Liberato Francesco Azzarà

Liberato Francesco Azzarà dopo 4 mesi di rapimento

Dopo 4 mesi di sequestro è stato liberato nella giornata di oggi in Darfur. Francesco Azzarà era stato sequestrato lo scorso 14 Agosto, la liberazione avviene dopo l’annuncio dello scorso 27 settembre da parte del vice governatore del Darfur che la dava come “Imminente”.  Azzarà è un operatore umanitario dell’Emergency, la quale ha sempre cercato tutti i modi possibili per liberare l’uomo ed ha sempre intrattenuto contatti con le autorità del Darfur le quali poi hanno portato alla libertà l’uomo.

Francesco è libero e sta bene” così Emergency in un suo comunicato riguardo la liberazione dell’uomo. Azzarà ha 34 anni ed è stato sequestrato in Darfur durante la sua seconda missione come logista del centro pediatrico che Emergency ha aperto nel luglio del 2010.

Fallito il blitz per liberare Azzarà

Tredici poliziotti uccisi e trenta feriti, è questo il bilancio del blitz fallito atto a liberare il volontario di Emergency, Francesco Azzarà, a dare tale informazione è la polizia locale che cita fondi di stampa sudanese. Una versione diversa, però, viene fornita dal governatore del South Darfur , il quale dichiara che il blitz era mirato per liberare tre militari presi prigionieri da gruppi armati. La presidente di Emergency, Cecilia Strada , ha dichiarato però che “al momento, non ci risulta che c’entri Francesco”.

La sparatoria sarebbe avvenuta a Jebel Marra, nel Darfur Sud Sudan. La sparatoria è stata confermata anche dal capo della polizia Ahmed al-Tughani, che ha dichiarato che c’è stato uno scontro a fuoco con “un gruppo di banditi e non ribelli”. Francesco Azzarà è stato sequestrato a Nyala, mentre in auto si stava dirigendo verso l’aeroporto.

Chiesto un riscatto per l’operatore di Emergency rapito in Sudan

I rapitori di Francesco Azzarà, il cooperante italiano di Emergency rapito il 14 a Nyala, nel Sud Darfur, avrebbero chiesto un riscatto al governatore Abdulamid Musa Kasha, secondo quanto riferito proprio da quest’ultimo. Azzarà sarebbe infatti stato rapito da una banda della tribù filogovernativa rezegat, alla quale appartiene lo stesso governatore e il suo vice Abdul Karim Mussà. Quest’ultimo proprio ieri aveva affermato: “La vicenda sarà risolta rapidamente”, e assicurato che il cooperante italiano “sta bene, sia dal punto di vista fisico che psicologico“, e fatto sapere che il governo locale non intende pagare nessun riscatto.
La notizia del riscatto non è però stata confermata da Emergency, l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada: “Non ci risulta sia stato chiesto alcun riscatto” hanno fatto sapere. Emergency ha inoltre inviato un team a Nyala per seguire sul posto le indagini sul rapimento, che seguirebbero due o tre piste, una a Nyala, le altre verso Jebel Marra, ma è stato comunque chiesto il massimo riserbo.
L’organizzazione è comunque molto amata in Sudan, dove gestisce anche un ospedale cardiologico di primissimo livello nella capitale Khartoum, oltre all’ospedale pediatrico di Nyala: la speranza è quindi che il governatore e il suo vice facciano pressioni sui rapitori affinchè rilascino al più presto il cooperante italiano.

Emergency torna a Lashkar-Gah: riapre il centro chirurgico afghano

Gli avvenimenti dello scorso 10 aprile sono ancora attuali: l’ospedale (centro chirurgico) afghano di Emergency a Lashkar-gah venne chiuso perchè al suo interno furono ritrovate armi. Non solo: tre volontari italiani che lavoravano nella struttura (Matteo Dell’Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti) erano stati fermati con l’accusa di tramare con i talebani. A conti fatti, una trappola ordita contro l’organizzazione di Gino Strada che, dopo l’intervento delle Istituzioni nazionali ed europee nonchè dell’Onu, esce linda e pulita da ogni accusa. Si arriva al 29 luglio: il centro riapre e la comunicazione arriva dai vertici di Emergency tramite missiva.

Cari amici,
siamo molto felici di annunciarvi che giovedì 29 luglio abbiamo riaperto il Centro chirurgico di Lashkar-Gah.
Un giornalista ci ha chiesto “Perché?“. Ma la risposta la sapete già: perché è il nostro lavoro, perché quell’ospedale serve, perché è l’unica struttura gratuita nella regione, perché quell’area è teatro di una guerra sempre più violenta, perché i 70 letti delle corsie – da quando è stato aperto e fino al giorno della sua forzata chiusura il 10 aprile scorso – sono sempre stati pieni. Perché la popolazione ne ha bisogno: e noi non abbiamo bisogno di altri perché.
Ancora grazie per il vostro sostegno.
A presto,
Cecilia Strada
Presidente di Emergency

Emergency: tre cooperanti domani in Italia

FarnesinaI tre cooperanti di Emergency rientreranno in Italia domani con un volo commerciale. Ad accompagnarli ci sarà l’inviato del ministro Frattini per l’Afghanistan, Massimo Iannucci. L’ha annunciato il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari.

Liberi i tre di Emergency

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Sono liberi. Lo comunica una nota ufficiale del ministero degli Esteri e di Franco Frattini. Matteo Dell’Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti, spiega l’ong sul suo sito, fino a oggi detenuti in una struttura dei servizi di sicurezza afgani, sono stati liberati, non essendo stato possibile formulare alcuna accusa nei loro confronti. Per Gino Strada un grande sollievo.