Pensioni: aumenta la spesa ma non varia l’importo medio

Il Ministero dell’Economia diffonde i dati relativi alla condizione economica del Paese relativi all’anno 2009: all’interno della Relazione generale che passa in rassegna una annualità, si evince in questa occasione più di un dato per riflettere rispetto ai mutamenti sociali della penisola. Il primo, in realtà, è una duplice sfornata di numeri da leggere in simultanea per riscontrare una evidente diacronia: se da un lato, infatti, la spesa pensionistica della Nazione cresce del 4.3% non vi è altrettanta crescita degli assegni dei pensionati.

In soldoni, privilegi a suon di migliaia di euro per pochi eletti mentre la maggior parte dei cittadini – dopo aver accumulato 35, 40 anni di lavoro – è costretta a pensioni risicate: un pensionato su due riceve meno di mille euro al mese, le donne percepiscono una mensilità più bassa di quella degli uomini (il 27% delle pensioni rosa sono da meno di 500 euro al mese).

Altro dato da mettere in archivio: tra i tipi di pensione, quello più numeroso è composto dalle pensioni di vecchiaia (percepite da 11 milioni e quattrocentomila persone); i gruppi meno corposi sono rappresentati da chi percepisce assegno sociale (334 mila persone) e dai pensionati di guerra (293 mila unità).

Nonostante il maggiore esborso da parte dello Stato (l’incidenza della spesa pensionistica arriva a sfiorare il 16% del Pil), le cifre lasciano sgomenti: il 21.4% degli assegni pensionistici è di meno di 500 euro, il 27.7% compreso in una forbice che oscilla tra 500 e 999.99 euro, il 23.5% raggruppa una fascia di pensionati che incassano tra mille e 1499.99 euro, il 13.7% riguarda assegni che stanno tra 1500 euro e 1999.99.

All’interno della fascia più elevata sono inclusi il 13.7% dei pensionati (con equità percentualistica tra maschi e femmine). Attribuendo all’analisi una accezione geografica, risulta evidente la presenza di due Italie, a velocità differente, in viaggio verso lidi assai dissimili: se dessimo valore alla media Nazionale e la ponessimo pari a 100, ci renderemmo conto del fatto che nel Settentrione i redditi da pensione equivalgono al 105%, nel centro Italia al 106.6% e nel Meridione all’88.1%.

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