Mike Bongiorno Senatore a vita?

Mike Bongiorno Senatore? E’ il suo sogno, e non ne ha mai fatto mistero. E forse il 2009 potrebbe finalmente essere l’anno buono.

Chissà che davvero nel 2009 non riesca a ottenere il regalo più grande, diventare senatore a vita

Michael Nicholas Salvatore Bongiorno è nato a New York il 26 maggio 1924. Ha 85 anni ed è una certezza della vita e della culura (dalla tv) italica da oltre mezzo secolo. Ecco perché spera in questo riconoscimento istituzionale: la poltrona a Palazzo Madama sarebbe un ottimo modo per sottolineare che ha rappresentato e rappresenta un pilastro per la televisione italiana ma anche per il costume del nostro Paese.

Filoberlusconiano, deve molto al suo datore di lavoro.

Tutte le volte che lo incontro, Berlusconi mi saluta con un ‘Ciao, senatore’

Mike Bongiorno ha votato per le presidenziali americane, e ha contribuito alla vittoria di Barack Obama. Peccato che poi dichiari:

Un Obama italiano? Non c’è, godiamoci il nostro Obama Berlusconi

E godiamocelo…

Berlusconi: parlo solo in assenza dell'(ex) giudice



ANSIMA NOTIZIE (L’agenzia di stampa che mette angoscia):

Di Pietro: “Gasparri mi diffama”. L’Idv propone l’introduzione del reato di esistere


Silvio, che non solo detta l’agenda, ma crea anche le modalità, ha le idee chiare: un bel ricatto è quello che ci vuole. E quindi (tanto per infierire), sulle riforme pone un bell’aut aut ai democratici: possiamo avere un dialogo solo se divorziate da Di Pietro.


Pensate a che splendido quadretto. Pensate alla dinamica parlamentare a quel punto. Una sola, unica lingua monocolore, con eventuali, piccole necessità di qualche aggiustatina qua e là. Ma poi, si ha fiducia nel fatto che ne potrebbero uscire tutti tutti contenti.


Di Pietro è irrecuperabile, è il giustizialismo fatto persona. Lo dice tutta la sua storia


Ma anche:

il Pd deve scegliere quale identità darsi, oggi è incerto, non sanno neppure di quale famiglia europea far parte


Infieriamo, infieriamo


Violante: il ponte tra maggioranza e opposizione



Dunque. Oggi la puntata della trasmissione In mezz’ora di Lucia Annunziata su RaiTre ha visto protagonisti Luciano Violante, colui che viene, per molte ragioni, considerato il vero – nonché unico – ponte tra Pd e Pdl, e Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega e passato nell’immaginario, tra l’altro, per essere stato un’anima portante dei girotondi antiberlusconiani ormai di qualche anno fa. Violante critica il partito e ammette la questione morale. Fin qui, tutto bene.


Violante è la stessa persona che, in questo periodo, ha affermato più volte la necessità di riforma della Giustizia.


Nulla da dire, in termini di massimi sistemi, nemmeno qui. Ma quando nell’intervista, alla domanda Cos’altro è necessario? Violante afferma:

Integrare la composizione del Csm, con la nomina di un terzo dei componenti da parte del capo dello Stato


Mi fermo. Perché mi immagino la scena, nella persona del successore di Napolitano.


Don’t touch my Costituzione



[Foto | Quirinale] Costituzione sì, Costituzione no, Costituzione forse. Fa pure 60 anni, non scordiamolo. Interviene Napolitano:

Non modificabili
le fondamenta della Costituzione


Il Presidente della Repubblica interviene così. La questione è annosa e recentemente fomentata anche da Nostro. Il lodo Alfano potrebbe essere incostituzionale? Nessun problema, cambiamo la Costituzione. Perchè lo scontro, il punto, ciò attorno cui tutto ruota, è proprio la Giustizia.


Nel mentre, gli stadi confusionari del Premier non deludono mai: attacca Murdoch, e nel frattempo ci entra in società, acquistando il 3,1% di Premiere la Pay Tv tedesca.


Continuo a sognare un bel giornalista che vada lì, magari in una pomatata conferenza stampa, a fare la lecita domanda del come concilia i vari, contrastanti aspetti della vicenda? Certo, la risposta sarebbe edificante per tutti. Ma tanto, quel giornalista non si vede all’orizzonte.


La Conferenza (vacanza) dei giovani italiani nel mondo

We are young, we are free… Per una volta, quoto Libero.

Quattrocento e rotti ragazzi italiani che normalmente vivono all’estero sono in “gita” in Italia, gentilmente ospitati da tutti noi

Quella di cui Libero parla è la Conferenza dei giovani italiani nel mondo, aperta ieri dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha già visto passare molte celebrities: Gianfranco Fini, la Meloni, Frattini.

Siate buoni cittadini nei Paesi che vi ospitano perchè anche così fate onore all’Italia e siate buoni italiani seguendo l’evoluzione del nostro Paese, i suoi progressi e le sue difficoltà

Ha detto loro Napolitano. E qui si apre la questione della lobby italica.

Pd, questione di morale



Non siamo la tangentopoli rossa


Sono due sindaci piddini a parlare, nel bel mezzo della questione morale che sta travolgendo il non-partito, inguaiato tra D’Alema e Veltroni.


Parlano: il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, e quello di Firenze, Leonardo Domenici, che ieri si è incatenato davanti alla sede della sede del gruppo Repubblica-l’Espresso con un cartello che rivendicava un’informazione corretta in merito alla vicenda politica innestata dall’inchiesta giudiziaria Fondiaria-Sai. E anche a Napoli, inchieste giudiziarie hanno coinvolto esponenti delle amministrazioni locali.


La crisi, in realtà, è della politica tutta, con buona pace del Premier che non perde l’occasione e che cavalca, naturalmente, l’Onda – non quella, ma la sua. Perché per il Pdl si tratta di una nuova Tangentopoli.


Il nodo di Alfano

Sms sul cellulare – suo, proprio suo – del Ministro della Giustizia dal tono estremamente intimidatorio.
Non manca la classica busta con proiettile e contenente un messaggio con su scritto

Alfano boia

e firmato con una stella a cinque punte, trovata nelle scorse settimane nella sede del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap).

Una stpria cominciata l’estate scorsa. Rusultato: misure di sicurezza per il Guardasigilli rafforzate, e solidarietà bipartisan, naturalmente.

De justitia. Ovvero: il Di Pietro natalizio e il Pd in subbuglio

Via le mani dagli occhi. Oppure: via le mani, via gli occhi.
E’ tempo di regali natalizi – praticamente – e di nuove uscite in libreria, signori. Molti anni fa ho lavorato in una Mondadori proprio come potenziamento organico nel periodo delle Feste. E’ edificante vedere cosa esce a Natale.
Giovedì, appuntamento in libreria con Il guastafeste: la ricostruzione dell’esperienza di magistrato e poi di politico di Antonio Di Pietro.
Alcuni rapidi highlighs: Berlusconi viene accostato a Hitler, di Veltroni si rimarca l’ingenuità (sic!!!).

Ooops, Berlusconi did it again

Qualche faziosone potrà obiettare che Berlusconi negli anni trenta già c’era, aveva la stessa pelata e la stessa statura ma portava spesso un curioso Fez e amava parlare da un balcone che si affaccia su una nota piazza di Roma invece che dal salotto di Vespa.

O per dirla con Spinoza: “Una domanda per Obama. Ci invadete spontaneamente o dobbiamo proprio rifarlo tutto, il fascismo?”

Decreto-legge 1 settembre 2008, n. 137 ovvero Decreto Gelmini

Ci stiamo scannando, stiamo forse facendo anche il loro gioco – loro: non sappiamo neppure di chi. Non lo sappiamo, non lo enucleiamo, non ce lo raccontiamo di certo.
L’unica, vera cosa che possiamo fare è provare a capire, e avere voglia di farlo. Andate con un microfono in mezzo alle folle di studenti. Non vi sapranno dire perché sono lì. Per i tagli e la scuola pubblica. Sì ma. Quali tagli? Cosa succederà alla scuola pubblica?
L’unica cosa che possiamo fare, è provare a capire. Per combattere il nemico, bisogna conoscerlo. Proviamo allora a ricostruire la cronistoria e il contenuto di STO BENEDETTO DECRETO GELMINI. Che già non è più decreto, ma è stato convertito in legge. Almeno ognuno poi, per sè, deciderà e individuerà i nemici, e come eventualmente combatterli.

Salva manager: equivoci e martiri

Si cerca il mandante, a questo punto. Lo riporta un editoriale di oggi di Repubblica. Si cerca il mandante. Il che è una toppa, nonché una necessità, sempre tutta italiana.

C’è il “delitto”, scoperto da questo giornale insieme a “Report”, la trasmissione tv di Milena Gabanelli: l’ennesima norma ad personam, infilata di straforo dentro il decreto sull’Alitalia e ritagliata su misura per salvare finanzieri come Tanzi e, soprattutto, banchieri come Geronzi. Ci sono i “colpevoli”: Angelo Maria Cicolani e Antonio Paravia anonimi parlamentari del Pdl relatori dell’emendamento, “peones” come lo furono, nella precedente legislatura berlusconiana, i Cirielli e i Nitto Palma che mettevano la firma sulle peggiori nefandezze giudiziarie commissionate dagli avvocati del premier

Chi è Umberto Bossi?

Ma chi è Umberto Bossi? Perchè poi, ci sono momenti nella vita in cui queste domande sono spontanee. Si è talmente assuefatti ai personaggi, alle presenze e alle loro caratteristiche. Belle brutte buone e cattive. Certo, Umberto Bossi è un personaggione.
Il Senatur non è, invero, un Senatur: è stato eletto nel Ramo alto del Parlamento una sola, inaspettata volta, nel 1987. Invece, Bossi è stato eletto alla Camera dei deputati in tutte le elezioni dal 1992 al 2001, e nel 2008.
Umberto Bossi, chi è? Il fondatore e leader del movimento politico Lega Nord, già senatore, appunto, europarlamentare, deputato, oggi Ministro delle Riforme per il Federalismo.

Precari, ovvero: la sorpresa dell’estate

Ci sono molte cose, sotto al naso beato (‘nsomma) e vacanziero (???) degli italiani versione Summer 2008. Lo diceva Guzzanti nel 2001 e dove eravamo? Lunedì, nelle strade, arriveranno i soldati, con funzione di ordine pubblico. Lunedì, in tanti saranno in vacanza.
La sporca faccenda dei precari. Invero, molto sporca faccenda.
E’ cambiata? L’hanno modificata? Sarà – insieme alla questione dell’assegno sociale – meglio di quanto paventato? Non lo sapremo mai. Mai veramente.

La giustizia? Un teorema

La giustizia è un teorema. L’Italia ha bisogno di andare in vacanza. Non che in periodi lontani delle ferie lo stato di dignità del Paese possa dirsi più alto. Ma il pre-estivo è sempre un momento delicato. E’, in genere, quel momento storico in cui sbucano le politiquerie migliori, tutte all’italiana per l’appunto.

Non basta. Non basta lo scudo penale per le quattro più alte cariche dello stato. Non basta la norma “blocca processi” diventata “slitta processi”. Per il premier “c’è la necessita ab imis di una riforma del sistema giudiziario italiano”

Scrive Repubblica. Non basta più nulla.