L’ONG russa Memorial vince il Premio Sacharov 2009

memorialL’organizzazione per la difesa dei diritti umani in Russia Memorial è la vincitrice del Premio europeo per la libertà di pensiero 2009. L’organizzazione, rappresentata dagli attivisti Oleg Orlov, Sergei Kovalev e Lyudmila Alexeyeva, denuncia la repressione politica nei paesi dell’ex-Unione sovietica e lotta contro le violazioni dei diritti umani. La vittoria è stata annunciata stamattina dal presidente del Parlamento Jerzy Buzek, il premio verrà consegnato il 16 dicembre a Strasburgo.

Jerzy Buzek, alla proclamazione della vittoria di Memorial davanti all’aula del Parlamento europeo, ha spiegato:

Rompere il circolo vizioso di violenza e paura in Russia. Attribuendo il premio di quest’anno a Oleg Orlov, Sergei Kovalev e Lyudmila Alexeyeva a nome di Memorial e di tutte le altre persone che lottano per la difesa dei diritti umani in Russia, speriamo di contribuire alla fine del circolo vizioso di paura e violenza che assedia i difensori dei diritti umani nella Federazione Russa

E ancora:

Speriamo di far arrivare il nostro messaggio: gli attivisti della società civile devono essere dappertutto liberi di esercitare il loro diritto a pensare e a parlare! La libertà di espressione è necessaria alla verità. Lasciatemi condividere anche la mia soddisfazione personale nel poter annunciare oggi questa vittoria. Per un uomo che viene da Solidarnosc, che ha visto la Polonia lottare per la verità, che ha assistito alla fine alla vittoria della libertà, questo è un grande momento.

Il Premio Sacharov è stato istituito nel 1988 in onore del fisico sovietico, dissidente politico e premio Nobel per la pace Andrei Sacharov. Ogni anno il Parlamento europeo attribuisce questo importante riconoscimento a persone o organizzazioni che si sono distinte nella difesa dei diritti umani e della democrazia. Il 14 dicembre le commissioni Affari stranieri, Sviluppo e Diritti umani del Parlamento incontreranno i vincitori. La cerimonia di premiazione avrà luogo il 16 dicembre a Strasburgo. Oltre a un certificato, Memorial riceverà un assegno di 50mila euro.

Memorial è l’organizzazione fondata da Andrei Sacharov, che promuove i diritti fondamentali nei Paesi dell’ex-Unione sovietica. Molto attiva in Cecenia, nata alla fine degli anni ’80 con lo scopo dichiarato di “costruire un memoriale alle vittime dello stalinismo”. Oggi la posizione più accreditata nell’ambito della difesa dei diritti umani in Russia. Apparteneva a Memorial anche Natalia Estemirova, l’attivista uccisa in Cecenia in luglio. Come spiegato nella candidatura al premio:

Memorial promuove la verità sulle repressioni politiche e lotta contro le violazioni dei diritti umani nell’ex-Unione sovietica, per garantire a quei Paesi un futuro democratico

Oleg Orlov è oggi il direttore di Memorial. Recentemente è stato condannato da un tribunale di Mosca a risarcire il presidente ceceno Ramzan Kadyrov per diffamazione e obbligato a ritirare le sue dichiarazioni in cui accusava Kadyrov di essere responsabile dell’omicidio della Estemirova. Due anni fa Orlov era stato rapito con tre giornalisti, picchiato, torturato e minacciato di morte, poi rilasciato.

Il premio va anche a Sergei Kovalev. Ha fondato la prima associazione dei diritti umani in Russia nel 1969, il “Guppo di Iniziativa per la Difesa dei Diritti Umani nell’USSR”, nonché Memorial. E’ sempre stato in prima linea nel denunciare l’autoritarismo di Boris Eltsin e Vladimir Putin. Nel ’96 si è dimesso per protesta dalla presidenza della commissione per i diritti umani, mentre nel 2002 ha istituito una commissione d’inchiesta per investigare sulle bombe esplose in vari appartamenti di Mosca nel 1999. La commissione ha interrotto i suoi lavori: alcuni suoi membri sono stati perseguitati e assassinati.

Lyudmila Mikhailovna Alexeyeva milita a favore dei diritti umani fin dagli anni ’60, e ha fondato, con Sacharov e altri, il gruppo ‘Mosca – Helsinki’: un gruppo che doveva analizzare l’osservanza, da parte dell’USSR, degli accordi di Helsinki del 1975. A quei tempi protestava contro il regime chiedendo processi giusti per i dissidenti e media più obiettivi. Ha pagato le sue posizioni con l’espulsione dal Partito Comunista e l’allontanamento dal suo lavoro di editrice per una rivista scientifica. Nell’era post-sovietica, non ha mai perso occasione per criticare il Cremlino, accusando il governo di incoraggiare gli estremisti con le sue politiche nazionaliste, dalle deportazioni di massa di georgiani nel 2006, ai raid della polizia contro gli stranieri nelle strade di Mosca, fino alla condotta dei russi in Inguscezia.

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