Chiesto un riscatto per l’operatore di Emergency rapito in Sudan

I rapitori di Francesco Azzarà, il cooperante italiano di Emergency rapito il 14 a Nyala, nel Sud Darfur, avrebbero chiesto un riscatto al governatore Abdulamid Musa Kasha, secondo quanto riferito proprio da quest’ultimo. Azzarà sarebbe infatti stato rapito da una banda della tribù filogovernativa rezegat, alla quale appartiene lo stesso governatore e il suo vice Abdul Karim Mussà. Quest’ultimo proprio ieri aveva affermato: “La vicenda sarà risolta rapidamente”, e assicurato che il cooperante italiano “sta bene, sia dal punto di vista fisico che psicologico“, e fatto sapere che il governo locale non intende pagare nessun riscatto.
La notizia del riscatto non è però stata confermata da Emergency, l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada: “Non ci risulta sia stato chiesto alcun riscatto” hanno fatto sapere. Emergency ha inoltre inviato un team a Nyala per seguire sul posto le indagini sul rapimento, che seguirebbero due o tre piste, una a Nyala, le altre verso Jebel Marra, ma è stato comunque chiesto il massimo riserbo.
L’organizzazione è comunque molto amata in Sudan, dove gestisce anche un ospedale cardiologico di primissimo livello nella capitale Khartoum, oltre all’ospedale pediatrico di Nyala: la speranza è quindi che il governatore e il suo vice facciano pressioni sui rapitori affinchè rilascino al più presto il cooperante italiano.

Il vice-governatore Moussà ha detto inoltre oggi che le organizzazioni umanitarie operanti in Darfur “si dovrebbero attenere strettamente alle procedure di sicurezza imposte qualora decidano di muoversi nello Stato“, e dovrebbero “fornire alle autorità competenti la lista dei nominativi delle persone che intendono assumere, in particolare autisti e guardie“. Da tali affermazioni avrebbe sostegno l’ipotesi di un possibile coinvolgimento nel rapimento di persone che lavoravano nell’ospedale di Emergency di Niala e ne sarebbero poi stati allontanati.
La procura di Roma, intanto, ha aperto un’inchiesta sul rapimento, ipotizzando il reato di  sequestro di persona a scopo di terrorismo.
Il rapimento di Azzarà riporta all’attenzione dei media il Darfur, regione del Sudan dilaniata dal 2003 da una guerra civile e da povertà e carestie. In proposito, Antonella Napoli, giornalista e presidente  di Italians for Darfur, ha dichiarato: “La situazione in Darfur è più grave che mai“. Quanto al rapimento, invece, per la Napoli “E’ un sequestro anomalo maturato in un contesto ambientale che dovrebbe essere sotto il controllo governativo“.
Gli amici del cooperante italiano hanno organizzato una fiaccolata per domani sera a Motta San Giovanni, il paese in provincia di Reggio Calabria dove vive la sua famiglia: “Vogliamo stringerci attorno a Francesco, vogliamo sostenere la famiglia e lanciare un messaggio di solidarietà a Emergency e a tutti i volontari che in questo momento sono impegnati lontano da casa” hanno spiegato.

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