggio ma non ce la faranno. Hanno inseguito mia madre fino dentro al supermercato, ieri sera si è sentita male. I miei nipoti piangono mi chiedono cosa ho fatto. Una pressione micidiale. Il dottor Rossi era il mio ginecologo da 12 anni. Una persona magnifica, mi fidavo ciecamente. Se mi avesse detto prendi l’arsenico per il mal di pancia lo avrei preso. L’ho chiamato sabato per un appuntamento, sono stata sentita dal magistrato perché ero nella sua agenda. Sono anni che non faccio tv e non ho in programma di farne più: è una storia passata. Se quella dei manifesti sono io dico che questa è istigazione al suicidio. Non ho abortito per andare in tv e se qualcuno mi chiede cosa sono andata a fare dal mio ginecologo rispondo che sono fatti miei. Sono a posto con la mia coscienza

Se quella dei manifesti fosse davvero lei… Qualcuno sarà. Chiunque sia, il livello è assurdo.

Tirano fuori la storia della contessa ma io non sono mai stata incriminata per la sua morte, ero una sua amica, non ho avuto niente in eredità. Sono dieci anni che mi mettono alla gogna. Alla domanda se ho abortito o no non rispondo, è vergognoso farla. Però le dico: molte persone non sanno che quel che si può fare in ospedale è vietato in un ambulatorio. Se lei deve fare un’ecografia può aspettare sei mesi in ospedale o andare il giorno dopo da un privato e pagare duecento euro. È una colpa? Oppure è vero che si dovrebbe anche, e non si può, poter andare in ospedale in tempi decenti? Rossi non c’è più. Ha pagato lui. Quelli che strillano sono gente che libera i criminali e lapida le persone per bene

Onestamente, non c’è altro da aggiungere. E’ la stampa, bambina. Ah, no, è la campagna elettorale.


Anzi. Il commento di Ferrara val bene due righe in più. Di, perdonate il termine, personale schifo.

A Genova il ministro Pollastrini ha provato a insinuare che il suicidio del medico dipendesse dal clima della mia campagna, come già era avvenuto a Napoli ma non sono io, è l’aborto che crea senso di colpa

A posto. La coscienza di Ferrara è a posto.

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