Marrazzo, dimissioni dopo lo scandalo del video

marrazzo dimissioniMarrazzo, le dimissioni. Piero Marrazzo si dimette, o meglio si autosospende dalla sua carica, quella di presidente della Regione Lazio, dopo che ieri è scoppiato lo scandalo su un ricatto di cui sarebbe – lo ha ammesso davanti ai giudici – stato protagonista: un ricatto per un video che ritraeva l’incontro di Marrazzo con un transessuale. Ricatto per il quale l’ormai ex presidente della Regione Lazio avrebbe pagato: le minacce dei carabinieri, dice, lo avevano portato a staccare e consegnare immediatamente ai militari che lo ricattavano tre assegni in bianco per un importo di circa 20 mila euro. Senza poi denunciare nulla.

Mi autosospendo, questa vicenda è frutto di una mia debolezza della vita privata

Un ricatto a luci rosse per un video. E il tesserino, la cocaina, gli assegni.

Dell’arresto dei 4 carabinieri che tentavano di estorcere denaro a Piero Marrazzo non ne parla più nessuno. Tutti vogliono vedere quel video, con morbosa, tipicamente contemporanea voglia. Un minuto e mezzo, si dice, di girato da un cellulare. Marrazzo indossa, si dice, solo una una camicia. E si trovano, si narra, nell’appartamento di un transessuale. Ci sarebbe (ma questo viene smentito categoricamente da Marrazzo) anche della cocaina.

Marrazzo, politicamente, è andato. Ancora ieri diceva: non mi dimetto, vado avanti. Ma oggi arriva l’autosospensione, che precede le dimissioni (chieste anche da Dario Franceschini, ancora fino a domani segretario del Partito Deemocratico). Impossibile sarebbe stato, comunque, ricandidarlo per le regionali del prossimo marzo.

E ora? Si apre più di uno scenario per la successione, certo non facile e in cui il Pd vede tutta la sua debolezza, a poche ore dalle primarie nazionali.

Alcuni nomi per il toto-post-Marrazzo? Sicuramente c’è Enrico Gasbarra. Partito Democratico, matrice rutelliana, alle primarie voterà per Bersani, Gasbarra non dispiace affatto in giro, ed è il più quotato a prendere il posto ormai vacante di Piero Marrazzo. A chi? Nè a Pier Ferdinando Casini, naturalmente (da buon rutelliano) ma neppure a Silvio Berlusconi, che gli ha “fatto la corte” (in senso politico) già molto tempo fa.

Altri nomi che aleggiano (ma meno insistentemente), sono quelli di Giovanna Melandri e David Sassoli e addirittura Walter Veltroni.o si auto

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