Presidenziali USA 08: Obama Presidente. Un’analisi

Barack Obama è il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Una vittoria la sua che forse tutti si aspettavano e che molto probabilmente, proprio per questo, è risultata ancora più incredibile quando è avvenuta. Un controsenso che però dimostra bene come, a volte, essere i favoriti per la conquista di un ruolo così importante nel palcoscenico mondiale, porti a fare pensieri e a credere in cose che, in una realtà diversa, avremmo vissuto diversamente.


Tutto il mondo catalizzato sugli Stati Uniti a osservare una vittoria scontata. 3 canali italiani presenti con una diretta fiume, noi stessi di PoliticaLive che abbiamo seguito le elezioni finché il sonno non ci ha portati via con lui, cioè fino a quando c’è stato qualcosa di cui parlare. Bastavano le 2.30 per comprendere in che direzione sarebbero andate le elezioni e così è stato.

Ohio, Virginia e Florida, tre stati che si sarebbe dovuto portare a casa McCain, si sono rivelati in realtà di matrice democratica e come tali sono andati a Barack Obama. Uniti alla Pennsylvania, quella che sarebbe dovuta essere l’arma segreta di McCain per vincere alle elezioni, andata anch’essa ai democratici si comprende come di possibilità per vincere già non ce ne erano nemmeno dopo 2 ore di scrutini.

Quasi 6 milioni la differenza di voto tra i due candidati, con un elettorato andato a votare di 115 milioni circa di cittadini, che consegnano la Casa Bianca, ironia della sorte, ad un uomo nero che ha avuto la grande capacità di riuscire a conquistare non solo l’elettorato di colore, ma anche l’ipocrisia che l’uomo bianco avrebbe potuto avere nei suoi confronti.

Le battaglie interne pare averle vinte con successo, dimostrando di avere le capacità per poter parlare con qualsiasi tipologia di pubblico sia esso una piccola comunità, sia esso un grande elettorato. Ora starà a lui dimostrare che la scelta di più di 60 milioni di americani non si è rivelata sbagliata. Tutto questo mentre McCain e la Palin controlleranno e, con un po’ di scaramanzia guferanno.

Perché potrebbero bastare solo 4 anni per poter rimettere in gioco tutte le carte questa volta non più di fronte a McCain, quanto invece a una probabile candidata presidente degli Stati Uniti.

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