Francia o Spagna, purchè se magna

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Sotto agli italiani! Dopo le politiche spagnole e le municipali francesi l’attenzione dell’Europa si sposta sull’Italia dove tra un mese o giù di lì, saremo chiamati ad esprimerci sul Governo che verrà. E già la politica italiana prova a specchiarsi nei due protagonisti della tornata elettorale a cavallo dei Pirenei. Zapatero sì, Sarkozy no. Sembrerebbe.


E nonostante la vittoria socialista spagnola non abbia assunto i connotati di un trionfo, nè tantomeno la sconfitta di Sarkozy pare in grado di pregiudicare seriamente il suo mandato all’Eliseo, e nonostante la politica italiana sia un’altra cosa, i risultati delle elezioni degli altri hanno fatto pensare al gioco dei paragoni.


Ora sappiamo tutti che l’esercizio è pura accademia, peraltro inutile, ma nel mese di impazzimento che precede il voto può succedere di tutto, ed è successo anche questo. In Spagna Zapatero ha rivinto, superando l’ondata di pessimismo che gravitava intorno al suo partito. Si era pensato, in maniera assai affrettata, che il partito socialista spagnolo fosse rimasto chiuso nell’isolamento provocato dalla sovraesposizione mediatica – più provocata che volontaria a dire il vero – di questi primi 4 anni. E’ andata diversamente, con la scomparsa o quasi dei partiti minori e la crescita di un solido bipartitismo.


Anche su questo argomento, dalle nostre parti siamo in leggera controtendenza.


In Francia poi, Sarkozy farebbe bene a riflettere sul fatto che il modello Berlusconi, preso a modello, pur considerate le modifiche apportate, non paga. Dopo la poesia occorre la prosa. Le riforme sbandierate a gennaio non si sono ancora viste. Ed anche Attali, il suo Bersani, ha dovuto ripiegare la lenzuolata di fronte alle proteste della lobby dei taxisti. Come dire ognuno ha i taxi suoi.


Il dato, benchè generale e per di più amministrativo e non politico, indica comunque un avanzamento della sinistra anche in Francia. Sarebbe forse banale ipotizzare un conseguente spostamento anche in Italia, ma ciò non toglie che la lezione spagnola e quella francese qualcosa potrebbero insegnare. Soprattutto ai cosiddetti riformisti del piddì.


Sarebbe utile sapere da Zapatero ad esempio come sia possibile che lo spoglio dei voti sia durato solo 4 ore – pensando alla notte delle scorse politiche italiane provo un brivido – o come abbia fatto a portare avanti le riforme laiche, mettendo la sordina alle critiche del Vaticano – come va fatto nei confronti di un normale stato straniero che ingerisce nelle questioni di politica interna di uno Stato Sovrano – per inciso. O come abbia fatto a non distruggere le riforme liberiste dei due mandati Aznar, costruendo su quelle il tanto annunciato sorpasso sul PIL italiano pro capite.


O più semplicemente come ha fatto non tanto a vincere, quanto a rivincere, cosa che in Italia non accade dai tempi della DC. Ma questa è un’altra storia.

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