AICOM: obiettivo rafforzamento sui mercati esteri e formazione dei collaboratori

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AICOM è una società privata di ingegneria fondata negli anni ’90, attiva nella progettazione integrata di infrastrutture complesse ed insediamenti industriali, nelle tecnologie della security e nella progettazione ambientale.

L’intuizione vincente è partita dall’ing. Mauro Tanzi, che ha valorizzato le sue esperienze professionali mediante la creazione di una società capace di operare nel settore dell’ingegneria con un approccio multidisciplinare ed innovativo.

A raccontare l’evoluzione di questa solida società è il dott. Andrea Tanzi, Managing Director responsabile del Business Development di AICOM, in una intervista in cui evidenzia: “Nel corso degli anni, con il coinvolgimento di professionisti, manager e partner industriali, AICOM è cresciuta fino a diventare una delle principali società private di ingegneria sul territorio nazionale, attiva sia in Italia che all’estero”.

Tra le principali esperienze che hanno permesso ad AICOM di crescere sia aziendalmente che professionalmente, Andrea Tanzi ricorda “la progettazione di nuovi stabilimenti industriali post sisma de L’Aquila, la sicurezza integrata per le maggiori raffinerie e centrali energetiche italiane ed il project and construction management di complesse iniziative infrastrutturali in Italia e all’estero nel settore della difesa”.

Oggi AICOM opera con una propria ed articolata organizzazione interna e coordina progetti su larga scala con il supporto di specialisti nei più diversi campi di attività.

Ha inoltre acquisito una significativa esperienza nella pianificazione, sviluppo, progettazione e coordinamento di attività in numerosi settori, tra cui industriale, aeroportuale, civile, telecomunicazioni, sicurezza fisica e logica, ambientale, sanitario.

È una realtà che coniuga capacità d’innovazione nei nuovi campi della tecnologia applicata e consolidata esperienza nei settori tradizionali di infrastrutture, ambiente, idraulica, progettazione civile integrata, ingegneria aeroportuale e gestione immobiliare.

AICOM è un luogo di design e management, il punto di contatto tra esperienza e innovazione, tra la qualità del design tradizionale e la progettazione del terzo millennio.

Guardando al lungo periodo e ad una ulteriore crescita, Andrea Tanzi anticipa che “l’azienda sta portando avanti con successo un piano di rafforzamento in mercati esteri, operazioni di M&A (Merger and Acquisition) con l’obiettivo di rafforzarsi in settori in forte espansione, oltre alla formazione continua dei suoi collaboratori per mantenere, anzi incrementare, qualifiche e certificazioni”.

Importante joint-venture tra Fincantieri e Naval Group

joint-venture Fincantieri Naval Group

Fincantieri e Naval Group hanno dato vita ad una importante joint-venture, che apre la strada al progetto di rafforzamento della cooperazione navale militare dei due gruppi per la creazione di un’industria navalmeccanica europea più efficiente e competitiva.

L’accordo, Alliance Cooperation Agreement, è stato firmato dai rispettivi amministratori delegati delle due società Giuseppe Bono e Hervé Guillou a bordo della fregata “Federico Martinengo”, ormeggiata presso l’Arsenale della Marina Militare di La Spezia, unita’ del programma italo-francese Fremm.

Attraverso la joint-venture, Fincantieri e Naval Group condivideranno best practice tra le due società condurranno congiuntamente attività mirate di ricerca e sviluppo; ottimizzeranno le politiche di acquisti; prepareranno congiuntamente offerte per programmi binazionali e per l’export.

L’accordo stabilisce che la societa’ avra’ sede a Genova, con una controllata in Francia, a Ollioules, vicino Tolone.

Al vertice della joint-venture ci sarà un consiglio d’amministrazione composto da sei membri, tre espressi dagli italiani e tre dai francesi.

Per il primo mandato triennale, Fincantieri esprimerà il presidente ed il Chief Operational Officer, e Naval Group l’amministratore delegato e il Chief Financial Officer.

Nel consiglio, a conferma della valenza strategica che Fincantieri e Naval Group attribuiscono a questa operazione, siederanno Giuseppe Bono, che assume la carica di presidente non esecutivo della joint-venture, ed Hervè Guillou. L’amministratore delegato sarà Claude Centofanti, dirigente di Naval.

L’accordo si inquadra nel progetto ‘Poseidon’ di avvicinamento tra i due gruppi, lanciato in occasione del summit franco-italiano di Lione nel 2017.

Le nuove Fremm di Fincantieri non usciranno al momento dalla nuova Joint Venture con Naval Group, come ha precisato l’ad di Fincantieri Giuseppe Bono.

“Al momento – ha detto Bono – abbiamo programmi in comune, il primo sarà l’ammodernamento delle Orizzonti e poi speriamo di fare altri programmi in comune tra Francia e Italia. Soprattutto lavoreremo sull’esportazione, l’integrazione sarà maggiore”.

Sull’accordo che riguarda il settore difesa, Bono ha precisato: “ci dobbiamo attrezzare per aggredire il mercato asiatico: lì la concorrenza è più agguerrita, non ci sono Marine che hanno una capacità simile a quella europea o americana. Lì la concorrenza di coreani e cinesi è massima, abbiamo già un piano su come operare”.

Elezioni europee: Salvini trionfa ma non chiede poltrone

salviniDopo il grande successo alle elezioni europee, dove la Lega ha conquistato il 34,4% delle preferenze, Matteo Salvini non chiede poltrone o rimpasti, ma un’accelerazione del programma di Governo.

Il Movimento 5 Stelle, sconfitto e al terzo posto dopo il Pd, ora dovrà fare i conti con la debacle, a partire dai nodi principali ancora non sciolti con l’alleato.

I prossimi passi

Salvini, pur non reclamando poltrone, farà sentire il peso del suo successo elettorale, a partire dai programmi non condivisi tra i due alleati. In primis c’è la Tav, che il Movimento non vuole, mentre la Lega è favorevole all’opera.

I Grillini hanno perso tra i quattro e i cinque milioni di voti dalle scorse politica, dimezzando le preferenze. Pesano le difficoltà e le incomprensioni, forse dovuti all’inesperienza. Dopo l’iniziale silenzio, questa mattina ha parlato il vicepremier Di Maio, che ha gustificato il crollo con l’assenteismo dei propri elettori.

In realtà, queste europee hanno visto un’affluenza record in tutto il continente, dove i partiti populisti non hanno ottenuto quanto sperato, ad eccezione della Gran Bretagna, dove ha trionfato Farage e il suo partito Brexit, che vuole un’uscita dall’Europa senza deal. Ora la palla passerà al successore della May, che il 7 giugno lascerà il suo incarico da premier.

Accordo tra sindacato e Governo sulla scuola

scuolaNotte lunga per il Governo, che ha anche trovato un’intesa sulla scuola con i sindacati. Scongiurato lo sciopero che era stato indetto dai sindacati, Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda, per il 17 maggio.

I sindacati si sono dimostrati soddisfatti per la risoluzione dei problemi, in particolare per l’università e l’AFAM (Alta formazione artistica e musicale). L’accordo è stato raggiunto alla presenza del premier Giuseppe Conte, del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e del sottosegretario Salvatore Giuliano.

L’accordo

Soddisfazione è stata espressa da parte del ministro Bussetti: “Ringrazio il presidente Giuseppe Conte per il supporto dato alla trattativa e ringrazio i sindacati: insieme stiamo lavorando per il bene della scuola”.

Anche il premier Conte è intervenuto sui media: “Consapevole di dover investire di più, pur in un quadro di finanza pubblica che purtroppo ci pone dei vincoli, il governo si è impegnato a individuare le risorse necessarie per il rinnovo dei contratti, assicurando un congruo incremento degli stipendi che vanno adeguati alle responsabilità dei docenti”.

L’accordo prevede l’autonomia differenziata, a cui i sindacati tenevano particolarmente per mantenere l’unità della scuola ed evitare il progetto di Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, che avrebbero scorporato le tre regioni dal resto del paese, nella gestione del personale della scuola e nei finanziamenti.

C’è poi il rinnovo del contratto, e la lotta al precariato, con più di 136mila supplenti nelle scuole italiane. Infine più flessibilità per università e ricerca.

Presidente Corte Costituzionale al Salone della Giustizia: giù le mani dalla Costituzione

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“La Costituzione è sana e robusta, non credo meriti sconvolgimenti”. È il messaggio lanciato dal presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi, al Salone della Giustizia nel corso del suo intervento che ha preceduto il convegno dal titolo “Sana e robusta Costituzione”.

“A mio parere – ha affermato Lattanzi – sono prive di giustificazione le iniziative, alle quali assistiamo da più di 30 anni, dirette a una profonda revisione della Costituzione, come se ne avesse urgente bisogno, come se avesse bisogno di un tagliando”.

“La Costituzione – ha aggiunto – non è solo la nostra legge fondamentale, è anche e soprattutto un’idea di società democratica, alla cui base c’è la persona, ogni persona, con i suoi diritti ma anche con i suoi doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, secondo la formulazione dell’articolo 2: un’idea di società, pluralista, aperta e tollerante, in cui le ragioni dell’autorità si confrontano con quelle della persona, con i suoi diritti e con le sue tutele, che però non sono necessariamente destinate a prevalere”.

“Non si può pensare che una modificazione dell’assetto organizzativo – ha spiegato il presidente della Consulta – non abbia ripercussioni sulla sfera dei diritti e della libertà, è ciò deve indurre a prudenza quando si vuole mettere mano anche ad aspetti che appaiono marginali, perché le ricadute possono essere ben più vaste”.

A seguire si è tenuto un interessante dibattito a più voci, moderato dal vice direttore del Corriere della Sera Antonio Polito.

“La nostra Costituzione – ha osservato il vicepresidente della Luiss, Paola Severino – è una giovane settantenne. Non solo resiliente ma lungimirante. riesce a trovare spunti di applicazione anche oggi”.

Il presidente delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, ha precisato che bisogna “mantenere fermissimo il principio dell’indipendenza del pubblico ministero e della sua intangibilità dal potere politico”.

“Vi è la necessità – ha sottolineato – di una riforma che introduca la separazione delle carriere. Serve una differente organizzazione tra magistratura requirente e giudicante, proposta di legge nata da su impulso dei penalisti. Si tratta di una modifica alla Costituzione ma nell’ottica del rafforzamento di un principio fondativo”.

Questa edizione sarà in diretta streaming sul sito ufficiale IUS101.IT. Il programma completo del convegno è disponibile su www.salonegiustizia.it

L’Italia sulla Via della Seta. Opposizione degli USA

via della setaL’Italia nicchia alla Cina e al suo progetto sulla nuova Via della Seta, ma trova l’opposizione degli Stati Uniti, mascherata da scetticismo. Washington si sa, cerca di avere il controllo sui suoi alleati, e non vorrebbe un’Italia sulla famosa nuova Via della Seta cinese, la nuova rotta commerciale che Pechino sta preparando attraverso l’Asia, verso l’Europa. Dietro lo “scetticismo” si è quindi manifestata, a livello diplomatico, una vera preoccupazione comunicata ai mass-media. l’America aveva già utilizzato la via privata per dire al nostro paese che questo avvicinamento non si doveva fare.

Le dichiarazioni americane

Arrivano così le dichiarazioni del portavoce del Consiglio di Sicurezza USA, Garret Marquis, al Financial Times: “La Via della seta è un’iniziativa fatta dalla Cina, per la Cina. Siamo scettici che l’adesione del governo possa portare benefici economici durevoli al popolo italiano e nel lungo periodo potrebbe finire per danneggiare la reputazione globale del Paese”.
Tradotto, agli Stati Uniti non piace la geopolitica italiana, che porterebbe il nostro paese ad essere un interlocutore privilegiato nel vecchio continente. E ora che i tempi stringono, con la possibilità di una firma d’intesa nel probabile (ma non confermato) viaggio del premier cinese in Sicilia, l’America alza la voce. Xi Jinping poi andrà in Francia e negli Stati Uniti, con la firma del primo paese del G7 pronti a fare affari con Pechino. In Europa solo Ungheria e Grecia hanno firmato, ma ci sono 70 paesi in tutto che già hanno siglato l’accordo.

Brexit: prove tecniche di rinvio. May e Corbyn verso il sì

brexitQualche giorno fa, Jeremy Corbyn aveva acceso le speranze dei sostenitori di un nuovo referendum sulla Brexit. Ieri è stato affiancato dalla May, alle prese con la rivolta dei suoi ministri, tre dei quali avevano minacciato di dimettersi in caso la Premier non fosse riuscita ad ottenere il famoso deal.

La proposta della May

Arriva così la proposta della May, che vorrebbe lasciar decidere al Parlamento se affrontare un no deal o chiedere un rinvio della Brexit, sfruttando la sentenza della Corte di Giustizia europea. Ora la palla passa alla Camera, che dovrà decidere il 12, 13 e 14 marzo, votando una serie di emendamenti che (forse) faranno luce sul futuro.

Un “pasticciaccio brutto”, questo della Brexit, con la Gran Bretagna che sembra essere arrivata impreparata su tutti i fronti, alla fatidica data del 29 marzo. Da una rigidità incomprensibile (visto la strettissima vittoria dell’exit) ad una paura strisciante anche da parte degli “stay”.

Il paese si trova di fronte ad un caos politico in cui finora è stato detto di tutto, mentre la parte economica del paese ha già deciso da che parte stare. Uscire sarebbe un disastro, secondo le aziende, soprattutto senza un no-deal.

La rigidità e lìottusità di molte componenti politiche hanno fatto perdere di vista la real politik della situazione britannica, a cui bastava un ripensamento delle frontiere per limitare la forte immigrazione. Invece si è voluto portare lo scontro a livello ideologico.

Fincantieri non si tocca: i sindacati sono con Giuseppe Bono

Fincantieri sindacati Giuseppe Bono

“Fincantieri non si tocca” lo dicono in coro i sindacati del Gruppo Fincantieri dopo aver appreso la notizia della possibile sostituzione dell’attuale amministratore delegato Giuseppe Bono.

Il Fatto Quotidiano nei giorni scorsi avanzava l’ipotesi che Bono venisse sostituito da Paolo Simioni, amministratore delegato di Atac, l’azienda romana per i trasporti autoferrotranviari che al momento versa in brutte acque.

Secondo quanto si legge nell’articolo, a decidere per l’arrivo di Simioni a Fincantieri è stato il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, che gode della fiducia del vicepremier Luigi Di Maio, che ha girato la richiesta all’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo.

Di fronte a questa eventuale anticipazione, i sindacati di uno dei più importanti complessi cantieristici navali d’Europa e del mondo, senza esitazione si sono schierati dalla parte dell’ad Giuseppe Bono.

Per la RSA dirigenti Fincantieri di Trieste c’è “il rischio che il nuovo amministratore delegato di Fincantieri possa essere nominato prescindendo sia dalla conoscenza del business della nostra azienda che dall’esperienza nel nostro settore industriale”.

Pertanto i dirigenti Fincantieri, come scrivono in una nota, esprimono la “loro contrarietà a sostituire i vertici Fincantieri, che hanno portato a casa in questi anni i grandi risultati sotto gli occhi di tutti, in una logica di una “spartizione di poltrone”, condizionata esclusivamente dalla politica, che riteniamo ormai appartenere al passato”.

“La continuità di azione dell’attuale management – concludono – , che ha dimostrato la capacità di ottenere risultati straordinari, è l’unica via per proseguire nello sviluppo della nostra azienda, creando un valore di cui beneficia tutto il nostro Paese”.

La UILM di Palazzo della Marineria di Trieste precisa che è “utile, necessario e doveroso mantenere l’attuale assetto di Fincantieri per riuscire a portare a termine quanto di buono cantierato in questi ultimi anni. Diversamente c’è il rischio che si perdano opportunità che poi porterebbero direttamente ad un possibile indebolimento del gruppo, con una conseguente possibile difficoltà occupazionale”.

R.S.U. Fim-Uilm Fincantieri Monfalcone si sofferma sui successi raggiunti dall’azienda grazie alla “politica lungimirante” dell’ad Giuseppe Bono, condivisa con le organizzazioni sindacali ed i lavoratori anche attraverso confronti e scontri.

Per il sindacato proprio l’attività di Bono ha garantito “la crescita dell’occupazione con carichi di lavoro mai registrati nella storia della navalmeccanica”.

Viene definita “pura miopia istituzionale “dalla Segreteria FIM – CISL e UILM – UIL provinciale di Venezia, la sostituzione dell’attuale amministratore delegato di Fincantieri.

FIM – CISL e UILM – UIL inviano al Governo un messaggio chiaro: “i lavoratori e le lavoratrici di Fincantieri non consentiranno, in silenzio, la mercificazione della più grande azienda cantieristica del mondo. Questo non è un gioco. Giù le mani da Fincantieri. Una eccellenza italiana come quella dell’azienda guidata dall’attuale ad Bono va tutelata e difesa senza alcun indugio”.

A fianco di Giuseppe Bono anche il segretario generale della Uilm di Genova, Antonio Apa; il vicepresidente nazionale di Unioncamere, Antonio Paoletti; il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il Governatore della Liguria, Giovanni Toti.

Cdp punta sull’ad di Atac Simioni per il vertice di Fincantieri

Cdp Simioni Fincantieri

Tempo di nomine per la Cassa depositi e prestiti che nelle prossime settimane deve decidere chi mettere alla guida delle società che controlla.

Per Fincantieri, il nome più quotato è quello di Paolo Simioni, sostenuto dal sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, a cui il vicepremier Luigi Di Maio ha dato ampia delega per le nomine. A favore di Simioni sono accorsi anche i 5Stelle vicini a Virginia Raggi.

Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano in un articolo dal titolo “Chi vince al gioco delle poltrone con la politica sempre più debole”, il sottosegretario ha chiesto all’amministratore delegato della Cdp Fabrizio Palermo di piazzare Simioni al posto dell’attuale amministratore delegato Giuseppe Bono.

Simioni è amministratore delegato dell’Atac, “disastrata azienda tranviaria” di Roma. Se Fabrizio Palermo dovesse mettere in atto la richiesta ricevuta da Buffagni, Simioni si ritroverà amministratore delegato di uno dei più importanti complessi cantieristici navali d’Europa e del mondo. Il nome del nuovo ad di Fincantieri, Palermo deve portarlo nel consiglio d’amministrazione il 6 marzo.

Anche la nomina di Palermo a capo della Cdp è stata una scelta del sottosegretario di area Movimento 5Stelle, che a suo tempo l’ha imposta al ministro dell’Economia Tria che invece preferiva Dario Scannapieco, che ricopre la carica di vicepresidente della Bei, la Banca europea per gli investimenti.

Tra gli altri incarichi relativi alle società controllate, che la Cassa depositi e prestiti deve distribuire c’è Eni, Poste, Terna, Snam, Italgas, Saipem, Sace e altre decine di società.

A ricoprire la carica di presidente di Sace, società per azioni specializzata nel settore assicurativo-finanziario, vorrebbe andare Andrea Pellegrini, che attualmente in Cassa depositi e prestiti è senior advisor per le partecipate. É stato voluto nel ruolo di consulente da Fabrizio Palermo.

Pellegrini però ha concentrato nelle sue mani così tanti incarichi che gli stanno creando non pochi conflitti d’interesse.

È consigliere d’amministrazione della Maire Tecnimont, principale concorrente nell’impiantistica petrolifera della Saipem controllata da Cdp, dove appunto Pellegrini è advisor. Vicepresidente della catena alberghiera Ihc, sulle due catene di hotel di cui è azionista, consiglia Cdp. È consigliere della Sias, una holding che opera nel settore delle concessioni autostradali, ed è nel consiglio d’amministrazione della IDeA Capital Funds Sgr, fondo di private equity di De Agostini, concorrente diretto dei fondi di private equity di Cdp.

M5stelle e Salvini: inversione di marcia su autorizzazione a procedere

salviniSalvini e il M5stelle ci ripensano, per quel che riguarda l’autorizzazione a procedere sul caso Diciotti. Nei giorni scorsi il Movimento aveva deciso di votare a favore dell’autorizzazione a procedere, e lo stesso Salvini ostentava sicurezza nel voler farsi processare. C’erano state comunque tensioni tra i due fronti della maggioranza, che ora invece sembrano convergere verso una linea comune.

La nuova strategia

Dopo l’iniziale reazione di rigidità nei confronti dell’ideologia che aveva sempre contraddistinto il M5stelle, ora i pentastellati si sono resi conto che processare Salvini sarebbe come processare il governo. Anche lo stesso premier leghista ha fatto dietrofront, accorgendosi della stessa caratteristica che questo procedimento porta con sé.

Non bisogna essere schierati, per capire che la magistratura sta intervendo su una decisione politica legittima, e non su un reato.

Lo stesso Salvini, oggi, in una lettera aperta sul Corriere della Sera, chiede che “il processo non sia fatto”. Perché sarebbe un processo ad un governo, con un precedente decisamente inusuale per una democrazia, dove la libertà di decisione politica, nel rispetto della Costituzione, è uno dei fondamenti.

A chiarire le posizioni di entrambi i gruppi di maggioranza, arriva Emilio Carelli, ad Agorà: “Dopo le ultime posizioni di Salvini, le condizioni sono cambiate: nel Movimento 5 Stelle esiste una prassi, si vota sì all’autorizzazione a procedere. Ma quella della Diciotti è stata una decisione collegiale che ha investito tutto il Governo. Credo che Conte e Di Maio dovrebbero autodenunciarsi. Dobbiamo riflettere bene se votare sì o no all’autorizzazione per Salvini”.

Il governo può rispondere di reati, e non certo di decisioni politiche.

Piani di rilancio per la Popolare di Bari

Banca popolare di Bari politicalive

Il Gruppo Banca Popolare di Bari, il più grande gruppo bancario autonomo del Centro e Sud Italia, con impegno e determinazione sta affrontando adeguatamente i rapporti con i propri soci e i clienti.

Popolare di Bari sta preparando un nuovo piano industriale per rilanciare l’Istituto e un contestuale aumento di capitale, nonostante le turbolenze che si sono addensate sul settore bancario.

Negli ultimi anni, il quadro normativo incerto non ha aiutato il settore delle banche popolari, creando un periodo non sereno.

In merito alla complessa interpretazione della riforma, dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, il Consiglio di Stato ha deciso di adire la Corte di Giustizia dell’UE per ottenere i necessari chiarimenti sui due temi maggiormente controversi: la soglia degli attivi e il diritto al rimborso per i soci in caso di trasformazione.

Oltre due anni per decidere sulla riforma e ciò ha avuto delle ripercussioni sul settore delle popolari che sono, da sempre, maggiormente vicine ai tessuti produttivi in cui operano.

In questo contesto turbolento gli istituti di credito cercano di affrontare le leggi attualmente vigenti.

Popolare di Bari si sta adeguando al panorama attuale e oltre al nuovo piano industriale, a breve la Banca si attiverà per deliberare un irrobustimento del patrimonio.

Fincantieri: la Commissione EU esamina l’acquisizione dei cantieri Chantiers de l’Atlantique

Fincantieri la Commissione EU esamina l'acquisizione dei cantieri Chantiers de l'Atlantique

La Commissione europea ha accolto la domanda presentata da Francia e Germania che la invitavano a esaminare, alla luce del regolamento sulle concentrazioni, la proposta di acquisizione di Chantiers de l’Atlantique (nuovo nome di Stx) da parte di Fincantieri.

In realtà la Commissione UE non deve esaminare l’operazione di acquisizione in quanto come la stessa Commissione scrive: “il progetto non raggiunge le soglie di fatturato previste dal regolamento UE relativamente alle concentrazioni per le operazioni che devono essere notificate alla Commissione a causa della loro dimensione europea”.

Nonostante questa osservazione, la domanda di rinvio – a norma dell’articolo 22, paragrafo 1, del regolamento UE sulle concentrazioni – trasmessa dalla Francia, e a cui si è associata la Germania, è stata accolta. “Tale disposizione – scrive la Commissione – permette a uno o più Stati membri di chiedere alla Commissione di esaminare una concentrazione che pur non rivestendo una dimensione europea incide sugli scambi all’interno del mercato unico e rischia di incidere in misura significativa sulla concorrenza nei territori degli Stati membri che presentano la richiesta”.

Sulla base degli elementi forniti dalla Francia e dalla Germania, e fatti salvi i risultati della sua indagine esaustiva, la Commissione ritiene che l’operazione potrebbe nuocere in misura significativa alla concorrenza nel settore della costruzione navale, in particolare per quanto riguarda il mercato mondiale delle navi da crociera. La Commissione quindi si assume una funzione che va oltre la sua competenza, quella di valutare quali operazioni possono incidere a livello mondiale.

La Commissione infatti ritiene di “rappresentare l’autorità più idonea a valutare i potenziali effetti transfrontalieri dell’operazione. Di conseguenza, l’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri sarà esaminata nella sua integralità”.

Chantiers de l’Atlantique è un’impresa di costruzione navale francese con sede a Saint-Nazaire, il cui capitale di maggioranza è detenuto dallo Stato francese, attraverso l’Agenzia delle partecipazioni statali.

L’intesa tra Fincantieri e Chantiers de l’Atlantique era stata siglata il 27 settembre 2017 e suggellata con la firma del 2 febbraio scorso tra il gruppo navale italiano e lo Stato francese, rappresentato in quella occasione dall’Agence des Participations de l’Etat. L’accordo consente a Fincantieri il controllo dei cantieri francesi con l’acquisizione del 50%, più in prestito per 12 anni l’1%.

Fincantieri, eccellenza italiana a livello mondiale, conta oggi 20 stabilimenti in 4 continenti, oltre 19.000 dipendenti ed annovera tra i propri clienti i maggiori operatori crocieristici al mondo, oltre a numerose Marine estere. É apprezzata per la capacità di esportare ed applicare il know-how e la cultura italiana in tutto il mondo, in tutti i cantieri, su tutti i prodotti e a tutti i fornitori.

La presa di posizione della Commissione europea non solo blocca il lavoro del gruppo navale italiano ma soprattutto il futuro dell’Italia.

Polemiche sulla manovra approvata. FI con i gillet blu, PD in piazza

montecitorioLa Manovra è sempre accompagnata dalle polemiche, anche quando viene approvata, come in questo caso, con 327 sì e 70 no. La reazione del 5stelle è scomposta, affidata al blog e poi cancellata, mentre interviene anche il presidente della Camera Fico.

Le polemiche

Roberto Fico prende le distanze dal post pentastellato, usando l’aggettivo “improprie” per la frase pubblicata: “Siamo sotto attacco. Il Governo, la Manovra del Popolo. La Democrazia è sotto attacco. È in corso una delle più violente offensive nei confronti della volontà popolare perpetrata in 70 anni di storia repubblicana. A sferrarla sono grandi lobby, poteri forti e comitati d’affari. Lottano per sopravvivere, per mantenere i propri privilegi, benefit, prebende, che si sono arbitrariamente assegnati in questi anni sulla pelle degli italiani. Con l’indegna complicità del Pd e di FI, eterni zerbini dei potenti. E con la longa manus della stragrande maggioranza dei media, ipocrita cassa di risonanza di questi interessi corporativi. I vertici delle banche, assicurazioni, i grandi gruppi editoriali in perenne conflitto di interesse stanno inquinando il dibattito democratico con un vero e proprio terrorismo mediatico e psicologico”.

Un attacco durissimo, che poi ha visto una marcia indietro da parte anche di Di Maio, che sembra aver discusso con la Casaleggio, ritenuta responsabile del post.

L’opposizione

Intanto protesta l’opposizione, e nel periodo dei gillet gialli francesi, Forza Italia sceglie i gillet blu in aula, con la scritta Giù le mani dalle pensioni» o «Basta tasse», oppure «Giù le mani dal non profit». La protesta ha portato alla sospensione della seduta per qualche minuto. Fuori invece la protesta del PD, che parla di “democrazia calpestata”.

Castellammare di Stabia: il nuovo piano di Fincantieri ha ottenuto il via libera dai sindacati

“Il nuovo piano a nostro avviso sembrerebbe una soluzione da poter perseguire, fatto salvo che il progetto si sviluppi così come presentato”. Sono le parole dei sei delegati della rappresentanza sindacale unitaria (FIM-FIOM-FAILMS) del sito navale di Castellammare di Stabia che fa capo a Fincantieri.

Nei giorni scorsi i sindacati erano in allarme dopo aver saputo che la società ha annunciato il riammodernamento della struttura, eliminando il varo tradizionale a scivolo e aumentando così la capacità produttiva di circa il 40% rispetto a quanto avviene fino ad oggi.

La rappresentanza sindacale unitaria del cantiere di Castellammare di Stabia, il 7 dicembre ha incontrato il responsabile risorse umane e relazioni sindacali di Fincantieri e ha ascoltato i dettagli degli investimenti che l’azienda metterà in atto nel 2019, per concludersi nell’arco di un quinquennio.

Si tratta di un piano di rilancio di tutti i siti di cui dispone Fincantieri, in particolare per quello stabiese sarà garantito lo sviluppo e non il depotenziamento come temevano in un primo momento sindacati e lavoratori.

A conclusione dell’incontro, i sindacati hanno diramato una nota con la quale affermano di approvare il nuovo progetto di Fincantieri, restando però sempre vigili su quanto accadrà nella fase delle modifiche previste.

“Per rendere tutto ciò attuativo – scrivono FIM-FIOM-FAILMS -, c’è bisogno di un forte intervento delle istituzioni a partire dalla quota parte per gli investimenti previsti sulle aree demaniali, mentre l’azienda già si è resa disponibile a supportare economicamente la parte di adeguamento infrastrutturale non ancora quantificata”.

“La RSU di fabbrica, come sempre, vigilerà attentamente – concludono – affinché il tutto venga realizzato per garantire il futuro al nostro stabilimento”.

Il piano rende il cantiere più funzionale, competitivo, e soprattutto assicurerebbe lavoro per i prossimi 10 anni.

Il pilastro centrale del progetto è l’eliminazione dello scalo di varo, che verrà sostituito da una piattaforma semisommergibile e un sistema di carrelli mobili. In pratica lo scalo a mare verrà reso piatto, le navi saranno costruite nelle officine e poi tramite carrelli specializzati spostatati su una chiatta galleggiante che una volta a largo aprirà le porte stagne, lasciando galleggiare la nave.

“È un piano mirato al recupero di spazi – spiega Fincantieri – e all’efficientamento dell’area scafo, rendendo così possibile la costruzione a costi competitivi di più navi, oltre a tronconi per unità da crociera. Il piano d’investimenti renderebbe ancor più strategico lo stabilimento di Castellammare”.

“Nel caso di Castellammare – fanno sapere da Fincantieri – la società ha onorato l’impegno di tenere aperto il cantiere negli anni più duri della crisi e ora che si assiste a un notevole incremento della domanda è allo studio la progettualità indispensabile per rispondere alla forte richiesta del mercato. Gli investimenti pensati per il cantiere stabiese non vanno nella direzione della riduzione, ma dell’incremento della capacità produttiva”.

“Il tradizionale sistema di varo attuale – afferma l’azienda – risulta ormai anacronistico e antieconomico, tanto da essere stato eliminato in tutti i cantieri del mondo modernamente organizzati. Nello specifico, l’abbattimento dello scalo, sostituito con la costruzione di un’ampia platea, comporterebbe una serie di vantaggi: in primo luogo libererebbe aree indispensabili per assicurare maggiore capacità al cantiere, con un incremento della produzione del 40%, con le evidenti ricadute occupazionali dirette e indirette”.

“In secondo luogo – prosegue – questo permetterebbe di varare costruzioni di stazza maggiore attraverso un mezzo semisommergibile e un sistema di carrelli mobili, assicurando maggiore efficienza al ciclo produttivo e un livello di sicurezza più alto per il personale addetto alle operazioni di varo, senza considerare gli innegabili vantaggi derivanti dal lavorare in piano”.

Il confronto tra Fincantieri e i sindacati è stato proficuo e la società ha incassato il via libera all’adeguamento infrastrutturale che aumenterebbe di circa il 40% la capacità produttiva, con chiari risvolti anche dal punto di vista occupazionale. L’impianto di Castellammare ha infatti performance altissime grazie al lavoro degli operai che sono altamente specializzati.