Rischio povertà in forte aumento in Italia

Il rischio povertà, in Italia, è in forte crescita. Ad affermarlo è il ministero del Lavoro che, insieme a Istat e Inps, ha pubblicato una serie di dati statistici drammatici sulla situazione delle famiglie italiane. Il rischio povertà nel nostro Paese coinvolge infatti ora il 30 per cento delle famiglie, contro il 26,3 per cento del 2010. Il trend di crescita dell’indicatore fa mal sperare sull’evoluzione dello stesso: l’Italia è, ad oggi, il Paese europeo dove il rischio povertà cresce con maggior vigore.

In particolare, spiega il rapporto, nel corso del 2011 “le famiglie in condizione di povertà relativa sono in Italia 2 milioni 782 mila (l’11,1% delle famiglie residenti) corrispondenti a 8 milioni 173 mila individui poveri, il 13,6% dell’intera popolazione. Nel corso degli anni, la condizione di povertà è peggiorata per le famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, dove convivono più generazioni”.

Mario Monti lascia l’Italia senza alternative

L’incidenza della povertà relativa – prosegue ancora il report – “è pari al 27,8% fra i minorenni se questi vivono con i genitori e almeno due fratelli (10,1% se si fa riferimento alla povertà assoluta), mentre è pari al 32% (18,2% nel caso della povertà assoluta) se vivono in famiglie con membri aggregati. La povertà relativa mostra alcuni segnali di miglioramento fra gli anziani; tuttavia, una vulnerabilità in termini economici permane soprattutto nel Mezzogiorno, dove risulta relativamente povero il 24,9% degli anziani (7,4% quelli assolutamente poveri)”.

Mario Monti: “La Germania deve fare di più per aiutare l’Italia”

In Italia è “materialmente deprivato” il 25,8 per cento delle famiglie residenti nel Mezzogiorno, contro il 15,7 per cento della media nazionale. Un valore che tocca punte del 30 per cento in Sicilia e in Campania, con “segnali di peggioramento si osservano per le famiglie che non si possono permettere di riscaldare adeguatamente l’abitazione (che passano dal 10,6% del 2009 all’11,5%) e per quelle che arrivano con molta difficoltà alla fine del mese (dal 15,3 al 16%). Risultano invece sostanzialmente stabili le quote di famiglie che non si possono permettere una settimana di ferie lontano da casa almeno una volta all’anno e non possono far fronte a una spesa imprevista con mezzi propri. Nel Mezzogiorno il rischio di povertà o di esclusione sociale supera la media nazionale di circa 15 punti percentuali (39,5% contro 24,6%) ed è più del doppio rispetto al valore del Nord (15,1%); inoltre è maggiore fra le famiglie con tre o più figli (37,1%) e fra quelle monogenitore (35,7%)”.

Lascia un commento