La Camera boccia la legge sull’omofobia: “E’ incostituzionale”

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La Camera ha accolto le pregiudiziali di costituzionalità sul ddl contro l’omofobia, bocciando così, per la seconda volta, il disegno di legge con il quale si sarebbe introdotta l’aggravante di omofobia nei reati penali. Le pregiudiziali di costituzionalità, proposte da Pdl, Lega e Udc, sono state approvate con 293 si, 250 no e 21 astenuti.
Il centrodestra ha votato quasi interamente a favore, a parte l’astensione del ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, il voto contrario di Santo Versace e l’astensione di Claudio Scajola e di altri 17 deputati del Pdl.
Già nell’ottobre del 2009, vi era stata una prima bocciatura di un testo sull’omofobia, alla Camera, con l’approvazione delle pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’Udc, mentre, a maggio scorso, la Commissione Giustizia aveva bocciato due tentativi di mediazione avanzati dalla deputata del Pd Anna Paola Concia.
Proprio da quest’ultima sono venute le parole più dure contro l’odierna bocciatura:  “la maggior parte del Parlamento oggi ha scelto di stare con i violenti e non delle vittime delle violenze e delle discriminazioni“, ha affermato.
Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al termine del dibattito, ha detto: “Se fossi stato un deputato che può votare e non il presidente, avrei votato convintamente contro le pregiudiziali” di costituzionalità. Lo stesso portavoce del Pdl Daniele Capezzone sembra dissentire dal suo partito, affermando che si è persa “ l’occasione per dare un contributo positivo al contrasto di ogni discriminazione a sfondo sessuale”.

Una storia di destra, il libro di Italo Bocchino

Una storia di destra, quella Italo Bocchino, scritta spesso la sera tardi, di ritorno da un talk show o a un’intervista, armato di iPad. Per la presentazione a Roma un parterre a prova di par condicio. “Ha visto, saranno due di destra e due di sinistra”, dice un signore in sala. E invece no, perché Gianfranco Fini non riesce ad arrivare, bloccato alla Camera. C’è lui, il deputato-scrittore (cravatta scura). C’è Enrico Mentana – cravatta istituzionale, scura – a celebrare quella che chiama “la fine delle ideologie”, e Walter Veltroni al suo fianco. Rosso intenso la sua cravatta. In sala Flavia Perina, l’ex direttore del Secolo, “spostata” dal suo ruolo dal nuovo cda più berlusconiano: di lei si dice che andrà a scrivere per Il Fatto.

L’ex sindaco di Roma strizza l’occhio ai finiani, rivendicando “ragioni storiche e politiche diverse” ma senza “la violenza di oggi”. Berlusconi, naturalmente, è il più citato. “Una tragedia per il paese”, dice l’esponente democrat. “Impedisce di arrivare ad una politica fatta di nobili contrapposizioni”. Sì. Ma il “confronto tra due riformismi” è “lontanissimo dalla realtà”, incalza Mentana. Pure per il Pd.

La Prestigiacomo lascia il PDL ma rimarrà ministro

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Il ministro dell’ Ambiente Stefania Prestigiacomo ha annunciato oggi, in lacrime, la sua intenzione di lasciare il suo partito, il PDL, per andare nel gruppo misto, anche se ha fatto sapere che rimarrà al governo “finchè Berlusconi lo riterrà”. Il ministro oggi chiedeva che fosse rinviata in Commissione, per un approfondimento su una norma, la legge, poi approvata alla Camera, contenente interventi per agevolare la libera imprenditorialità e il sostegno del reddito. La Prestigiacomo aveva spiegato ai deputati che stava lavorando a una soluzione da inserire nel decreto “milleproroghe” e per fare ciò occorreva un rinvio della legge. Ma il rinvio viene bocciato per tre voti, con la maggioranza che vota contro il governo, mentre dai banchi del PDl qualcuno gridava “dimissioni, dimissioni”. La Prestigiacomo accusa poi il capogruppo del PDL Cicchitto di non averla ascoltata, esponendo il governo a un voto rischioso., e  ha dichiarato:”Di sicuro Fabrizio Cicchitto non può più essere il mio capogruppo”.

Cicchitto ha poi ribattuto: “Sono assai spiacente per ciò che ha dichiarato il ministro Prestigiacomo, ma ho il dovere in primo luogo di ascoltare i parlamentari del gruppo che hanno lavorato per lungo tempo a questo provvedimento senza che fosse venuta nessuna indicazione diversa da parte del ministro”. “Su questo provvedimento” ha aggiunto “si è registrato un largo schieramento favorevole che è andato al di là della maggioranza”.

La Giornata internazionale contro la violenza alle donne

Se da un lato a Montecitorio imperversa il Vietnam, dall’altro la politica, a volte, sa ancora farsi vedere unita quando si tratta di battaglie di civiltà. Che questo poi corrisponda a un impegno concreto ed efficace è tutto, sempre, da dimostrare. In ogni caso: oggi, in occasione della “Giornata internazionale contro la violenza alle donne”, a Palazzo Chigi si è svolta una cerimonia bipartisan contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf). Insieme, il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, e la vicepresidente del Senato Emma Bonino. Hanno firmato il petalo rosa, simbolo della campagna mondiale contro le mutilazioni genitali femminili promossa, in Italia, dalle associazioni Aidos e Amnesty International.

Significative le parole dette oggi in occasione della Giornata contro la violenza alle donne dala delegata regionale dell’Associazione Italiana Donne Medico della Calabria, Caterina Ermio: ”Nonostante siamo entrati nel terzo millennio la violenza contro la donna non accenna a diminuire e se assistiamo alle palesi violazioni della dignità delle donne, nelle comunità immigrate, dettate, a volte, da pratiche tribali trasferite nei luoghi di immigrazione come la disumana pratica dell’infibulazione, tra le italiane di nascita la situazione non sembra rosea”.

L’addio di Mara

Mara Carfagna? Si dimette. Il 15 dicembre, ovvero il giorno dopo il voto di fiducia. Da ministro, dal Pdl, persino da parlamentare. Mara, ex valletta oggi ministro alle Pari Opportunità. Anzi, “la signora Carfagna”. Silvio Berlusconi liquida così l’affaire ministeriale. E la sensazione è che sia abbandono. Sensazione confermata poche ore dopo, quando escono sull’Ansa le anticipazioni dell’intervista esclusiva rilasciata da Mara Carfagna stessa al Mattino di Napoli.

Due i passaggi anticipati alle agenzie, in attesa di leggere domani mattina l’intervista completa – che non a caso è andata a finire su quel giornale. Le dimissioni, appunto. E la definizione del caos rifiuti come guerra tra bande.

Conferenza nazionale della famiglia, Giovanardi: “La biotecnologia toglie diritti ai figli” – FOTO

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Si è aperta oggi  a Milano la seconda Conferenza nazionale sulla famiglia, dopo che il premier Berlusconi ha rinunciato a parteciparvi per gli scandali che lo hanno coinvolto. I lavori sono stati così aperti dal sottosegretario Carlo Giovanardi, che ha subito suscitato polemiche, tornando a difendere la legge 40 e criticando quelli che considera attacchi alla famiglia tradizionale: “Scienza e biotecnologie – ha affermato – possono togliere ai figli il diritto di nascere all’ interno d’ una comunità d’ amore con un’ identità certa paterna e materna”.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio per l’ apertura della Conferenza, ha richiamato “tutti i soggetti istituzionali all’ esigenza di affrontare con determinazione e lungimiranza i problemi principali che ostacolano la formazione delle famiglie“, e ha sottolineato come la famiglia sia “una straordinaria risorsa per l’ intera collettività.”

Anche il presidente della Camera Fini ha sollecitato la politica e le istituzioni competenti ad occuparsi delle famiglie “attraverso misure e provvedimenti mirati”, e ha parlato del nucleo familiare che va considerato anche come “risorsa morale”. Il presidente del Senato Schifani si richiama all’ articolo 29 della Costituzione, che riconosce il valore della famiglia, e ha auspicato per essa “politiche sociali moderne e di vero sostegno, oggi sempre più necessarie”.

Eicma 2010: Berlusconi attacca gli omosessuali e rilancia la legge sulle intercettazioni

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenendo questa mattina all’ inaugurazione del salone del ciclo e motociclo alla Fiera di Milano-Rho, scherza sulla vicenda di Ruby, la ragazza marocchina minorenne per la quale il premier avrebbe telefonato in Questura a Milano, e che sarebbe stata più volte ad alcune feste nella sua villa di Arcore. Lo fa con una battuta, “Ho un problemino, avrei da sistemare in qualcuno di questi stand una certa Ruby”, affermando poi: “Quello che ho fatto è stato per bontà, poi se a volte mi capita di guardare una bella ragazza…meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay. La questione? Una tempesta di carta”.

Repubblicane sexy, democratiche come cani: quando l’America esporta – male – il made in Italy

Quelle come Mara Carfagna: belle, giovani. La politica, in Italia, ha cominciato ad avere, soprattutto negli ultimi tempi, anche e sempre più i connotati e le caratteristiche fisiche del Ministro per le pari opportunità. Giovani, si diceva. Belle da spaccare lo schermo, incantare lo sguardo. Poi, per carità, dietro tale grazia occorrerebbe forse dimostrare di avere un cervello.

Chi ci riesce, chi ci prova, chi nemmeno si sforza. Tanto, prerogativa essenziale rimane sempre e solo quella: essere giovani. Essere belle. Sembrava regola tacita di parte della politica tricolore ma pare che tra un chilo di pasta Barilla e un tubo di Baci Perugina lo stivale abbia cominciato a esportare anche tale prassi. Ovvero, battersi in agoni, una parte contro l’altra. Solo che.

A consentire l’accumulo di frecce nell’arco non sembrano più essere le conoscenze specifiche, la preparazione settoriale, la lungimiranza. Macchè. Semmai: cosce, natiche, seni, corpo nel suo insieme, viso e bocca. Ci si sfida a duello nel nome della bellezza, provando a convincere l’elettore che tanto possa bastare per governare e amministrare la cosa pubblica. pensavamo che fosse peculiarità italiana e invece. Pigli un aereo, ti ritrovi in America e scopri che nel Minnesota la politica viene costruita allo stesso identico modo: a colpi di trucco, abiti succinti, curve mozzafiato.

Facebook, oscurato gruppo contro down

facebookE’ stato oscurato il gruppo su Facebook contro i bambini down. Sul social network ieri era comparsa la foto di un neonato down con la parola “scemo” scritta sulla fronte e l’invito: “giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down“. In poche ore ci sono state 1.300 iscritti, che sono stati fatti bersaglio di dure e aspre critiche da utenti della Rete e politici di ogni schieramento. I promotori dell’ignobile iniziativa non hanno rivelato la propria identità.

In tal proposito, il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, parlando con i giornalisti a margine di una visita all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli ha auspicato “rapide indagini” della polizia postale per individuare i responsabili del gruppo choc.

Caro Papi Natale, avrei 101 domande…

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Caro Babbo Natale. Anzi no. Caro Papi Natale. Come suona? Sostituirà l’originale? Probabilmente no, ma resta il fatto che esiste. Ed è in rete. Un instant book realizzato per il No B Day di sabato prossimo. Un istant book che amplifica l’incubo recente del Presidente del Consiglio: amplificando le 10 domande di Repubblica e facendole fermentare fino alla consistente cifra di 101 domande. E’ il popolo della rete che chiede dal blog Rassegna Stanca al Reticente del Consiglio – lo si chiama così.

Di segito alcuni brani tratti dall’introduzione al libro. Qui invece il link al testo completo e l’altro alle domande. 101 ovvero: 100 più il domandone finale. Che è: La domanda più cliccata in assoluto, l’interrogativo declinato in modi diversi ma che chiede sostanzialmente sempre la stessa cosa e, più di tutti gli altri, aspetta una risposta pronta, ferma e risoluta: Caro Onorevole Presidente del Consiglio, Cavalier Dottore Silvio Berlusconi, potrebbe per favore dirci quando ci restituirà l’Italia?

Veronica Lario Berlusconi chiede il divorzio!

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Veronica Lario conferma: divorzio.

Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale

Il matrimonio con Silvio Berlusconi era stato celebrato nel 1990. Una rottura da anni vociferata, rincorsa, inseguita e dimenticata, che dopo quasi 30 anni diventerà forse effettiva. Odio, amore e soprattutto tre figli: Barbara, Eleonora e Luigi.

La strada del mio matrimonio è segnata non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni

Aveva detto in passato Veronica Lario. Che non ha perdonato le ultime veline e velinate, vere o presunte, del marito premier. Una fama che era giunta perfino al famosissimo Huffington Post, con un articolo ceh si concludeva emblematicamente su Mara Carfagna. Staremo a vedere cosa questo divorzio vorrà dire in termini politici – soprattutto in Italia, privato e gossip la fanno da padrone.

8 marzo, festa della donna

Festa della donna. Dalle battaglie per la parità tra i sessi a festa commerciale. La ricorrenza dell’8 marzo ha ancora un senso? Questo il sondaggio di oggi di Repubblica. Al quale, con estrema onestà e certo opinabile punto di vista personalissimo, ho risposto NO. Come me, altre 337 persone. Contro le 290 che hanno risposto di sì, e i 30 indecisi.

Oggi è l’8 marzo. I politici si sono incontrati, cavalcando l’onda dei fatti di cronaca di questi giorni. Fatti, probabilmente, sempre accaduti, ma che di questi tempi hanno trovato magnanimo asilo nel mondo mediatico. Oggi, a Roma, si è tenuto un convegno promosso dal ministero delle Pari opportunità e dal Comune di Roma. C’erano tutti. Mara Carfagna (che è sempre più magra), Giorgia Meloni, Gianni Alemanno, Gianfranco Fini. Fini, appunto.

Non ci dovrebbe essere attribuizione etnica dietro a uno stupro, è un’infamia. Forse è giusto titolare “donna Stuprata da un romeno”, ma poi è altrettanto giusto fare lo stesso quando l’autore della violenza è italiano. E bisogna avere lo stesso identico tipo di trattamento.

Buon Natale!

Buon Natale.
Per cominciare bene la giornata godereccia di abboffamenti famigliari (o meglio, proseguire da ieri sera) , ho aperto Spinoza.
Come la Sveglia del mattino – ammesso che oggi ci si riesca a svegliare.
Con le Jingle Balls si sono superati.

Italietta, Obama è lontano: noi abbiamo la Carfagna, Guzzanti, la Binetti, Veltroni…

Purtroppo dobbiamo ricascare dalle stelle alle stalle. Non siamo americani, non abbiamo eletto il nostro nuovo Presidente. Il nostro Presidente non è nè nuovo, nè bello, nè nero, nè afroamericano, nè nada. Non rappresenta un cambiamento, non rappresenta una speranza. E non specifico appositamente di quale Presidente parlo. Tanto è uguale.
Ripiombiamo nella nostra realtà di provincia.
Che ci siamo persi mentre il mondo cambiava? Di cosa si è occupata l’Italietta? Chiusa la questione Carfagna, prima di tutto. Questione di vita o di morte, sia detto.