Libia, altri scontri a Tripoli. Mandato d’ arresto per Gheddafi

Foto: Ap/LaPresse

In Libia si combatte ancora, sia nella capitale, Tripoli, dove si sono verificati spari all’ uscita della preghiera del venerdì in moschea, così come in altre città come Al Zawya, dove, secondo Al Jazeera, ci sarebbero stati più di 50 morti e 300 feriti.

A Tripoli, le forze filo-governative hanno disperso con gas lacrimogeni un raduno di un centinaio di oppositori nel quartiere di Tajura, nella parte orientale della città. Vicino alla moschea, a piazza Algeri, invece, adesso ci sono solo i sostenitori di Gheddafi, con bandiere e ritratti del rais, mentre la piazza è presidiata dalle forze dell’ ordine.
Le forze fedeli a Gheddafi avrebbero inoltre bombardato nuovamente il terminal petrofilero di Breda, città nella parte orientale del paese che era stata presa dai ribelli. Il figlio del Rais, Saif, in un’ intervista a Sky, ha spiegato come questa sia stata “Un’ indispensabile mossa strategica” per mettere in fuga i ribelli, proprio per l’ importanza del terminal petrolifero proveniente da quella città. Anche in Cirenaica sarebbe in atto una controffensiva militare per la conquista dei pozzi petroliferi.
Bombardamenti aerei
da parte delle forze governative si sarebbero verificati anche a Misurata, città controllata dai ribelli sempre nella parte orientale del Paese, cosi come ad Ajdabiya, dove sarebbe stata attaccata una base militare controllata dagli insorti, senza però causare vittime, mentre nelle vicinanze di Bengasi, roccaforte dei ribelli, le forze di Gheddafi avrebbero provocato 17 morti.

Intanto, la comunità internazionale spinge per costringere il Rais a lasciare la guida del Paese, e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha anche dichiarato: “Siamo pronti all’ intervento militare”. L’ Interpol ha diramato un”ordine di allerta globale” per Gheddafi e altri 15 suoi fedelissimi, per consentire l’ applicazioni delle sanzioni ONU e l’ inchiesta della Corte penale internazionale, e il blocco dei loro beni.
Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha lanciato oggi un appello affinchè cessino gli scontri: “La violenza contro il popolo libico non può essere tollerata. Il colonnello Gheddafi deve fermare ogni azione militare contro il suo stesso popolo” ha dichiarato intervenendo al Consiglio dei diritti umani dell’ ONU, a Ginevra.
Intanto, l’ Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) ha lanciato l’ allarme: si teme, infatti, che i civili non riescano più a fuggire dalla Libia, essendo di molto diminuito (da 10-15 mila a 2000) il numero di persone che ogni giorno varcano la frontiera con la Tunisia. I confini libici, infatti, sarebbero presidiati da miliziani filogovernativi armati. La comunità internazionale ha risposto prontamente all’ appello lanciato dall’ UNHCR: diversi paesi, tra cui anche l’ Italia, hanno messo a disposizione trasporti sia navali che marittimi per l’ evacuazione dei cittadini egiziani e di altre nazionalità confluiti in territorio tunisino, mentre altri hanno stanziato fondi per sostenere l’ azione dell’ UNHCR in quei territori.

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