In piazza contro i voucher

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Secondo i sindacati, ciò che era uscito dalla porta, è rientrato dalla finestra, e così oggi la Cgil è scesa in piazza per dire no ai voucher, reinseriti con la manovra di aggiustamento dei conti pubblici. Al posto del voucher, il Libretto di famiglia per le prestazioni nelle case, e i Contratti di prestazione occasionale per le aziende, tutti con buoni annullabili entro tre giorni, misura che rischia di creare un vortice di lavoro nero.

A far arrabbiare la Cgil anche la modalità di reinserimento dei voucher, l’anomala manovra sui conti pubblici, considerata “clandestina”.

In piazza tutti i dirigenti sindacali, dalla Camusso a Speranza, per combattere quella che è considerata una forma di precarietà senza diritti per i lavoratori. Dopo aver cancella per decreto i voucher, e quindi spento la ragione del referendum che avrebbe dovuto tenersi il 28 maggio, il governo ha trovato altre vie, ma i sindacati minacciano ora il ricorso alla Corte Costituzionale.

Per le parti sociali, il contrasto al lavoro nero, per cui erano stati pensati i voucher, ha perso di significato con l’allargamento dei soggetti autorizzati al loro utilizzo, mentre per il governo il problema è solo ideologico, in quanto i voucher ora saranno tutti sotto la responsabilità dell’Inps.

Renzi: dietrofront sui voucher

L’ex premier Renzi fa marcia indietro sui voucher e accusa la “sinistra” (viene da chiedersi perché non sia la sua sinistra) di averli inventati. È vero che i voucher non sono stati introdotti dal suo governo, ma quando renzi era al governo, avrebbe potuto, e dovuto, apportare i necessari correttivi per disinnescare la bomba referendum che ora fa tanto paura alla “sinistra”. Renzi vuole evitare un altro 4 dicembre, che metterebbe a serio rischio un suo secondo mandato, e quindi vuole dissociarsi da tutto quello che i lavoratori rimproverano al PD. Come se lui non fosse anche il segretario del partito. E così i voucher non saranno un ostacolo insormontabile per i renziani, pronti a rinunciarvi pur di riprendere le redini del governo, che non hanno mai lasciato in verità, e non subire un’altra batosta referendaria. Un sacrificio fatto volentieri, che Gentiloni sta cercando di anticipare con il decreto sui voucher atto a fermare la Cgil, forse già venerdì, con un decreto che faccia cancellare il referendum dalla Cassazione. Oltre ad accontentare la base, Renzi bloccherebbe anche i secessionisti di Bersani, che sui voucher hanno fondato parte della loro politica e potrebbero usarli come arma per ottenere la leadership del partito, con un’alleanza trasversale contro Renzi alle primarie.

Boeri: voucher? Cambiamoli, non aboliamoli

Secondo il presidente dell’INPS Tito Boeri, i voucher hanno avuto un impatto positivo sull’economia, pur con le distorsioni che si sono verificate. Vanno quindi “aggiustati”, ma non aboliti. Il problema è che i voucher dovevano far emergere situazioni di lavoro nero, e invece si è scoperto che ne è stato fatto un abuso sistematico in molte occasioni. Per questo Boeri chiede un adeguamento normativo al Ministero del Lavoro, in modo da evitare gli abusi e continuare a distribuire i voucher n quei settori dove l’assenza dei contratti lavorativi è più forte.

Vanno quindi apportati i correttivi necessari affinché i voucher vengano utilizzati nella maniera corretta. Ad esempio propone di utilizzare dei limiti mensili, invece che annuali, in modo da poter controllare meglio l’utilizzo da parte di un singolo datore di lavoro, ma Boeri chiede anche un coinvolgimento più diretto dell’INPS, che è l’erogatrice dei buoni, come ad esempio l’invio degli sms di attivazione all’ente, per un riscontro in tempo reale, invece di coinvolgere il ministero, che in merito alla vicenda, dovrebbe attivare dei controlli più serrati sul territorio, attraverso gli ispettori.

Il controllo mensile consentirebbe di individuare, subito, quei casi in cui il voucher sta sostituendo il regolare contratto a tempo indeterminato, con la relativa perdita dei contributi pensionistici.

Quello che i Consulenti del lavoro dicono di aspettative e congedi

Il congedo parentale o l’assenza dal lavoro per aspettativa sono dei momenti delicati per ogni lavoratore. La gestione di questo periodo tra il lavoratore e il datore di lavoro, deve essere fatta da un Consulente. O comunque è meglio che sia così.

I Consulenti del lavoro sono intervenuti sull’argomento in primo luogo ribadendo alcuni punti chiave della questione:

Innanzitutto ricordiamo che il periodo di congedo (o di aspettativa) consiste in un periodo di “sospensione” del rapporto di lavoro. Durante questo periodo vengono meno alcuni obblighi delle parti, tra cui per il lavoratore quello di prestare attività lavorativa e, per il datore di lavoro, quello di pagare la retribuzione. Ma attenzione, il rapporto di lavoro permane, le parti sono comunque tenute ai doveri di correttezza e buona fede, quindi, ad esempio, il lavoratore può continuare a godere del congedo solo se permangono le motivazioni per le quali è stato concesso; in altre parole non è possibile chiedere il congedo per motivi familiari e poi accettare un impiego part-time.

Tra le varie tipologie di congedo, ricordiamo soprattutto, il congedo per assistenza a familiari portatori di handicap grave e quello per gravi motivi familiari. Le differenze tra i due istituti sono molteplici, in primo luogo i congedi per assistenza a familiari portatori di handicap grave, sono subordinati al riconoscimento del relativo status (per capire meglio diciamo la legge “104”). Il godimento del congedo è regolamentato in maniera rigida per prevenire abusi ed è, inoltre, previsto un assegno da parte dell’INPS. La sua concessione da parte del datore di lavoro, inoltre, è obbligatoria entro 60 giorni dalla richiesta. Minori tutele sono accordate al congedo per gravi motivi familiari, in quanto di portata più estesa rispetto al solo caso di handicap grave. Bisogna però ricordare che tale forma di congedo non prevede nessuna forma di indennizzo ed il datore di lavoro può negarne (anche se con provvedimento motivato) la fruizione.

Aggiungiamo, inoltre, che alcuni CCNL prevedono, in aggiunta, periodi di aspettativa non retribuita per vari motivi la cui concessione è però, di norma, discrezionale da parte del datore di lavoro.

Il Jobs Act passa alla Camera, ecco le novità della riforma del lavoro 2015

La Camera ha approvato il Jobs Act che disciplina la riforma del lavoro 2015. Ecco allora cosa si può immaginare sul fronte degli ammortizzatori sociali e quali modifiche sono introdotte rispetto all’articolo 18 e ai contratti di lavoro. Una sintesi per riepilogare come cambierà la vita dei lavoratori. 

Disoccupazione ottobre 2012

La disoccupazione italiana continua a crescere. Stando a quanto affermato dall’Istat, infatti, il tasso avrebbe superato la soglia degli 11 punti percentuali, raggiungendo l’11,1%. Un incremento che conferma le previsioni negative sul deterioramento del mercato del lavoro nazionale, e che dovrebbe costituire – purtroppo – solamente uno step intermedio lungo la strada che dovrebbe presto condurre il tasso di disoccupazione a superare il 12%. Vediamo allora quali sono state le principali elaborazioni dell’Istat, con un occhio particolare di attenzione per la disoccupazione giovanile.

Manovra, lo sciopero della Cgil. Aderisce l’opposizione, ma Bonanni: “E’ demenziale”

Si svolgerà dunque oggi, martedì 6, lo sciopero generale indetto dalla Cgil contro la manovra finanziaria del governo. Sono previste manifestazioni in cento piazze italiane, ma quella principale si terrà nella Capitale. Anche i principali partiti dell’opposizione hanno aderito alla protesta, con il segretario del Pd Pierluigi Bersani che ha dichiarato: “Io ci sarò, ci saremo con tutti quelli che contrastano questa manovra. Dire che siamo preoccupati è poco. Siamo in una situazione drammatica, per cui serve una svolta politica”.
Sul fronte sindacale, però, si allarga la spaccatura tra la Cgil, da una parte, e gli altri due sindacati confederali (Cisl e Uil) dall’altra. Questi due, infatti, non parteciperanno allo sciopero, come ha spiegato il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, che ha affermato: “Colpire le buste paga dei lavoratori e le imprese ha del demenziale, sopratutto in questo momento“. Anche all’interno della Cisl, comunque, c’è chi sostiene la necessità di aderire alla manifestazione, come i metalmeccanici della Fim, che sciopereranno per otto ore.
Fra i partiti dell’opposizione, al contrario, solo Udc e Fli non intendono aderire allo sciopero, con il leader dell’Udc Pierferdinando Casini che ha affermato: “Considero lo sciopero di domani della Cgil del tutto sbagliato in un momento simile“.

Ex Bertone, dai lavoratori sì all’investimento Fiat

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Il referendum sull’investimento Fiat svoltosi all’interno dell’ex Carrozzeria Bertone ha visto un’ampia prevalenza dei voti favorevoli al piano dell’azienda, con 886 Sì su 1010 votanti, l’88,8%. La fabbrica di Grugliasco ricomincerà quindi a produrre dopo sei anni.
In una nota, infatti, la Fiat ha spiegato che, “in presenza della firma di un accordo e della esistenza delle condizioni applicative necessarie, provvederà a dare il via libera al piano di investimenti previsti dal progetto”. Anche a Grugliasco, quindi, sarà applicato il contratto previsto già per gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e di Mirafiori, anche se, si precisa dal Lingotto, occorre “verificare la disponibilità delle organizzazioni sindacali a formalizzare la proposta aziendale”.
Il contratto prevede il massimo utilizzo degli impianti, con il passaggio graduale a 18 turni, fino a 120 ore di straordinario in più rispetto al contratto, e regole per limitare l’assenteismo e per l’esigibilità degli accordi.
Entro il 2012, inoltre, la Fiat dovrebbe realizzare nello stabilimento di Grugliasco un modello della Maserati, grazie ad un investimento di 550 milioni.

Domani manifestazione dei precari, mentre Berlusconi fa battute con i neolaureati

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Il contrasto è abbastanza stridente: domani, infatti, saranno in piazza a manifestare, a Roma e in altre città, i tantissimi giovani precari costretti a lavorare quanto i loro “colleghi” più “anziani”, ma in cambio solamente di qualche centinaia di euro al mese, spesso senza contributi previdenziali e senza diritti. Oggi, invece, il presidente del Consiglio, che dovrebbe avere tra le sue principali preocuppazioni proprio quella di cercare di porre rimedio alla difficile situazione economica e di contrastare la disoccupazione giovanile, ha intrattenuto il pubblico di neolaureati del progetto “Campus” dell’ Università La Sapienza di Roma con una serie di battute e consigli per “vendere” se stessi e il prodotto.
Un giovane laureato che dice di voler fare solo “un pò” di carriera, ad esempio, viene rimproverato, perchè, afferma il premier, “Così cominci male. Devi dire “un carrierone”. Sei tu che devi importi agli altri, non sono gli altri che devono accettarti”. Richiama quindi all’ottimismo, all’ambizione, dice “di girare con il sole in tasca”, e dà persino consigli sul look: niente barba, che secondo lui “Induce diffidenza nell’ interlocutore, può nascondere una malformazione. Se troppo vasta può nascondere l’ espressione del viso”.

Fiat Mirafiori: i dieci punti dell’accordo e gli scenari futuri

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Dalla Topolino al primo suv dell’Alfa Romeo. Lo stabilimento Mirafiori di Torino, inaugurato da Mussolini nel ’39, dopo la firma dell’accordo tra sindacati e Fiat e il si’ all’intesa dei lavoratori si prepara ora a una nuova sfida: rilanciare nel mondo i prodotti del Lingotto, e del marchio Alfa Romeo in particolare. Per farlo la Fiat mettera’ sul tavolo investimenti per un miliardo di euro, stando alle parole dell’ad del Lingotto Sergio Marchionne. Piu’ della meta’ delle 280mila vetture che li’ saranno prodotte ogni anno dalla seconda meta’ del 2012, sara’ destinato ai mercati extra europei, agli Stati Uniti in particolare.

Fiat, Mirafiori: il referendum vinto dai sì con il 54,05%. Marchionne: “Svolta storica”

Passa sul filo di lana il referendum sull’accordo per il rilancio dello stabilimento di Mirafiori firmato il 23 dicembre scorso, da Fim, Fismic, Uilm, Ugl e Associazione quadri. Dopo quasi 10 ore di scrutinio, nei 9 seggi, oltre a quello del turno di notte, il risultato ha assegnato la vittoria al si con 2.735 voti, pari al 54,05%.

Il no si è fermato a 2.325 voti, pari al 45,95%. Per la prima meta’ dello scrutinio, riguardante i seggi dove hanno votato gli operai addetti al montaggio, si era avuta una predominanza del no, poi con lo scrutinio del quinto seggio, quello degli impiegati, il risultato si è ribaltato. In totale i voti validi sono stati 5.060, mentre le schede bianche o nulle sono state 59. I votanti, quindi, sono stati 5.119, su 5.431 aventi diritto.

FIAT, Berlusconi: “Se vince il no giusto andarsene”. Durissimi Bersani e la Camusso

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in visita ufficiale in Germania, ha preso posizione sul referendum che si sta per svolgere nello stabilimento FIAT di Mirafiori: per il premier, se vincesse il “no” all’ accordo, “le imprese e gli imprenditori avrebbero buoni motivi per spostarsi in altri paesi“. “Ci auguriamo che la vicenda possa avere esito positivo” ha aggiunto.
Immediata la bufera politica, con il leader della CGIL, Susanna Camusso, che ha dichiarato: “Non conosco nessun presidente del Consiglio che si augura che se ne vada il più grande gruppo industriale del paese. Se questa è una gara, è meglio che se ne vada. Il presidente del Consiglio sta facendo una gara con l’ amministratore delegato della FIAT a chi fa più danno al Paese”.
Dura anche la replica del segretario del PD Bersani, che considera “vergognose” le parole del premier, e per il quale”Berlusconi non se ne accorge perchè è un miliardario ma noi paghiamo uno stipendio che a lui parrà misero per occuparsi dell’ Italia e fare gli interessi del Paese e non per fare andare via le aziende”. Sullo stesso tono anche l’ Italia dei Valori, che, in una nota, ha affermato: “Berlusconi è un irresponsabile e oggi, sulla vicenda FIAT, ha gettato definitivamente la maschera. Così si capisce chi lavora per il bene del Paese e chi invece opera contro la legalità costituzionale, l’ interesse dei cittadini e dei lavoratori”.
Diversa, invece, la posizione del leader dell’ UDC Casini, per il quale “Marchionne non è un santo e sta facendo delle forzature evidenti”, ma, aggiunge, “Mi auguro però che i lavoratori votino sì al referendum”. Anche per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, “Con l’ accordo i lavoratori non perderanno nulla, il Governo è ragionevolmente per il sì come lo sono anche larghi settori dell’  opposizione”.

Camusso(Cgil): “Da Marchionne solo insulti”. Lui replica: “Voglio innovare”

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Il segretario della CGIL, Susanna Camusso, nella relazione introduttiva all’ assemblea generale delle Camere del lavoro, attacca duramente l’ amministratore delegato della FIAT, Sergio Marchionne (vittima di scritte offensive nei luoghi adiacenti all’abitazione) a pochi giorni dal referendum su Mirafiori: per la Camusso, infatti, Marchionne “insulta ogni giorno il paese”, e la Fiat non vuole far conoscere i dettagli del piano “Fabbrica Italia”. Il leader del Lingotto ha prontamente replicato, affermando: “Non si può confondere il cambiamento con un insulto all’ Italia. Se introdurre un nuovo modello di lavorare in Italia significa insulto mi assumo le mie responsabilità, ma non lo è”.

E ha aggiunto: “Io non ce l’ ho nè con la Camusso, ne con la CGIl e nemmeno con Landini. Hanno dei punti di vista che sono completamente diversi dai nostri che non riflettono quello che vediamo noi a livello internazionale”. Per Marchionne, comunque, “A Mirafiori chi perde, anche se per un solo voto , ci deve stare”. In serata, però, anche il segretario della CISL Bonanni e il leader del PD Bersani hanno criticato Marchionne per i suoi “ultimatum”: per Bonanni, l’ ad FIAT  “farebbe bene a stare più zitto”, mentre secondo Bersani “Marchionne saprà prendere le misure alle auto, ma misurare le parole no”.

FIAT, firmato l’ accordo per Pomigliano. Ma la Fiom annuncia sciopero

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Ugl, Film, Uilm, Fismic, l’ associazione dei quadri Fiat ed il Lingotto hanno firmato oggi il contratto per l’ assunzione dei 4600 dipendenti dello stabilimento di Pomigliano d’ Arco, che saranno assunti dalla Newco dal prossimo gennaio, sulla base dell’ accordo separato siglato lo scorso 15 giugno. Nello stabilimento di Pomigliano, dal dicembre 2011, verrà prodotta la nuova Panda.

Il contratto non è però stato sottoscritto dalla FIOM, che già non aveva condiviso l’ accordo di giugno, e quindi non ha partecipato al tavolo con l’ azienda. Il comitato centrale della FIOM ha anche annunciato 8 ore di sciopero per il 28 gennaio, ritenendo l’ intesa siglata oggi “un attacco contro la democrazia e i diritti senza precedenti“, ma anche “un pugno in faccia a Confindustria e Federmeccanica”. Nel contratto è previsto un aumento salariale medio di 30 euro lordi al mese, e un nuovo sistema di inquadramento professionale.