Messaggio dalla Consulta al Parlamento: “legge elettorale carente”

Referendum
Si fa un gran parlare, di questi tempi, di legge e sistema elettorale. Forse solo ai tempi della Costituente se ne è parlato tanto. Colei che sarebbe sostanzialmente la causa dei dolori di pancia di Romano Prodi (ma per due anni se l’è, in fondo, tenuta) e che potrebbe esserlo per un prossimo governo partorito, è stata ieri definita dalla Corte Costituzionale semplicemente, in maniera chiara e inequivocabile, carente.
La Corte Costituzionale non può e non vuole mettersi a fare politica. Ma nel suo esito positivo per i referendum del comitato di Mario Segni, non entrando nel merito della valutazione di legittimità della legge elettorale, qualcosa comunque ha fatto.
In una delle tre sentenze che hanno dato il via libera al referendum, si afferma tutta via che la legge ha già in sè delle carenze. Carenze che si concentrano soprattutto sull’aspetto del premio di maggioranza.

Sotto a chi tocca: Franco Marini

Napolitano Bertinotti Marini
Foto ricordo. Di un tempo ormai lontano, e che non sarà più. Silvio non sarà contento. Montezemolo lo è un po’ di più. Marini è una persona che stimo, una persona capace, che ha il senso del bene comune e del lavorare insieme. Altro non posso dire: queste le sue parole sull’ipotesi di un incarico al presidente del Senato da parte di Napolitano.
Ipotesi che si è avverata. Napolitano ha scelto Franco Marini. Lo scenario era già stato intravisto dalla maggior parte degli osservatori e dei commentatori: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha conferito al presidente del Senato, Franco Marini, un incarico esplorativo per verificare le possibilità di consenso per una riforma delle legge elettorale e di un governo che se ne occupi.
Sembrava che Napolitano avrebbe preso più tempo per riflettere sull’intricato enigma. Invece, ieri ha terminato le consultazioni di rito con i leader politici e i presidenti emeriti della Repubblica, e oggi ha sentenziato.

Napolitano in pausa di riflessione

pausa
A questo punto, avrà una poderosa emicrania. Sarà confuso, stonato, e soprattutto senza la minima, lontana idea del dafarsi. Dieci anni sono passati in pochi giorni. Si ripete una considerazione sciocca: avesse ancora un numero idoneo di capelli, saprebbe dove mettere le mani.
Giorgio Napolitano, Capo di Stato di fronte a Governo caduto, ha preso tutti gli appunti possibili e immaginabili. Ha dichiarato, stanco, che farà un riscontro nei suoi appunti e poi farà sapere dopo una pausa di riflessione, com’è nella tradizione e come io sento il bisogno di fare.
Un giorno, due? In realtà la decisione dovrebbe già arrivare questa sera. 4 giorni di consultazioni e 19 colloqui con altrettanti gruppi politici: l’unica cosa che a questo punto il Presidente della Repubblica può commentare, è il trovarsi di fronte ad una situazione molto frammentata e complessa.

Walter e Silvio, questo matrimonio non s’ha da fare

Veltroni Berlusconi
Sarà una considerazione più umana ed estetica, eventualmente, che politica, ma per me questi due ci guadagnano a stagliarsi l’uno di fronte all’altro come nemici, e non come coppia falsamente felice per esigenze strategiche.
L’idea del Grande Centro stile DC di altri tempi forse, per esigenze numeriche, a un certo punto li ha colti. Ma con la caduta del Governo Prodi, il problema e la prospettiva sono sfumate immediatamente. Neanche aveva Marini terminato di leggere la condanna a morte in Senato, che già il Silvio nazionale gongolava il suo Veltroni chi????
Ora bisogna raccogliere i cocci di una politica che non c’è, e capire la direzione da intraprendere. E questa, come coppia, è in verità male assortita. Uno più alto dell’altro, l’altro abbastanza igienicamente risentito nel porgere la mano.
Ora, siccome qui a questo punto la lotta è sulla contrapposizione, nonché sulle promesse fatte in maniera più convinta, anche Walter, che molto avrebbe da imparare dall’unico uomo che ha fatto la storia della comunicazione in Italia, ci prova a modo suo.

Berlusconi: o si va al voto o milioni di italiani a Roma

marcia Roma
Mentre ieri si celebrava la Giornata della Memoria, qualcuno ha avuto la geniale idea di far tornare alla mente e rievocare a qualche italiano forse troppo malizioso la Marcia su Roma.
Se all’interno di questa sinistra c’è qualcuno che vuole dividere con noi certe responsabilità, non saremo certo noi a dire di no. Silvio Berlusconi dice la sua senza peli sulla lingua dopo la caduta del governo Prodi. E la sua consiste nella strategia del ritorno immediato alle urne.
Ora sbuca fuori che va bene, perchè no, c’è uno spiraglio per un eventuale accordo con una parte della coalizione avversaria, nel caso in cui, dopo il voto, sia poi necessario gestire grandi problematiche di matrice istituzionale.

Napolitano e la grossa gatta da pelare

Gatta
Napolitano ci prova, ma la gatta è grossa e ardua a pelarsi. Avesse ancora un numero idoneo di capelli, le mani sarebbero lì. Le consultazioni al Quirinale, in corso da ieri, proseguono, per trovare una soluzione alla crisi di governo.
Il Presidente della Repubblica ha cominciato in modo soft, se vogliamo: ha incontrato tutti i piccoli partiti di maggioranza e opposizione. La sua è una strada in salita. Difficile.
Al termine delle consultazioni di oggi ha affermato, serafico stanco e probabilmente con il buio più totale sul da farsi – che avrebbe chiunque, al suo posto: Per ora è impossibile fare anticipazioni.

Montezemolo: sì a un Governo istituzionale, perchè questa legge elettorale cambi

Montezemolo
E meno male che ha dichiarato che non ha intenzione di scendere in politica. Intenzione no, ma presa di posizione sì, sempre. Sulla crisi di governo, e sull’Italia, arriva il rombo di tuono di Luca Cordero di Montezemolo. Il Presidente di Confindustria è a Siena, intervenuto all’assise regionale dell’industria toscana. E prende chiara e diffusa posizione nell’ambito della crisi di governo, della cronaca di queste ore e della situazione politica italiana tutta.
Montezemolo non ha in verità molti peli sulla lingua. Può farlo, dopotutto. Il suo cavallo di battaglia di oggi, assolutamente – personalmente – condivisibile, è : varare una nuova legge elettorale prima di tornare al voto.
Tutti, nei momenti di crisi, soprattutto dopo avere assistito al triste spettacolo da suk di questi giorni e alle scene vergognose di ieri in Senato, desideriamo che la parola torni a noi cittadini attraverso le elezioni. E’ naturale ed è giusto. Tutti vogliamo dire basta e le elezioni ci sembrano l’unico modo per poterlo fare.

Rifiuti: Che ore sono? Sono 5 tonnellate alle 10.

Lo sa come misuro il mio tempo a Napoli? In tonnellate. Ogni minuto che perdo, 5 tonnellate in più sul disastro.

L’ironia che nasconde la verità. Con queste parole Gianni de Gennaro ha specificato quanto in questo momento ogni minuto buttato al vento, comporti migliaia di problemi a livello di smaltimento dei rifiuti che ormai da mesi infestano la Campania.

Gli occhi sono, forse per la prima volta ad quando è iniziato il problema, indirizzati verso un’altra direzione (diciamo un 150 km più a nord, destinazione Roma – Senato della Repubblica) e questo costringe il buon “superman” De Gennaro ad una dichiarazione mantenga gli occhi lontano da Napoli e allo stesso tempo non faccia dimenticare ai “capi” che in realtà lì, la soluzione, ancora non la si ha trovata.

E la sinistra esultò: Un guerriero!

Guerriero
E gridarono al Guerriero. Romano Prodi si incaponisce, e dopo le voci di ieri di una salita al Quirinale dopo aver incassato la fiducia della Camera – c’è chi lo aveva dato già per dimesso – ha deciso di andare avanti.
Il Professore si presenterà tra meno di un’ora in Senato per chiedere la fiducia. Stamane Prodi ha avuto un nuovo colloquio di un’ora con Napolitano: È stato un colloquio sereno e costruttivo. Ho comunicato al presidente della Repubblica che andrò al Senato alle ore 15.
Che succederà? A Palazzo Madama la maggioranza sulla carta, dopo la rivolta dell’Udeur, non c’è.

Storie da Transatlantico. Prodi ci dorme su

Transatlantico
Prodi passa alla Camera, con 326 sì e 275 no. E si sapeva. Ora. Il futuro è aperto.
La politica del Paese, ad essere idealisti, si fa non nelle retrovie torbide e nascoste degli intrighi di Palazzo, nè esplicitamente all’interno delle due aule del Parlamento.
La politica italiana – così racconta la leggenda – si fa nel Transatlantico.
Il transatlantico, il salone posto all’estremo dell’aula dove sostano i parlamentari negli intervalli delle sedute, deve il suo nome alla illuminazione a plafoniera, caratteristica delle navi transoceaniche. Durante le impomatate visite al Palazzo, gli addetti, in verità di una cordialità ormai unica e introvabile altrove, spiegano pazientemente alle orde fi turisti con cappellino che quello è il luogo reale in cui si prendono le decisioni per il futuro del Paese. Il luogo del gossip, delle anticipazioni, dei commenti non istituzionale. Insomma, della verità.

Prodi “valuta” le dimissioni e va a colloquio da Napolitano. Mentre Bossi dice: o urne, o rivoluzione armata

MOntecitorio
Si è fatto sue conti – in verità non troppo difficili. Le ha tentate tutte. Ma Romano Prodi potrebbe decidere di evitare il confronto in Senato e dopo avere incassato questa sera la fiducia nell’aula di Montecitorio, salire al Quirinale e rassegnare le dimissioni nelle mani del capo dello Stato.
C’è di tutto a bollire nel pentolone. Dini e i suoi spaccati. Il Professore a colloquio per mezz’ora con Napolitano. L’Udeur che si rivolta contro Berlusconi, già sicuro di avere i mastelliani a breve nel centrodestra. Su di noi concussioni politiche. Restiamo al centro, dicono dal partito che ha portato alla crisi di queste ore. Ci ritroveremo senza accorgercene Clemente Mastella Premier?
Ma il vero colpo di scena arriva con le parole perentorie del Senatur. Cade, cade. Può reggere alla Camera ma cade al Senato, ipse dixit. Prima di concludere con l’affermazione che più di tutte dovrebbe far riflettere: O andiamo al voto o c’è la rivoluzione. Troveremo le armi.

Prodi: gli esami non finiscono mai. Ovvero: tutti morimmo a stento

De Andrè
Quello di oggi è quasi facile. Ma quello di domani no. Romano Prodi e la sua band verificheranno oggi, nel pomeriggio, i compiti per casa a Montecitorio. Una verifica dall’esito realtivamente scontato e plausibilmente positivo per il Professore.
La Camera, anche senza i voti dell’Udeur, non dovrebbe essere un problema. I veri, lancinanti dolori di pancia arriveranno domani sera. Al Senato, la maggioranza praticamente non c’è. La resistenza del Governo appare missione disperata e la lotta all’ultimo voto con la ferocissima opposizione ruota tutta intorno al filo dei 160 consensi.
Ironia della sorte – perchè c’è in verità dell’ironico – la caccia al voto e la crisi arrivano in contemporanea con i festeggiamenti per i 60 anni della Costituzione della Repubblica Italiana.

Mastella e Ruini. Ovvero: il gatto e la volpe

gatto volpe
Mi arriva la newsletter di Libertà e Giustizia. Mi ci sono iscritta appositamente. Sarà colpa dei miei inutili studi in Scienze della Comunicazione, ma a me Umberto Eco in fondo è sempre piaciuto – certo, ha da un po’ una deriva eccessivamente intellettualoide e insofferente, ma tant’è. A capirlo davvero, poi. E su Enzo Biagi non spendo parole, perchè è ben difficile che ne sia degna.
Comunque, col suo Comitato di Garanti e la sua discrezione, ha solleticato la mia curiosità ben sopita dal disgusto dei circoli intellettuali, le associazioni, gli pseudopartiti dei tempi nostri. Mi ha colpita anche per la sua discrezione. Si direbbe che non la butta in caciara come una matrona partenopea al mercato del pesce.
L’articolo che oggi si è imposto alla mia attenzione, dall’alto della mia influenza Pacifica (Il nome sarebbe in verità grazioso, se corrispondesse ad uno stato dell’animo. PACIFICA: mi sento un tantinello presa per i fondelli) porta il titolo sobrio di Coincidenze e peccatori.

Riuscirà Prodi a salvarsi dalla crisi?

Si riceve e si pubblica un comunicato stampa del Codacons. La Rai non trasmette le comunicazioni che il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha appena svolto alla Camera dei Deputati sulla crisi di Governo. Un fatto scandaloso per un’azienda che dovrebbe svolgere un servizio pubblico. Evidentemente per la Rai la crisi di Governo è stata già sufficientemente trattata ieri da “Porta a porta” e non è, quindi, necessario verificare che ne pensa il Parlamento italiano. I complimenti vivissimi del Codacons alla Rai e alla Commissione di vigilanza!
Ha appena finito il suo discorso, concludendo con la richiesta di fiducia a Camera e Senato. E’ stanco, il Professore. Gli ci mancava solo la crisi aperta da Clemente Mastella.