Tagliare le tasse, ma non solo. Draghi dice la sua


Banca d’Italia


Non solo tasse. La riduzione delle stesse, tanto attesa e agognata dall’italiano medio, può essere una soluzione, in termini economici, se accompagnata da un altro necesario provvedimento di riduzione della spesa.


Per arrivare ad un rilancio della malandata economia italiana nel lungo periodo, sarà necessario lavorare per favorire uno scatto della produttività: parola di Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia.


Draghi sceglie di dire la sua all’assemblea del Forex a Bari . E’ preoccupato per il rallentamento del Pil e prova, a sua volta, a capire come intervenire. E’ molto chiaro: Eventuali misure di sgravio fiscale esplicano appieno il loro potenziale sull’economia solo se non portano a un aumento del debito pubblico: nel nostro caso, se sono compensate da diminuzioni della spesa corrente, che resta molto elevata.

Produttività. Una parola che è un mistero, e ancor più un’utopia, per questa Italia contemporanea. E’ proprio sulla produttività che Draghi pone l’accento in particolar modo. Perchè le riduzioni delle imposte hanno un effetto positivo sui consumi e sul prodotto, soprattutto se mirate alle famiglie con i redditi più bassi, che hanno una propensione al consumo più elevata, anche se nella spesa di queste famiglie hanno un peso significativo beni ad alta intensità di importazione. Ma è solo la crescita dell’efficienza produttiva e dell’offerta di lavoro che offre sostegno duraturo allo sviluppo.


I dati positivi arrivati da più fronti, sulla crescita del Paese, sono in larga parte dovuti ad un processo ciclico. L’Ue e la Standard & Poor’s ce l’hanno detto chiaro e tondo, frenando gli entusiasmi: è soprattutto il momento ciclico a permettere di registrare risultati positivi. è delicato e necessita interventi mirati.


Il Governatore prosegue: il recente rallentamento congiunturale richiede attenzione per la sua importanza intrinseca, ma soprattutto perché si innesta su una debolezza di fondo. E’ questa che dobbiamo affrontare: occorre vedere con chiarezza i nodi strutturali per scioglierli. Detta così, sembra inopinabile e quasi facile.


Il numero uno di via Nazionale riesce persino a parlare bene del sistema.
Il nostro sistema è solido: con questo messaggio di speranza si è rivolto a operatori e risparmiatori. Non si finisce mai di imparare. E dire che questa caratteristica di solidità sembra nasconderla così bene, il nostro sistema. No, no. Il sistema finanziario italiano, dice Draghi, è solido per i suoi clienti, per il suo patrimonio, per i progressi compiuti in questi anni. Non solo: la crisi dei mutui subprime ha avuto un effetto circoscritto, in Italia, quindi bando gli allarmismi. Le ripercussioni delle turbolenze finanziarie internazionali sulla liquidità delle banche italiane sono state meno intense che in altri sistemi, grazie a una minore esposizione, diretta e indiretta, verso il mercato dei mutui subprime statunitensi, all’ampia quota dei depositi della clientela fra le fonti di raccolta, a una capitalizzazione adeguata, a una redditività operativa nel complesso soddisfacente.


Sempre sui mutui. L’incidenza complessiva delle sofferenze sullo stock dei mutui resta moderata pur rilevando un leggero deterioramento. Perchè ci sarebbero, nonostante i progressi, implicati anche costi diversi quali imposte, premi di assicurazione, commissioni, onorari e spese notarili, compensi per i periti particolarmente onerosi per i mutui di importo contenuto. La ricetta del numero uno di via Nazionale prevede: migliorare la trasparenza dei contratti e le informazioni alla clientela, oltre che l’implemento della concorrenza.


Inoltre, se a Eurolandia c’è stato un aumento di occupazione, è successo grazie al fermo ancoraggio delle aspettative di inflazione. Un ancoraggio che va preservato. Solo così resterà incorporato nei contratti di lavoro e nei margini di profitto. La banca centrale europea” ha aggiunto, “ha il dovere di agire prontamente e con fermezza. La stabilità dei prezzi è affidata dai trattati europei alla politica monetaria. Le decisioni del Consiglio direttivo, in particolare sui tassi di interesse, sono e restano orientate a questo obiettivo. Strutturale il positivo, ma anche il negativo.


Draghi continua la sua relazione: La crisi dei fondi comuni italiani è strutturale. Disinvestimenti netti per 53 miliardi di euro nel 2007. E il Governatore spiega: a livello europeo, è un caso unico. Gli svantaggi fiscali e le asimmetrie nella regolamentazione fanno la loro. Ma poi, se la Banca d’Italia chiama e richiama e le aziende non rispondono, o rispondono a malapena, il risultato è deludente. Ecco perchè la Banca d’Italia ha deciso di promuovere la costituzione di un gruppo di lavoro, anche con la partecipazione dei singoli interessati, che esamini le innovazioni normative e regolamentari ormai necessarie.


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