Napolitano: “Ministeri al Nord incostituzionali”. Ma Bossi: “Restano lì”

Foto: Ap/LaPresse

E’ ancora alta la tensione tra il Quirinale e la Lega sulla questione dei ministeri al Nord. Il leader del Carroccio Umberto Bossi ha infatti voluto replicare alle preoccupazioni espresse in materia dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva inviato una lettera al premier Berlusconi per esprimere la sua contrarietà al trasferimento di alcuni uffici ministeriali a Monza.
Napolitano non si preoccupi, le sedi restano lì. La Costituzione non parla di dove devono stare. Noi vogliamo spostare i ministeri come fanno negli altri paesi” ha affermato Bossi, circa mezz’ora prima che il Quirinale rendesse noto il contenuto della lettera inviata a palazzo Chigi.
Per Napolitano, la scelta di decentrare alcune sedi ministeriali “confliggerebbe con l’art.114 della Costituzione che  dichiara Roma capitale della Repubblica, nonchè con quanto dispongono le leggi ordinarie attuative“, oltre ad essere onerosa economicamente.
Anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in apertura del Consiglio dei Ministri, aveva chiesto al governo di tenere conto delle osservazioni del Capo dello Stato.
La decisione di aprire sedi ministeriali di rappresentanza a Monza, del resto, era stata contestata anche nella stessa maggioranza, in particolare dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e dalla governatrice del Lazio Renata Polverini. Il primo ha infatti definito “irresponsabile” l’intervento di Bossi, mentre anche per Renata Polverini “E’ evidente che ha ragione Napolitano”.

Nitto Palma è il nuovo Guardasigilli. La Bernini nominata alle politiche comunitarie

Foto: Ap/LaPresse

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusc0ni è salito al Quirinale per proporre la nomina di Francesco Nitto Palma a nuovo ministro della Giustizia, dopo le dimissioni di Angelino Alfano, neosegretario del Pdl.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo un breve colloquio con il premier, ha firmato quindi la nomina di Nitto Palma a nuovo Guardasigilli, e anche quella di Anna Maria Bernini a ministro delle Politiche Comunitarie, che succede quindi ad Andrea Ronchi.

Compiuto quest’altro rimpasto di governo, il premier Berlusconi vorrebbe ora concentrarsi sulle riforme, come avrebbe spiegato in un incontro a pranzo con i governatori del Pdl, mentre il neosegretario del Pdl Alfano si potrà dedicare interamente al rinnovamento del partito.
La maggioranza si congratula con il neo-Guardasigilli, ritenendolo la personalità di alto profilo chiesta da Napolitano, mentre dall’opposizione le reazioni sono state meno entusiastiche. Il responsabile giustizia del Pd Andrea Orlando, pur congratulandosi anch’egli con Nitto Palma, auspica comunque che il ministro cambi linea, specialmente riguardo alla legge sulprocesso lungo“, in discussione al Senato.
Pessimista, in proposito, il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi, per il quale “Con lui o con Alfano non cambia nulla a via Arenula“.

Afghanistan, ucciso militare italiano a Bala Murghab

Foto: Ap/LaPresse

Sale a 41 il numero delle vittime militare italiani caduti in Afghanistan. Nella mattinata di oggi, un soldate del contingente italiano in Afghanistan è stato ucciso nel corso di uno scontro a fuoco a Bala Murghab. A dare la comunicazione è lo Stato maggiore della Difesa. Durante uno scontro a fuoco, un militare italiano è rimasto morto, mentre altri due gravemente feriti.

Lo scontro è avvenuto durante un’operazione congiunta tra militari italiani e forze afgane. E’ il secondo morto in pochi mesi in terra afghana. Questa ennesima morte sicuramente riaprirà le polemiche riguardo la missione italiana in terra Afghana e sarà nuovamente scontro in territorio parlamentare riguardo l’aumento o meno dei militari in Afghanistan.

Napolitano: “basta attacchi alla magistratura”. E sul nuovo Guardasigilli: “Non sono pronti”

Foto: AP/LaPresse

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenendo oggi alla tradizionale cerimonia di consegna del “Ventaglio” da parte dell’Associazione stampa parlamentare, è ritornato sul discorso pronunciato ieri in occasione dell’incontro con i giovani magistrati, per respingere le interpretazioni di quanti hanno visto in tale discorso una volontà di ridimensionamento dell’importanza della magistratura. Napolitano ha infatti 0ggi ribadito che i magistrati devono sì essere “inappuntabili”, ma proprio per vanificare “attacchi inammissibili” ed evitare “un fuorviante conflitto” con la politica. Ha affermato in particolare il Capo dello Stato:

Ho parlato proprio ieri della funzione di fondamentale interesse nazionale di cui è portatrice la magistratura con l’obbligo di intervenire di fronte ad ogni singolo, concreto caso in cui si manifestino sindromi di violenza, forme vecchie e nuove di corruzione, abusi di potere e attività truffaldine, che oggi dominano la vita quotidiana. Come si possa cogliere in un discorso che partiva da quella affermazione il rischio di veder posti sullo stesso piano chi commette i reati e chi li combatte, lascio a  voi giudicarlo.

Napolitano ha espresso comunque soddisfazione per gli apprezzamenti al suo discorso venuti da numerosi esponenti della magistratura, come dal presidente dell’Anm Luca Palamara.

Napolitano: “Basta scontri magistratura-politica”

Foto: Ap/LaPresse

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato oggi al Quirinale i nuovi magistrati in tirocinio, e richiamato quindi i giudici ad “evitare il protagonismo“, poichè, ha affermato, “vanno evitate condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile, sterile scontro fra politica e magistratura”.
Il capo dello Stato ha inoltre esortato ad utilizzare le intercettazioni “solo se assolutamente indispensabili“, richiamando i magistrati a fare, ha detto,

un uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi,bilanciando le esigenze del provvedimento con la piena tutela dei diritti costituzionalmente garantiti”.

Per Napolitano, la magistratura è in un momento di “offuscamento” della sua immagine, da qui il richiamo ai giovani tirocinanti affinchè svolgano “una seria riflessione critica“, per evitare, ha aggiunto, “fuorvianti esposizioni mediatiche” e non cedere ad atteggiamenti protagonistici e personalistici.
Il capo dello Stato, quindi, riconoscendo le strozzature e inadeguatezze del sistema giustizia, ha esortato ad affrontarle, e ha anche formulato alcune proposte in tal senso, pur affermando: “Non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del Parlamento“. Si deve comunque mirare, ha poi aggiunto, ad “un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema giudiziario”.

Maurizio Belpietro, accusato di vilipendio nei cofronti di Napolitano

Foto: Ap/LaPresse

Offesa all’onore e al prestigio del capo dello stato”, articolo 278 cp. Questa è l’accusa che la procura di Milano nella persona del procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, ha girato al direttore del giornale Libero, Maurizio Belpietro. L’accusa è arrivata nella giornata di ieri, dopo la messa in vendita dell’edizione quotidiana del giornale Libero di cui Belpietro è il direttore. Ad essere accusata è la vignetta che appare in prima pagina e la scritta stampata sopra.

Nella vignetta vengono raffigurati il capo dello stato, Giorgio Napolitano, Calderoli, Bersani e Fini mentre si apprestano a mangiare una pizza a forma di stivale (simboleggiando la nazione), nella parte alta della vignetta appare la scritta: “assedio ai papponi di stato”. Ed è stata proprio l’unione di queste due cose, vignetta più testo, a far scattare in piedi il procuratore Bruti Liberati, il quale ha subito avviato le procedure per accusare Belpietro di vilipendio.

L’accusa, se confermata da un giudice, prevede la reclusione da uno a cinque anni. Non è mancata la replica di Belpietro, il quale ha dichiarato: “e il diritto di satira, dov’è?” L’argomento satira è uno di quegli argomenti discussi in passato ma che ancora lasciano molte interpretazioni, non è stato ancora ben definito quale sia o non sia la satira. Quale sia il limite oltre il quale non è più satira ma diffamazione, oppure come in questo caso, vilipendio.

Passa la manovra al Senato, ma Tremonti dice: “Siamo sul Titanic”

Foto: AP/LaPresse

Il Senato ha approvato oggi, con 161 si, 135 no e 3 astenuti, la manovra economica, che adesso passa quindi alla Camera per essere varata definitivamente nel pomeriggio di domani. Da Zagabria, dove si trova in visita, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso soddisfazione per la rapidità con cui si è arrivati già all’approvazione della manovra, definendolo “Un miracolo“. Soddisfatto anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, per il quale la manovra è fatta “per il bene comune“, ma che poi, riguardo alla crisi economica, avverte: “Senza pareggio il nostro paese sarà divorato dal debito. Siamo come sul Titanic: non si salvano neanche i passeggeri di prima classe“.
Di fatto, però, la manovra reintrodurrebbe il tichet sanitario (10 euro per le visite specialistiche ambulatoriali e 25 euro per i codici bianchi al pronto soccorso), e apporterebbe tagli lineari a tutte le agevolazioni fiscali. Previsto anche un contrbuto di solidarietà del 5-10% per le pensioni più ricche, quelle che superano i 90 mila euro l’anno. La manovra dovrebbe avere un valore totale, al 2014, di oltre 70 miliardi di euro.
Un emendamento del governo prevedeva inoltre la liberalizzazione degli ordini professionali di avvocati e notai, ma i numerosi appartenenti a queste categorie presenti sui banchi della maggioranza hanno minacciato di non votare la manovra, costringendo così il governo ad eliminare tale emendamento.

Lunedì nero per la Borsa italiana. La Merkel chiede di approvare la manovra

Foto: Ap/LaPresse

E’ stata una giornata particolarmente difficile per la Borsa italiana: dopo che venerdì, infatti, Piazza Affari aveva chiuso al -3,47%, oggi la tendenza al ribasso si è accentuata, arrivando a chiudere al -3,96%. In difficoltà anche altri mercati europei, in particolare quello spagnolo e greco, ma è stata la borsa di Milano a registrare i risuiltati maggiormente negativi, nonostante i provvedimenti della Consob per limitare le vendite allo scoperto.
Anche l’euro è finito nel mirino degli speculatori, scendendo sotto quota 1,41 nel cambio con il dollaro. Fra i titoli che hanno segnato un maggiore ribasso, i due gruppi bancari Unicredit (al-7,74%) e Intesa SanPaolo (-6,3%), che erano stati addirittura sospesi per eccesso di ribasso, arrivando a perdere il 9%.
I ministri delle Finanze dei Paesi aderenti all’Euro si sono riuniti in un vertice straordinario a Bruxelles, anche con l’obiettivo di accelerare il salvataggio della Grecia dalla crisi economica ed evitare, così, un temuto “effetto contagio”.
Dai leader europei è arrivato, comunque, il sostegno all’Italia e alla manovra del ministro Tremonti. La cancelliera tedesca Angela Merkel, in particolare, ha fatto sapere di aver telefonato ieri al premier Berlusconi, per chiedere che l’Italia dia “un segnale importante” con l’approvazione della manovra. Anche il ministro delle Finanze tedesco Wolgang Schauble ha definito la manovra italiana “molto convincente“, per poi aggiungere: “Non credo affatto che l’Italia possa diventare la prossima vittima del contagio dopo Irlanda e Portogallo”.

Il governo approva il rifinanziamento delle missioni. Ritiro soldati, Napolitano frena Bossi

 
Foto: AP/LaPresse

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il decreto sul rifinanziamento delle missioni militari all’estero, che prevede comunque una riduzione del costo delle operazioni dagli 811 milioni di euro del semestre scorso a 694, come annunciato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa.
Ieri la Lega aveva annunciato la possibilità di un ritiro di alcuni soldati, e oggi il leader del partito, Umberto Bossi, al termine della riunione, ha dichiarato: “Grazie alla Lega migliaia di soldati torneranno a casa“. Ma oggi era stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a frenare su questa ipotesi, affermando: “No a decisioni o ritiri unilaterali: toghether out or toghether in”.
Oggi, dopo l’incontro a Palazzo Chigi tra il premier Berlusconi e i ministri La Russa, Calderoli, Frattini, Maroni e Tremonti ed il sottosegretario Letta, è stato quindi deciso che l’importo complessivo per le missioni ammonterà a circa 700 milioni di euro, comprensivi di altri tre mesi di impegno in Libia, mentre verrà ridotto di circa 600 uomini il contingente in Libano.
Il ministro Calderoli, invece, ha annunciato che “Dei 9950 militari attualmente impegnati, 2078 uomini rientreranno a casa entro fine anno”, e di questi, ha aggiunto, “mille uomini rientreranno entro il 30 settembre 2011, mentre gli altri 1078 entro il 31 dicembre 2011″.

Berlusconi: “Una crisi ora sarebbe una follia”. Ma Bossi: “Nulla è scontato”

Foto: Ap/LaPresse

Si è svolta oggi in Senato la verifica di maggioranza chiesta dal presidente della Repubblica Napolitano dopo la nomina dei nuovi sottosegretari, la fuoriscita di Fli e l’ingresso dei “Responsabili” nel governo. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, entrando in aula, si era mostrato molto ottimista, e aveva affermato: “Sono certo che il governo uscirà rafforzato da questo passaggio parlamentare. Le richieste di dimissioni sono un mero esercizio di propaganda, nessuno riuscirà mai a dividerci dalla Lega”.
Per il premier, il governo non può cadere adesso, perchè ciò,dice, “sarebbe folle, sarebbe una sciagura rimettere tutto in discussione con una crisi al buio, proprio ora che dobbiamo riagganciare la crescita”. Ma il principale alleato, il leader leghista Umberto Bossi, si mostra meno convinto in proposito, e gela il premier affermando: “Sulla verifica non c’è nulla di scontato, domani alla Camera vedremo”. 
Sul suo futuro politico, invece, Berlusconi ha affermato: “Non voglio rimanere per sempre a Palazzo Chigi, nè fare per sempre il leader del centrodestra”. Dall’opposizione, la capogruppo Pd Anna Finocchiaro replica: “Se vuol bene all’Italia, Berlusconi si dimetta”.
Intanto il governo ha incassato la fiducia alla Camera sul decreto sviluppo, con 317 si, 293 no e 2 astenuti, superando quota 316 per la prima volta dall’uscita di Fli. Anche il premier si è recato a Montecitorio per votare la fiducia.

Consulta, il nuovo presidente Quaranta: “Non si può bloccare il referendum”

Foto: AP/LaPresse

La Corte Costituzionale ha eletto questa mattina il suo nuovo presidente, nella persona di Alfonso Quaranta, che succede a Ugo De Siervo, il cui mandato era scaduto lo scorso 29 aprile. Quaranta, 75 anni, napoletano, è stato eletto a larga maggioranza, con 10 voti a favore contro 13, e resterà in carica fino al 27 gennaio del 2013.
Pur ritenuto più gradito al centrodestra, il nuovo presidente della Consulta, rispondendo ai giornalisti, ha subito espresso il suo parere sul tema scottante sul quale si dovrà presto pronunciare la Corte, cioè il referendum sul nucleare: “Personalmente ritengo che non sia nei poteri della Corte bloccare il referendum” ha dichiarato. La decisione in merito, comunque, potrebbe arrivare già domani. La Corte Costituzionale era stata chiamata ad esprimersi sulla legittimità del quesito sul nucleare, dopo che la Cassazione lo aveva ritenuto ammissibile nonostante la moratoria prevista dal governo e inserita nel decreto “omnibus”.
Commentando la sua nomina, invece, Quaranta ha detto: 

“Questa mia elezione, a dispetto di alcune inopportune interfenze esterne sull’autonomia della Corte, spero che faccia giustizia di ogni illazione sulla presunta politicizzazione della Corte Costituzionale. Credo che questa votazione superi ogni dubbio al riguardo. La Corte agisce nella più piena autonomia. Giudico tali pressioni esterne inopportune”.

La Cassazione, da parte sua, ha motivato la sua ammissione della legittimità del quesito sul nucleare, affermando che le nuove norme inserite dal governo nel decreto Omnibus “aprono nell’immediato al nucleare”. Alla Corte Costituzionale, invece, spetterà prossimamente pronunciarsi su altre questioni importanti: il 6 luglio prossimo, sul conflitto d’attribuzione tra la Camera e la Procura di Milano sul “caso Ruby“; il 5 ottobre, sul conflitto sollevato dal governo sul “caso Mediatrade”, che vede imputato il premier Berlusconi; il 20 settembre, sulla legittimità di alcuni punti della legge sulla fecondazione assistita.

Napolitano: “Onorare i magistrati”. Ma Berlusconi vuole la commissione d’inchiesta

Foto: Ap/LaPresse

Bisogna “parlare responsabilmente della magistratura e alla magistratura nella consapevolezza dell‘onore che ad essa deve essere reso come premessa di ogni produttivo appello alla collaborazione necessaria per le riforme necessarie”. Questo uno dei passaggi principali del discorso con cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha omaggiato le vittime del terrorismo, nella giornata a loro dedicata, ricordando in particolare i magistrati uccisi, come Emilio Alessandrini e Guido Galli, commuovendosi quasi. E ha aggiunto il capo dello Stato: “Abbiamo dimostrato di essere una democrazia capace di difendersi senza perdersi, capace di reagire ad attacchi e minacce gravi senza snaturarsi”. Viene sottolineato in particolare il senso morale e il rispetto della democrazia e delle istituzioni, con i quali si è potuto vincere la battaglia contro il terrorismo. E viene rimarcato, in particolare, “il come è stata superata la prova”.
Dice infatti Napolitano: “Si è vinto grazie alla fibra morale, al senso del dovere, all’impegno nel lavoro e nella vita civile che hanno caratterizzato servitori dello Stato e cittadini”.
Quindi, il riferimento anche all’attualità politica, con la condanna alle “polemiche politiche indiscriminate” contro la magistratura, e a “qualsiasi dissennato manifesto affisso sui muri della Milano di Emilio Alessandrini e di Guido Galli”. Il riferimento ai manifesti affisi nel capoluogo lombardo dal candidato al consiglio comunale per il Pdl Maurizio Lassini, nei quali si arrivava a paragonare le procure alle Br, è abbastanza esplicito.

Da Napolitano stop al rimpasto di governo. E sui referendum: “La Rai attui il regolamento”

Foto: Ap/LaPresse

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato ieri i decreti di nomina di nove sottosegretari del governo, la cui scelta è competenza esclusiva del Presidente del Consiglio, ma, in una nota, ha rimarcato oggi che la maggioranza è diversa “rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche” e quindi “spetta ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo”. Nel Pdl, tuttavia, i capogruppo Gasparri e Cicchitto sminuiscono la questione, affermando: “numerosi voti di fiducia, a partire da quello della svolta del 14 dicembre, hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari”.
Napolitano, in sostanza, non contesta l’aumento delle poltrone, ma chiede al premier di portare la nuova maggioranza davanti al Parlamento, eventualmente anche con un voto di fiducia. La presa di posizione del Quirinale giunge inattesa per la maggioranza, sopratutto perchè il premier avrebbe volentieri evitato di sottoporsi ad un ulteriore voto di fiducia.
Lo stesso Berlusconi, poi, aveva ribadito che il numero dei componenti del governo è comunque inferiore alla media dei governi del passato, lasciando aperta la possibilità di nuove nomine. Nello stesso gruppo dei Responsabili, erano affiorati alcuni malumori fra gli esclusi dalle nuove nomine, come l’ex giornalista RAI Francesco Pionati.