Se Saviano va via



Se Saviano va via. La mafia non sarà più la grande assente delle campagne elettorali in Italia.


Andrò via dall’Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà…



E l’opinione pubblica si mobilita. Gli scrittori italiani manifestano solidarietà. E consigliano: lasciare l’Italia in questo momento è la cosa più giusta.


Se Saviano va via. Andare via dall’Italia sarà sempre la cosa più giusta. Se Saviano va via. L’Italia non potrà più cambiare.

È una vergogna che uno scrittore venga minacciato solo perché scrive la verità. I camorristi si sentono così spudoratamente forti da poter fare apertamente minacce di morte. Certamente così non si può vivere e capisco benissimo la scelta di Saviano di andare a vivere all’estero. Ha la mia totale solidarietà


Dice Dacia Maraini.


Se Saviano va via – e Saviano DEVE andare via – la fuga sarà l’unica risorsa possibile. Ieri un pentito ha rivelato che esisterebbe un piano per uccidere lo scrittore entro Natale. Un attentato in grande stile, sull’autostrada Roma-Napoli. Perché spesso Saviano percorre quella strada, insieme agli uomini che lo proteggono.


Come Falcone e Borsellino? In qualche modo. Stile, storia e impegno sono differenti. La memoria di quei magistrati è inarrivabile. Ma l’immagine di una strada sventrata è ancora negli occhi, e lo sarà per sempre.


La notizia del presunto piano di morte è arrivata ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli da una confidenza del pentito Carmine Schiavone, cugino del boss Francesco Schiavone. Il Cugino di Sandokan, capo dei capi dei Casalesi – ancora ora che è detenuto e condannato all’ergastolo.



Se Saviano va via. Un altro ragazzo, che ha solo un anno in più di chi scrivere, avrà la più sacrosanta delle ragioni per lasciare questo Paese.


Se Saviano va via – e Saviano DEVE andare via – non potremo più smettere di vergognarci.


Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido – oltre che indecente – rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. ‘Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l’odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri – oggi qui, domani lontano duecento chilometri – spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me


Se Saviano va via. Non ci sarà più possibilità di dignità, o di riscatto.


Se Saviano va via. L’Italia confermerà il suo VOLER essere vittima di se stessa.


Se Saviano va via. Avrà vinto la solitudine.


I miei amici, i miei amici veri, quando li ho finalmente rivisti dopo tante fughe e troppe assenze, che non potevo spiegare, mi hanno detto: ora basta, non ne possiamo più di difendere te e il tuo maledetto libro, non possiamo essere in guerra con il mondo per colpa tua?


Se Saviano va via. Non importa chi sia Saviano. Importa che il martirio – o presunto tale – all’italico stile non si addice.


Oggi, la strage dei ghanesi di Castelvolturno ha costretto il governo a un impegno paragonabile soltanto alla risposta a Cosa Nostra dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio. Non pensavo che potessimo giungere a questo. Non pensavo che un libro – soltanto un libro – potesse provocare questo terremoto. Subito dopo però penso che io devo rispettare, come rispetto me stesso, questa magia delle parole


Se Saviano va via. Rimarrà solo, nel vento, quella magia.


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