Casini: All By Myself

Celine
L’uomo bandieruola ha finalmente preso una posizione. Basta, stop, fine dei giochi, ora si è risentito e pone un freno alla vicenda dei giochi di potere. O meglio. Dà il suo personalissimo indirizzo. Il PierFerdi nazionale corre da solo.
E non usa nemmeno toni concilianti: Sono Berlusconi e Fini che hanno deciso di spaccare i moderati. Per noi la questione è conclusa. Questo è il dato politico, noi non rinunceremo al nostro simbolo.
Oggi Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, ha riunito quest’oggi i suoi fidati per fare il punto della situazione. In questo marasma incontrollabile e ballerino. Stato dell’arte della campagna elettorale. E, già che ci siamo, del destino prossimo venturo del partito detto Udc. Parto in quel di un albergo dell’Urbe.

Primarie USA: Volata finale

Ormai ci siamo. Se fossimo nel ciclismo potremmo dire ufficialmente che siamo appena passati sotto l’insegna dell’ultimo chilometro di una tappa di pianura. I velocisti sono nelle primissime posizioni pronti a partire, i gregari si sono messi in disparte tranne quei pochissimi “eletti” che tireranno il loro compagno di squadra fino a poche centinaia di metri dalla linea del traguardo.

Il traguardo è lì, poco lontano, e sembra proprio che i candidati destinati alla vittoria per i loro schieramenti saranno Barack Obama e John McCain. Cerchiamo di capire come le situazioni stanno andando da entrambe le parti.

Tutti insieme…ma con moderazione

Silvio Berlusconi ormai se lo chiede la notte prima di andare a dormire: Quel Casini non ha un cognome casuale, secondo me qualcosa deve pure significare se lo possiede. In effetti a vedere gli ultimi 10 anni il leader dell’UDC sembra, quasi in maniera assurda, il peggior problema del Cavaliere di Arcore.

Le ideologie dell’UDC non si discostano poi di molto da quelle del PDL o di FI prima della sua nascita. Essendo un partito di centro, molto simile come posizione agli “azzurri” berlusconiani, le sue idee moderate e liberali allo stesso punto fanno dell’UDC il tipico partito che può minare un’alleanza. E’come un mare prima di una tempesta insomma. Calma piatta prima del disastro.

Il progetto PDL di Berlusconi è chiaro. Annettere più partiti possibili nell’alleanza così da concorrere tutti sotto un unico simbolo e battere la possibile alleanza fatta dai tanti partiti della sinistra. Che abbiamo visto, negli ultimi due anni, non è che poi fosse così unita. Anzi tutt’altro. La scelta del PDL è sicuramente coraggiosa. Annettere quanti più possibili partiti in un simbolo significa, unire tutti sotto un unico programma ma anche sotto un unico simbolo. Ed è proprio questo che Casini non vuole, ovvero perdere l’identità del suo UDC.

Quel tesoro di tesoretto Redux

sindacato
Sul tesoretto si avvelenano i sindacati. Un po’ evidentemente risentiti con Padoa Schioppa e compari. Sindacati e Bertinotti. Che per torna a sentire velleità di contrattazione collettiva.
Ad aprire le danze è il dimissionario Presidente della Camera. Non si possono opporre vincoli di bilancio a chi guadagna appena mille euro e fa fatica da arrivare alla fine del mese. Semplice considerazione di Fausto Bertinotti, che ha dato il via alle polemiche, in verità serrata e con scarso spiraglio si composizione, di ieri da parte delle forze sociali – i sindacati in prima linea – con l’a sua volta dimissionario Ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa.
Il suddetto Ministro, solo ieri, aveva laconicamente avvisato un’Italia che, in fondo, ci sperava, che il tesoretto non esiste. Non c’è nessun pozzo dal quale attingere per provare a risanare qualcosa. Ma i sindacati non ci stanno.

Popolo delle Libertà: i primi…Casini

La campagna elettorale è iniziata, con centrodestra e centrosinistra pronti ad organizzarsi per arrivare a conquistare lo “scettro” del potere il 18 aprile. Gli schieramenti stanno cercando di unirsi nelle cosidette alleanze e federazioni per permettere una stabilità di governo che risulta fondamentale alla vita di una legislatura.

Se al centrosinistra si hanno ancora alcune difficoltà, dovute soprattutto alla posizione del PD che sembra allontanare i vari partiti politici di estrema sinistra, come ad esempio Rifondazione e Comunisti Italiani, a destra il problema sembra essere l’UDC.

Berlusconi, tra le iniziative che già aveva lanciato in precedenza soprattutto in vista di una possibile riforma elettorale prima delle elezioni effettive, vede nel Popolo delle Libertà il punto cardine della sua nuova politica. Inizialmente, il progetto PDL, voleva vedere una grossa confederazione di partiti uniti in un unico stemma, che permettesse di avere un partito grande quanto un intera fazione (il centrodestra appunto).

Pakistan: Ricominciamo!

C’è un tempo per piangere. Uno per ridere. Uno per sorridere. Uno per perdonare. E naturalmente uno per ricominiciare. Un periodo dove bisogna avere il coraggio di chiudere gli occhi sul passato per quanto questo possa essere triste. E avere il coraggio di continuare.

La morte di un leader, anzi di una leader, quale fu Benazir Bhutto, è un duro colpo da mandare giù, ma come anche lei avrebbe voluto è giunto il tempo di ripartire per donare al proprio paese, il Pakistan, quella democrazia che tanto lei desiderava. E che molti in Pakistan ancora desiderano.

Per loro, per lei, per tutti. Insomma per il Partito Popolare del Pakistan è giunta l’ora di rimboccarsi le maniche dopo 40 giorni di lutto, giustissimo sia chiaro, e ripartire nel viaggio che porterà il PPP verso le elezioni del 18 febbraio.

E ascesero al Colle

Quirinale
Il Quirinale è un bel posto. Una convergenza strana di atmosfere lo sovrasta, tra spazio e istituzionalità. E ora, è arrivato il momento. Odierna nota ufficiale del Quirinale stesso: Ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, riceverà questa sera, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Senato della Repubblica senatore Franco Marini, alle ore 18,00 e il Presidente della Camera dei Deputati, onorevole Fausto Bertinotti, alle ore 19,00.
E siccome la Costituzione, in questo anno appena cominciato e già martoriato, fa anche 60 anni, fa solo bene andare a vedere per esteso cosa dice la Carta al suo articolo 88 . Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.
Marini è già passato, ora è la volta di Bertinotti. Per un unico, troppo probabile risultato. L’annuncio ufficiale dello scioglimento è atteso per domani. Ci dormiranno tutti su.

Sveglia Libano!

Sono quasi 3 mesi che il Libano sta dormendo, vivendo una situazione di stallo che sembra non volersi sbloccare dallo scorso 23 novembre quando è scaduto il mandato di Emile Lahoud. Da allora il paese si trova senza un presidente e quindi senza un governo stabile.

Uno scenario, questo in Libano, tipico dei paesi musulmani, dove al termine di un mandato molto spesso si sussegue un periodo di instabilità non dovuto ad eventuali cambi di governo o ad elezioni non gradite (come invece è capitato in Kenya ad esempio), ma a una situazione di disorganizzazione che permette poi al più forte in quel momento di prendere in mano il potere.

Così però non sembra in Libano, dove il candidato teorico alla presidenza il comandante dell’esercito Michel Suleiman non riesce a salire definitivamente al potere. A suo sostegno sta accorrerà mercoledì Amr Moussa, il segretario generale della Lega Araba.

Marini rinuncia. Anche agli spiragli

spiraglio
Più che spiragli, alla fine si sono rivelati veri e propri spifferi. Signori spifferi di sinistro aspetto. Marini non ha perso altro inutile tempo. Si è presentato da chi di dovere – il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – e a occhio e croce gli ha riportato che insomma, si capiva, era chiaro, non ci sta proprio niente da fare.
Tradotto in linguaggio istituzionale e politicamente divulgabile, ecco il report del Presidente del Senato: E’ diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale vigente. Non ho però riscontrato l’esistenza di una maggioranza su una precisa ipotesi di riforma. Per questo ho rimesso nelle mani del presidente della Repubblica il mandato che mi era stato affidato. Ufficiale, chiara, affatto ambigua, forse un po’ amara chiusura del mandato esplorativo.
Nulla di fatto, insomma. Oggi si è concluso, ingloriosamente, l’ultimo giro di consultazioni, quello decisivo.

L’uomo di Arcore ha detto no

Silvio Berlusconi
Non che sia un gran colpo di scena, a dirla tutta. Le consultazioni sono andate come da programma. Attendiamo solo tutti che il buon Marini salga al Quirinale a dire Ah Napolità, te l’avevo detto io….
L’uomo di Arcore non ha mai avuto le idde così chiare, probabilmente. Dialogo sì, ma dopo le elezioni. Una pacca sulla spalla a questi avversari politici ormai disperati, si direbbe. Dopo la caduta del governo Prodi, per Silvio continuano ad esserci solo le elezioni. In realtà c’erano anche prima. Il leader di Forza Italia, si sa, è un ottimista di natura: Non è una tragedia, né un salto nel buio. Questo il suo efficace sunto dopo l’incontro odierno con Franco Marini, in cui ha ribadito la sua posizione immutata.
A non essere d’accordo, ma anche questo è l’esatto contrario del concetto di colpo di scena, è il Partito Democratico. L’Italia che produce non vuole precipitare verso le elezioni, visto il rischio di ingovernabilità e instabilità, ma preferisce una nuova legge elettorale per avere governi capaci di governare. Parola di Walter Veltroni, che giura di avere anche la ricetta vincente. Quale? Un esecutivo a scadenza, col timer, tanto per capirsi, che in tre mesi riscriva le regole del gioco. In caso contrario sarebbe un’altra occasione mancata.

I due Presidenti

Castro
E’ il giorno della verità, o quasi. Oggi all’attacco i grandi partiti, ricevuti alla Corte di Marini per brancolare tra gli spiragli. Verranno ricevuti Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi (ha confermato, nonostante il lutto) e Walter Veltroni. Nel pomeriggio sarà la volta dei tre ex presidenti Cossiga, Scalfaro e Ciampi. E poi stop. Pace, fine. Tra stasera e domani mattina Franco Marini dovrà salire al Quirinale.
L’esito delle consultazioni dello spiraglio è quasi certamente senza spiraglio. Il centrodestra non si è schiodato dalle sue posizioni. Il no è rimasto no. Il governo per fare la riforma elettorale non s’ha da fare e a Marini non resta molto probabilmente che desistere. Non ci sarebbero le condizioni per continuare.
A decidere, però, nel centrodestra, che gli alleati lo ammettano e vogliano o meno, è il Silvio. E Marini lo vuole ascoltare assai attentamente. Anche perchè, e non se ne capisce in realtà la recondita ragione, Marini pare ancora ottimista.

Survivors. Ovvero: i soliti noti

I soliti ignoti
Si sente dire ormai da più parti. E sempre di più. La solita banalità estremamente carica di verità. Le facce che governano l’Italia sono sempre le stesse facce. L’eta media del Parlamento parrebbe essere di soli 54 anni. Ho trovato questo post, un po’ vecchio ma ben documentato.
54 non è poi così alto, come numero. In effetti a immagine e occhio e croce uno direbbe 70. Ma insomma, a governarci, da sempre, ci sono i soliti noti.
I media abroad assai si stanno di questi tempi interessando alle vicende quasi folkloristiche della politica del Belpaese di questi giorni. Potrebbero farsi i fatti loro, direte. Ma se realizzate che oggi, su 11 quotidiani nazionali che mi sono capitati sotto mano, almeno 5 avevano la royale coppia Sarkozy-Bruni in prima pagina, decidete poi quale delle sue parti mediatiche in causa – italiana o abroad – è più triste.
Dunque, dopo essere stato per la seconda volta stroncato dall’Economist, l’uomo dei media all’italiana ritorna agli onori della cronaca estera grazie al Financial Times. Nel 2005 avevano scritto questo. Ora Berlusconi torna a far parlare di sè come il grande sopravvissuto d’Italia.

Marini e gli spiragli

Marini
Non si capisce se a muoverlo sia la disperazione oppure una consapevolezza atavica. Concluse le odierne consultazioni, Franco Marini si pronuncia. E parla della presenza di uno spiraglio ancora aperto per la formazione del nuovo governo. Dove? Come? Quando?
Sembra sereno. Naturale, se fosse chiuso starei in vacanza, invece devo lavorare fino a lunedì. Il ragionamento non fa, in effetti, una piega. Io passerò il week-end a riflettere, voi a divertirvi. Gli elementi per la valutazione conclusiva li darò lunedì. Queste le parole del Presidente del Senato ai giornalisti.
Il bilancio della giornata vede tutti gli interlocutori che hanno concordato all’unanimità sulla necessità di un cambiamento della legge elettorale. Almeno quello.

La Crisi, di Franco Marini. Non è La Cura, di Franco Battiato

Battiato
Franco – e non si tratta di Battiato, evidentemente – continua a ripetere che Uno spiraglio c’è. Uno spiraglio che è un pertugio strettissimo, ma per il quale vale la pena, si vede, di provarci. Ieri la seconda giornata di consultazioni.
Una giornata importante, nella quale, soprattutto, Franco Marini ha parlato direttamente a Forza Italia. Un appello vero e proprio, from presidente del Senato 2 Cavaliere.
Marini, infatti, acqua alla gola e marasma mentale, ha esplicitamente chiesto all’uomodi Arcore di ascoltare la società.