Veronica Lario Berlusconi chiede il divorzio!

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Veronica Lario conferma: divorzio.

Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale

Il matrimonio con Silvio Berlusconi era stato celebrato nel 1990. Una rottura da anni vociferata, rincorsa, inseguita e dimenticata, che dopo quasi 30 anni diventerà forse effettiva. Odio, amore e soprattutto tre figli: Barbara, Eleonora e Luigi.

La strada del mio matrimonio è segnata non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni

Aveva detto in passato Veronica Lario. Che non ha perdonato le ultime veline e velinate, vere o presunte, del marito premier. Una fama che era giunta perfino al famosissimo Huffington Post, con un articolo ceh si concludeva emblematicamente su Mara Carfagna. Staremo a vedere cosa questo divorzio vorrà dire in termini politici – soprattutto in Italia, privato e gossip la fanno da padrone.

17 commenti su “Veronica Lario Berlusconi chiede il divorzio!”

  1. Dobbiamo per forza parlarne? Di tutti i problemi che ha questo Paese dobbiamo per forza occuparci di una faccenda personale. Capisco che i fatti degli altri sono sempre più interessanti dei propri…

    A proposito di libertà di stampa, ci sarebbe da parlare delle stime del Tesoro che affossano il PIL 2009 e prevedono crescita zerovirgola nel 2010. Notizia che non hanno dato i telegiornali nazionali che hanno preferito le case che scottano ieri e il divorzio di Berlusconi.

    Armi di distrazione di massa.-.-

  2. Ma che razza di donna è una che affronta il divorzio con lettere ai giornali? Veramente non il modo di una moglie di un premier.
    Silvio, siamo ancor più con te! Questo fatto privato e per te triste ti porterà ancor più consensi e la sinistra continuerà a chiedersi ingenuamente come mai possa accadere!

  3. Come si può dire che razza di donna sia? Se qualunque donna avesse firmato un accordo come moglie di un uomo pubblico anni prima (quando si separarono effettivamente), un accordo in cui moglie e marito stabilivano delle regole comportamentali, e se tale donna avesse visto troppe volte disattese le aspettative dell’accordo stipulato, avrebbe dovuto sempre e comunque tenere la bocca chiusa? Veronica ha sempre e solo chiesto discrezione e se ne è stata a lungo in disparte…ha alzato la testa solo quando il comportamento del signor marito la offendeva pubblicamente..tanto di cappello signora Lario ..
    Del divorzio in sè non dovrebbe importamene niente, a fronte di cose ben peggiori in questo paese, ma la piega che sta prendendo a livello mediatico è a dir poco scandalosa.
    Mi vergogno della nostra non-stampa manipolata e mi vergogno del tanto tanto tanto fumo negli occhi….
    AM

  4. berlusconi, come molti altri politici, si è sempre autoproclamato difensore della famiglia italiana. Inviterei lui e i suoi colleghi a difendere la famiglia italiana in parlamento, come fa ad esempio daniela melchiorre, non con spot pre-elettorali…

  5. … scommettiamo che il Berlusca alle elezioni europee otterrà un bel successo? E per favore non diamo colpa alle TV: gli italiani non sono cretini come gli intelletualoidi di sinistra continuano ad insinuare! Pensino un po’ alla loro misera situazione.

  6. Guardiamoci in giro, scandalini e scandaletti, se si possono chiamare tali, sono di casa anche in Francia, presidenti pluridivorziati e subito riaccasati, e non certo con verginelle illibate come la signora Bruni, che speriamo, anzi chissenefrega, sia l’ultimo dei letti frequentati. Mitterand con figlia segreta venuta a galla prima che tirasse le cuoie, naturalmente si suppone avesse anche la relativa madre questa figlia illegittima. Cirac ha avuto anche lui peccatucci di questo genere. Non parliamo del povero presidente Usa, tale <kennedy del quale si continua a parlare insieme al di lui fratello, delle sue vicende molteplici erotico-sentimentali. Mi pare che nessuno sia tanto scandalizzato e tanto meno di suo padre, legato alla mafia al contrabbando e chi più ne ha più ne metta. In casa nostra abbiamo avuto l’affare Sirchia, subito messo a tacere. Non voglio difendere nessuno, ma se tutti pensassero, giornali compresi a dare al fatto del divorzio e delle, secondo me, dichiarazioni da Novella 2000 della signora Lario, l’importanza che dovrebbe avere, saremmo meno assillati da questa storia.

  7. Cara Veronica, parli con suo marito

    Cara Veronica,
    le scrivo una lettera pubblica a nome mio e di molte mie colleghe parlamentari. Tutte noi abbiamo letto le parole da lei espresse nei confronti di suo marito e tutte noi ne siamo rimaste molto colpite. Non è nostra intenzione commentare le sue iniziative me­diatiche che evidentemente esprimono un disagio profondo, ma desideriamo farle co­noscere il nostro, di disagio, sicuramente di­verso dal suo, ma forse meno personale, poi­ché comprende l’universo femminile italia­no.

    Noi deputate del Pdl riteniamo che la sua esternazione pubblica abbia fatto tornare indietro di colpo di cinquant’anni le donne, a quando erano comandate dal maschio dominante ed erano bersaglio del maschili­smo becero, a quando veni­vano considerate solo corpi da guardare e sesso da gode­re, mentre le proprie mogli erano solo madri e necessa­riamente casalinghe. Il no­stro disagio si è concretizza­to alla lettura dei giornali di queste settimane, in cui si sono sprecati i ritratti di donne aspiranti a qualun­que cosa, con foto di ragazze seminude (comprese le sue), con puntuali citazioni di amanti e di peccati, abbiamo letto il velato disprezzo per le donne che comunque sfiora­no il mondo ‘porno’ dello spettacolo, i titoli umilianti scelti (velina ingrata), ed il ritrat­to della donna italiana è tornato, in tre set­timane, ad essere quello desolante che a fa­tica ci eravamo illuse di aver cancellato. L’eco delle sue parole è arrivato sulla stam­pa estera, dove le italiane sono state dipin­te come cortigiane, tutte seno e labbra rifat­te, e l’Italia, il cui Capo del Governo ha il cognome che porta lei ed i suoi figli, ritratta come un Paese di veline, tutte col book foto­grafico sotto il braccio, che mostra il ‘lato B’, nostro orgoglio nazionale!

    Cara Veroni­ca, la potenza del suo amaro messaggio, scelto sicuramente con dolore e con determi­nazione, ha provocato l’esplosione di una mentalità sopita e mai soppressa. Noi depu­tate avvistiamo in Transatlantico ammic­canti sorrisi maschili ed ascoltiamo com­menti compiaciuti rivolti alla sessualità, grazie a lei invidiata, del nostro Premier. Cara Signora Berlusconi, lei ha sposato un uomo fuori dal comune, che ha sempre avu­to quel carattere che lo contraddistingue e che è parte del suo fascino, come lei stessa ha riconosciuto più volte, e suo marito avrà per lei dei difetti anch’essi fuori dal comu­ne, ma deve riconoscere che ha anche una personalità talmente travolgente da averle fatto dichiarare che difficilmente ne avreb­be fatto a meno.

    Cara Veronica, ci stupisca ancora, visto che la sua voce ha una eco così vasta, faccia qualcosa di concreto a favore delle donne. Dia ai suoi figli un vero esem­pio di vita, esca da quella ca­sa dorata e si faccia vedere tra le donne italiane, quelle che tutte le mattine vanno al lavoro per portare a casa lo stipendio. Faccia tornare sui giornali le notizie del terre­moto d’Abruzzo e della crisi economica mondiale. Usi la sua forza mediatica non per distruggere ma per costrui­re, come ha sempre fatto nel­la sua vita. Abbandoni la sua solitudine e lasci perdere i famelici av­vocati e gli eventuali interessati consiglieri, e segua le ragioni del suo cuore perché, per dirla come Pascal: «Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce».

    Cara Veronica, torni a parlare con suo ma­rito, privatamente però, e con la vostra fa­miglia che cresce, perché da soli, dopo tan­to amore e dopo tanta vita, è come un lutto, si soffre, si piange e si sta male, specie se i sentimenti non sono morti, ma restano an­cora vivissimi.

    Con affetto e stima

    Melania Rizzoli
    (deputato Pdl)

    Pubblicata sul Corriere della Sera il 23 maggio 2009

  8. Se l’America ha perdonato Bill
    Scritto da Perla
    martedì 26 maggio 2009
    Pur di alimentare il guazzabuglio mediatico-elettoralistico che senza requie sta confondendo gli italiani, mettendone a dura prova la pazienza, i soliti noti non risparmiano le accuse più assurde e temerarie, giocate sul potere di suggestione di alcuni termini di paragone inconsistenti e tendenziosi, forzosamente assimilati a reati di comprovate molestie sessuali e di spergiuro di fronte ai giudici di un tribunale degli Stati Uniti. Repubblica sta investendo tutta la sua potenza mediatica per accreditare e consolidare agli occhi degli elettori, almeno fino al 6 giugno, l’immagine di un Silvio Berlusconi satiro bugiardo, collezionista (in quantità industriali) di minorenni, delle quali abuserebbe sessualmente. E chi meglio del “grande” Giuseppe D’avanzo avrebbe potuto inchiodare il premier alle sue responsabilità?
    Un uomo politico, dicono gli accusatori, non deve mentire mai e Berlusconi sta mentendo da settimane, un lusso che a un uomo ben più potente di lui era costato un impeachement!
    Ma dove sono le analogie tra il sexgate clintoniano e la vicenda di Noemi Letizia?
    Vediamo:
    Bill Clinton fu accusato di molestie sessuali nei confronti di Paula Jones , il caso venne però archiviato nonostante le prove a carico di Bill. Come testimone dell’accusa in quel processo si era presentata Monica Lewinsky , forte del vestito macchiato dal presidente in circostanze note anche ai sassi. Clinton, sotto giuramento, negò di aver mai avuto incontri erotici con la stagista ma, di fronte alla prova schiacciante esibita dalla Lewinsky, fu accusato di spergiuro, reato che gli costò il voto del senato per un impeachement che tuttavia fallì.
    Insomma Clinton non venne giudicato per aver mentito ai giornalisti, doverosa prerogativa di cui si avvalgono tutti gli uomini di governo, vincolati spesso da motivi di sicurezza e di riservatezza (solo gli ipocriti fingono di non saperlo).
    Ma nella vicenda berlusconiana non ci sono denunce per abuso sessuale, storie di incontri erotici avvenuti nell’intimità di stanze chiuse, prove inconfutabili di rapporti fisici e giuramenti fallaci di fronte a una corte di giustizia.
    Ciò che ci viene propinato è un balletto di foto scattate durante feste affollate, dove la ragazza appare spesso anche coi suoi genitori. Nessun dettaglio sordido, quindi, ma tante foto per un book.
    Persino la testimonianza dell’ex fidanzato di Noemi non conterrebbe nulla di scabroso, anche perché egli (ultra maggiorenne) non racconta di aver avuto rapporti sessuali con la fidanzatina minorenne; Noemi quasi sempre dormiva in casa di Gino e qualche volta Gino dormiva in casa di Noemi, tutto qui.
    Ma le elezioni incombono e urge rendere turpe l’amicizia di una persona settantenne con una giovinetta di belle speranze, quasi fosse un delitto provare tenerezza per qualcuno in base alle disparità anagrafiche, per quanto profonde esse siano.
    Il Cav. ha minacciato più volte di voler andare a riferire di fronte alle Camere, minaccia che terrorizza l’opposizione, conscia dell’effetto mediatico, senza precedenti, totalmente favorevole al premier, i cui argomenti diverrebbero inconfutabili non avendo il centrosinistra nulla di serio su cui poggiare le proprie accuse.
    E’ per questo motivo che, con grande sprezzo del ridicolo, Di Pietro presenta una patetica mozione di sfiducia, mentre il povero Franceschini grida a più non posso, trincerandosi dietro il quotidiano di Scalfari, tremando all’idea di un Berlusconi che si difende in diretta tv, proprio alla vigilia delle votazioni.
    La sinistra picchia duro con le parole nella speranza di incrinare la popolarità di Silvio Berlusconi e recuperare qualche punto nei sondaggi ma, se tanto ci dà tanto, andrà come andò a Bill Clinton, il quale crebbe a dismisura nel gradimento del pubblico americano.

    http://www.perlascandinava.wordpress.com

  9. Tutto in Italia è eccesso
    Se vi pare un Paese normale!

    La “diversità” del paese, ciò che lo rende dissimile da ogni democrazia compiuta, sta nell’incapacità congenita di accettare le regole del gioco. Non basta vincere le elezioni, occorre avere il gradimento di quelli che le hanno perse; o almeno il riconoscimento leale dell’esito dell’urna. Naturalmente stiamo parlando come se l’Italia fosse un paese normale, in cui l’alternanza politica è determinata dalla libera volontà degli elettori. Non è così. C’è alla base di tutto una presunzione di merito e una fatale predestinazione. La sinistra merita di vincere, Berlusconi no. Così una parte dell’opinione pubblica, aizzata dalla sinistra, considera il premier una specie di “usurpatore”, un “parvenus” che ha defraudato la sinistra di una vittoria che le spettava quasi di diritto. Qui, se non siamo nel campo della patologia, poco ci manca. Le prove sono sui giornali di questi giorni. Gli elementi frantumati di un gossip napoletano, più malinconico che avvincente, riempiono la prima pagina di Repubblica al solo scopo, disperato e inane, di intaccare la credibilità del premier, presentarlo nella luce peggiore e più indegna al pubblico dei credenti ormai incapaci di discernere il futile e l’inganno dalle cose importanti. E per questa penosa telenovela scende addirittura in campo il serioso vicedirettore di Repubblica, Giannini, più aggrondato del solito per dover rimestare nel letame in cerca di un elemento d’accusa, mentre l’isteria collettiva di sinistra chiede al premier di scagionarsi pubblicamente e anche D’Alema, con prosa indigesta e farraginosa, chiede che si discolpi come in un melodramma di gelosia e di sangue. Ogni paese ha la stampa che si merita! Gli elementi della farsa ci sono tutti; e tutti compongono l’indegnità manifesta del premier. Si dirà che nel paese del pugnale e della cicuta la trama politica diretta alla rovina dell’avversario politico è sempre stata praticata nei secoli dai Borgia ai democristiani. Ma quelle erano per così dire congiure di palazzo messe in atto per far prevalere il più scaltro e dare un nuovo indirizzo alla politica. Lo scandalo Montesi servì a Fanfani per far fuori Piccioni (il cui figlio Piero, musicista, risultò implicato nella vicenda) e a dare inizio all’esperimento di centro-sinistra.

    Probabilmente “l’affaire” Noemi, gonfiato ad arte, fallirà lo scopo. Ma il tentativo di demolizione prosegue. E’ bastato che Berlusconi annunciasse l’intenzione di ridurre il numero dei parlamentari con una legge di iniziativa popolare perché il PD lo accusasse di disprezzo del parlamento quasi volesse farne un “bivacco di manipoli”.

    In ogni riferimento c’è sempre il deprecato ventennio, che è sempre un efficace espediente. I 952 parlamentari italiani sono i più numerosi in Europa. Gli Stati Uniti con una popolazione quattro volte maggiore ne hanno 535.Tutto in Italia è in eccesso, a cominciare dal personale delle ferrovie (almeno funzionassero!), delle poste, dei ministeri. Più deputati d’ogni altra democrazia, più alti stipendi a confronto dei più rigorosi sistemi vigenti altrove. Così l’idea di Berlusconi di ridurre la quota dei deputati a 300 e i senatori a 150, dimezzandone il numero, non solo consentirebbe di risparmiare cento milioni l’anno ma adeguerebbe la vita pubblica a uno stile di maggiore sobrietà e correttezza. E invece no, non perché la proposta sia insostenibile ma perché a farla è stato il nemico pubblico numero uno di “lor signori”; e tutto ciò che egli dice e fa nasconde un disegno eversivo che va combattuto non appena lo palesa. In un secolo e mezzo di vita unitaria la burocrazia, questo mostro tentacolare, s’è dilatata a dismisura senza migliorare l’efficienza. Nel 1890 i dipendenti pubblici in Italia erano 20.000 sufficienti ad amministrare un paese di 30 milioni di abitanti. Oggi su una popolazione di 60 milioni di abitati, i burocrati,che secondo i parametri del 1890 non dovrebbero superare le 40.000 unità, sono diventati la bellezza di 4 milioni e mezzo. Raccontava Carlo Dossi, scrittore lombardo e segretario particolare di Francesco Crispi, che i ministeri danesi stavano tutti in un unico palazzo, anzi in un unico corridoio. In Svizzera nessun si accorge del governo: “on est prié de fermer doucement les portes”, sta scritto nei pochi e piccoli uffici elvetici. Da noi invece scialacquio di burocrazia e di affari inutili. Si può fare qualche raffronto tra i nostri ministeri e i ministeri inglesi. Persino i mobili esprimono i due sistemi. Semplice, severo, massiccio il mobilio del “Board of trade”; fastoso, di cattivo gusto, ingannatore quello del nostro ministero delle Finanze. Il ministro Brunetta dovrebbe armarsi di una roncola. La riduzione dei parlamentari è una misura che anche la sinistra aveva ritenuto utile; ma solo se la faceva lei e non l’ha fatta: così vorrebbe impedire che la facesse Berlusconi per non lasciargli anche quest’ultimo successo. L’onorevole Finocchiaro, vestale patetica, con gravità sicula, ha parlato di “atto inaudito”. Perché inaudito? La Finocchiaro dovrebbe farsi un giro in Europa. Forse anche il palazzo dei Normanni, sede della Regione Sicilia, a Palermo, le sembrerebbe leggermente pletorico con la caterva dei dipendenti che sono quattro volte quelli della Regione Lombardia. C’è qualcosa di marcio in Italia. Ma andatelo a dire alla grande stampa asservita!

    Romano Bracalini

  10. Quando capirete che Berlusconi è stato democraticamente votato dagli elettori italiani?
    Quando capirete che le TV non c’entrano? Infatti Berlusconi con le Tv ha vinto ma ha anche perso le elezioni!
    Non importa che Berlusconi piaccia a voi, è importante che piaccia alla maggioranza degli elettori: questa è democrazia!
    Se Berlusconi è votato dalla maggioranza, perché vi ostinate a pensare che la maggioranza sia demente?
    Invece di offendere le libere scelte della maggioranza degli elettori, riflettete sul perché Berlusconi ha così successo.
    La mia risposta è che non è il migliore, ma il meno peggio nella attuale situazione: le sinistre compreso IDV finora sono state inconcludenti e irrispettose del pensiero degli altri!
    Datevi una calmata e decidetevi a fare un’opposizione seria, concreta, utile, non basata su sentenze di primo grado e sul gossip, diamine!
    Meno male che c’è il lodo Alfano! Altrimenti in che mani saremmo? Se volete preparare una alternanza, smnettetela col vostro unico modo che conoscete, l’antiberlusconismo, che non è altro che un non voler riconoscere la volontà della maggioranza degli elettori!
    Imparate ad essere dei veri democratrici, imparate a sapeer perdere e rispettare i vincitori!
    W la libertà di pensiero di tutti, compresa quella di Berlusconi, vi piaccia o meno, attualmente il più votato democraticamente.

  11. Chissenefrega del caso Noemi – Dai lettori è un vero plebiscito: «Il leader del Pd ha sbagliato»
    La grande gaffe di Franceschini: il 90% si schiera con Berlusconi

    TORINO 29/05/2009 – Ieri, migliaia di persone hanno chiamato i centralini del giornale per rispondere al sondaggio proposto da CronacaQui.
    È stato un plebiscito: Franceschini ha sbagliato, e il 91,8% dei lettori che hanno voluto partecipare, ritiene che il leader del Pd non abbia espresso una legittima opinione politica e, contemporaneamente, pensa (il 92,5%) che abbia invaso indebitamente la sfera personale di un padre di 5 figli, quale Berlusconi è.
    Ma il sondaggio è andato ben più in la della semplice risposta alle due domande proposte dal giornale.

    In molti hanno voluto aggiungere commenti e considerazioni personali. Così Silvia, 54 anni, libera professionista: «A parte il fatto che io non avrei problemi ad affidare l’educazione di mia figlia al premier, non capisco perché Francescini, invece di polemizzare su questioni politiche, se la sia presa personalmente con il capo del Governo, insultandolo come padre, perché di questo si è trattato». Ancor più deciso Osvaldo, 67 anni, artigiano: «Premetto che io Berlusconi non l’ho mai votato in vita mia e che non lo voterò neppure stavolta, certamente, però, il mio voto non lo darò a Franceschini. Nessuno ha il diritto di offendere una famiglia, un padre e i suoi figli. Macché polemica politica, si fa su altro, non sulle dicerie e i pettegolezzi».
    Anche i giovani censurano il leader del Pd: Paola, 19 anni, studentessa: «In questa storia ho apprezzato sostanzialmente due cose: il silenzio del Cavaliere e la difesa dei suoi figli. Penso che Franceschini, se tornasse indietro, non direbbe più quello che ha detto. Anche i politici, prima di parlare, dovrebbero pensare a ciò che dicono».

    Ester, 42 anni, estetista in un salone di bellezza: «Io, al posto di Marina e Pier Silvio, avrei denunciato Franceschini. Nessuno può giudicare così un padre di famiglia. Sarebbe meglio che il capo del Pd, prima di parlare degli altri, guardasse a casa sua. Gli auguro davvero che i suoi figli diventino come quelli di Berlusconi». Pochi, ma presenti, i commenti a favore del leader di centrosinistra: Ettore, impiegato di banca: «Sono troppe le ombre sulla vita privata del presidente del Consiglio e lui non ha fatto nulla per far piena luce. Ora c’è la vicenda di questa ragazza di Napoli. Ma prima, ricordo, ancor prima delle “veline” candidate, c’erano state le intercettazioni telefoniche che non sono mai state rese pubbliche e che gettavano un’ombra anche sul comportamento di alcune ministre. Fossimo negli Stati Uniti, Berlusconi sarebbe stato costretto alle dimissioni».

    Nulla di tutto questo secondo l’opinione di Giovanni, 47 anni, commerciante: «Il caso di Clinton era completamente diverso: in quell’occasione c’era una ragazza che accusava il Presidente. In questo caso non c’è nessuna donna che denuncia d’aver subìto le attenzioni del premier. Ci sono solo insinuazioni da parte dei giornali. Allora io dico: il sospetto è la cosa peggiore, se qualcuno sa, allora parli. Ma, mi sembra di capire che nessuno abbia proprio nulla da dire…».

    m.bar.

  12. Veronica Lario da anni tradisce Berlusconi
    31 maggio 2009

    A sinistra hanno deciso di impostare questa campagna elettorale usando il gossip e la vita privata del Cavaliere, per attaccarlo. E’ un fatto noto.

    Ciò che non si sa, è che da anni Berlusconi convive con un segreto. Anzi, con un mezzo segreto: visto che da tempo è noto anche a molti avventori del Palazzo e a chi lavora nelle redazioni dei quotidiani (la Repubblica inclusa).

    Un fatto privato, che Daniela Santanchè – intervistata stamane da Alessandro Sallusti su Libero – ha deciso di rendere di pubblico dominio:

    “Il presidente non ha sfasciato nessuna famiglia ma è Veronica Lario che ha un compagno”.

    “Veronica Lario da molto tempo ha al fianco un suo compagno. Si chiama Alberto Orlandi, ha 47 anni, è capo del servizio di sicurezza di Villa Macherio e con lui condivide progetti, interessi e vacanze”.

    Il presidente lo sa? (chiede il giornalista)

    “Sì che lo sa. Non solo, ma ha tentato di tutto per tenere ugualmente in piedi la famiglia. Ha rinunciato ad avere al suo fianco la sua donna, ha accettato che l’Italia non avesse una first lady, ha messo da parte il suo orgoglio di uomo. Con la moglie ha fatto un patto”.

    “Andiamo avanti, non sfasciamo tutto; ha pensato a figli, ai nipotini. Insomma, ha fatto quello che pochi uomini, soprattutto nelle sue condizioni, avrebbero fatto. Cosa gli sarebbe costato divorziare e rifarsi una famiglia, un amore? Il battito di un ciglio e la questione era risolta. E invece nulla”.

    Come ha potuto mantenere un simile segreto per anni?

    “Non lo so, ma lo ha fatto. Poi Veronica ha rotto l’accordo, presumo consigliata da qualcuno interessato a gettare fango sul marito”.

    Cosa pensa che dirà Berlusconi di tutto questo?

    “Non lo so. Spero mi perdoni, spero che serva a rileggere tutta questa vicenda nella sua giusta luce”.

  13. IL VOTO E’ ALLE PORTE E L’ASTENSIONISMO ANDRA’ FORTE

    Il personale politico non si è rinnovato granchè. Certo un De Magistris nella lista di Di Pietro rappresenta senza dubbio una faccia pulita, così come lo era Franca Rame, Giulietto Chiesa…. ma, per il resto, quando si vanno a vedere quali personaggi ci sono o sono passati attraverso l’Italia dei Valori, sale un brivido lungo la schiena, almeno a me. Gilberto Casciani consigliere a Roma dell’IdV passato con la maggioranza. Il senatore De Gregorio eletto con Di Pietro e passato dall’altra parte.Non può essere dimenticato che Elio Veltri, dopo essere uscito dalla lista IdV, ha detto in un’intervista su Radio radicale di febbraio 2008 che “le persone per bene se ne andavano e arrivavano persone poco raccomandabili. Non era un partito, ma una gestione personale senza meccanismi democratici” “Il segretario provinciale di Foggia arrestato, quello di Latina idem. Ad Amantea, il sindaco, con cui Di Pietro aveva fatto un comizio, inquisito per concussione… gli ex di Mastella in Calabria passati nella Lista di Di Pietro”. Guido Ruotolo – su La Stampa: E´ indagato anche il senatore IdV Nello Di Nardo, che quando Di Pietro era ministro faceva parte della sua segreteria politica. Nel rapporto della Dia, depositato nell´ambito del filone «Global Service», quello di Alfredo Romeo, vi sono accenni a decine di intercettazioni telefoniche e ambientali. Non tutte quelle agli atti dell´inchiesta, naturalmente. Di Nardo parla con Mautone e sponsorizza l´affidamento di incarichi a due architetti: «Mi raccomando, sono due amici di Cristiano ai quali non bisogna far prendere collera…»”.

    Ma veniamo alle liste di sinistra: rifondazione comunista, comunisti e verdi, comunisti dei lavoratori: tale frammentazione sembra una strategia scientifica ben congegnata per non far raggiungere il quorum a nessuno dei tre partiti. Altre considerazioni sono superflue perchè le scissioni perpetue, da Cossutta in poi, fanno cadere le braccia e venire il latte alle ginocchia.

    Pannella, il guru digiunatore, cerca di mantenere i seggi europei sapendo bene che il mancato introito derivante da quelle postazioni costituirebbe un grave problema politico ed economico per la sua formazione politica. Si gioca tutto avendo alle spalle prese di posizione poco pacifiste e incoerenti sulla guerra in Iraq, alleanze di comodo con il centrodestra, poi saltate anche per il mancato accordo economico con Berlusconi, e alleanza elettorale successiva con il centrosinistra in una posizione del tutto precaria e poco “omologata”. Il fatto che, in una trasmissione come Ballarò, Pannella si sia spinto nella sciolta volgarità geriatrica chiamando “faccia di culo” Dario Franceschini è, a mio avviso, sintomo di disperazione e annaspamento. Non passa inosservato inoltre che nella Lista Pannella-Bonino, il grande guru del Satyagraha, nonostante la sua età avanzata e ripetitività ossessiva di argomentazioni, mostra di voler tenere saldamente il timone facendo ancora ombra a persone politicamente più valide di lui, come Emma Bonino, o alla brillante generazione emergente rappresentata da Rita Bernardini, Antonella Casu, Marco Cappato e all’ottimo direttore di Radio radicale Massimo Bordin con il quale Pannella ha rischiato di rompere per i suoi eccessi verbali.

    Franceschini è certamente meglio di Veltroni e non mi dispiace che i veltroniani-bettiniani, bravi protagonisti di festival, siano stati messi temporaneamente in stand by. Ma la sostanza e i contenuti del grande apparato di partito che sta dietro la faccia nuova del grintoso Dario non sono fatti della stessa pasta di prima? In altri termini, a parte la faccia simpatica di Franceschini e il probabile rimescolamento di equilibri correntizi all’interno del Partito Democratico, in cosa possiamo dire che il PD è diverso rispetto a due anni fa? Possiamo dire che oggi difenderebbe seriamente i lavoratori precari? non farebbe più un pacchetto Treu? Abolirebbe la legge Biagi? E per la scuola come si conporterebbe? Farebbe una seconda riforma Berlinguer? Voi lo vedete tutto questo rinnovamento?

    Beh il quadro politico del nostro paese è alquanto deprimente perchè la credibilità è solo “virtuale” ed è capace di conquistare il consenso elettorale solo attraverso la soporifera scatola televisiva con continue macchiette e sconfortanti involontarie parodie del mitico scontro tra Peppone e Don Camillo.

    Domenico Ciardulli

  14. Tre domande per Franceschini
    Mancano 5 giorni alle elezioni e il Pd ancora cerca casa in Europa
    di Stefano Fossi
    Niente di nuovo sotto il sole. Il Pd, in mancanza di armi migliori, continua a perseguire la vecchia strategia della caccia al Caimano. E la campagna elettorale si trasforma così in una frenetica sequenza di rilanci mediatici, in una demonizzazione permanente ed effettiva di “Silvio, padre di tutti i mali”, in una guerriglia senza esclusione di colpi in cui si cerca di servire qualsiasi sbobba al proprio elettorato – sesso, trame giudiziarie, moniti contro il regime prossimo venturo – pur di ottenere un piccolo vantaggio nel breve termine.

    Sullo sfondo resta un partito irrisolto che, come ricorda Peppino Caldarola sul Riformista, deve ancora rispondere a tre domande capaci di definire la propria identità. La prima riguarda la collocazione che il Pd avrà nel Parlamento europeo. Come è noto gli ex democristiani presenti nella nuova creatura hanno posto il veto a un ingresso nel Partito Socialista Europeo. Per questo motivo Piero Fassino ha lavorato a lungo per tentare di creare un nuovo gruppo parlamentare meno connotato a Strasburgo, un gruppo in cui raccogliere tutte le culture progressiste e democratiche. Un accordo però, come confermato da Franceschini stesso, ancora non è stato trovato. “Stiamo ancora discutendo – dice il segretario – è un problema che riguarda diversi partiti di 27 Paesi. Sono ottimista, ma ancora non c’è un accordo”. Fatto sta che a cinque giorni dal voto gli elettori ancora non sanno se il loro voto andrà a un partito legato ai socialisti europei oppure no.
    Il secondo nodo irrisolto riguarda il rapporto con Antonio Di Pietro. La strana alleanza, prima suggellata in prossimità delle scorse Politiche, poi rinnegata a più riprese, è davvero archiviata oppure la convenienza politica e l’incontro sul terreno dell’antiberlusconismo la rende ancora attuale e forse inevitabile? Attualmente la seconda risposta è quella più probabile.

    L’ultima domanda riguarda il modo in cui Franceschini e la tolda di comando di Via del Nazareno decideranno di combattere la propria battaglia politica contro il premier. Caldarola ricorda giustamente l’idea di un partito che avrebbe dovuto “definirsi per i suoi progetti e non contro qualcuno”. Una volontà di crescita, una prova di maturità politica finita nel dimenticatoio e ormai neppure ricordata come aspirazione ideale, come obiettivo di lungo termine.

    La conseguenza di questa deriva è un timore che circola con sempre maggiore insistenza tra i moderati del partito, ad esempio nelle parole di Enrico Letta. “Il centrosinistra e il Pd stanno rischiando il paradigma Bertinotti” ovvero lo spostamento a sinistra con forte perdita di rappresentanza elettorale. E’ questo lo spettro paventato dal parlamentare del Pd ed ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Prodi, durante la presentazione del suo libro “Costruire una cattedrale”.
    “Non vorrei che nel Pd – sostiene Letta – considerassimo quello che è accaduto l’anno scorso a Bertinotti come qualcosa di cui godere. Gli italiani danno un voto utile e non solo di bandiera. Attenzione, perché se il Pd e il centrosinistra sposano questa tesi è troppo difficile arrivare al 51%”. Enrico Letta, insomma, considera rischioso lo schiacciamento a sinistra con l’obiettivo di “governare da tante parti, concentrandosi però a livello nazionale solo su una buona opposizione. Sono convinto che rischiamo il paradigma Bertinotti”.
    La questione, però, sembra più ampia, perché stavolta è proprio sulle “tante parti”, ovvero sulle amministrazioni comunali e provinciali delle zone tradizionalmente rosse, che si gioca la vera partita per la sopravvivenza dei democratici di Franceschini. Se dovesse cadere qualche frontiera ancora inespugnata allora l’effetto domino potrebbe davvero travolgere il progetto stesso del Pd con conseguenza ancora imprevedibili.

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