Gheddafi, nega la fuga e parla di guerra psicologica

 

Muammar Gheddafi torna a farsi sentire, questa volta tramite un messaggio audio mandato in onda da una tv di Damasco, la tv Al Rai. Dallo scorso 23 Agosto, quando i ribelli hanno preso il suo bunker a Tripoli, sono stati molti i messaggi audio che Gheddafi ha inviato alle TV, sue immagini, però, non si vedono dallo scorso 12 giugno. In questo suo ultimo messaggio audio Gheddafi ha ironizzato sulla sua possibile fuga ed ha parlato di guerra psicologica da parte della Nato, inoltre, ha dichiarato nuovamente che l’invasore verrà sconfitto.

“Hanno detto negli ultimi giorni di aver visto Gheddafi in un convoglio verso il Niger – così il colonnello commenta le notizie sulla sua fuga -. Quanti convogli di contrabbandieri e mercanti, persone, transitano ogni giorno nel deserto diretti in Sudan, Ciad, Mali o Algeria. Come se fosse la prima volta che un convoglio attraversa verso il Niger!”

Libia, preso il bunker di Gheddafi. Il rais: “Sono a Tripoli, combatterò fino alla fine”

Dopo due giorni di assedio, i ribelli libici hanno alla fine espugnato il bunker di Gheddafi a Bab al Aziya, bombardato anche dagli aerei Nato, ma non vi sarebbe traccia nè di Gheddafi, che pure vi si nascondeva fino a pochi giorni fa, nè dei suoi figli. Prima di riuscire a penetrare nella fortezza, gli insorti hanno combattuto aspramente per tutto il pomeriggio contro le forze del regime che presidiavano il bunker.
Nel tardo pomeriggio, poi, è stato sfondato un cancello e abbattutti alcuni metri delle mura esterne, e, pian piano, anche i combattenti lealisti hanno cominciato a opporre meno resistenza. I ribelli hanno quindi perlustrato la residenza di Gheddafi stanza per stanza, ma non hanno trovato traccia del Colonnello. Gli insorti avrebbero anche decapitato una statua del rais all’ingresso della fortezza. I primi giornalisti entrati nel bunker hanno riferito della presenza di numerosi cadaveri, forse soldati di Gheddafi, e molti feriti.
Il presidente del Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi Mustafà Abdel Jalil ha però ammonito: “E’ prematuro dire che la guerra a Tripoli è finita“, mentre in molte zone, come quella dell’aereoporto di Tripoli, proseguirebbero i combattimenti.
Gheddafi, intanto, si sarebbe fatto vivo ieri con un suo amico, il campione di scacchi russo Kirsan Ilymunzhinov, al quale avrebbe detto al telefono: “Sono a Tripoli, sto bene e non ho nessuna intenzione di lasciare la Libia”. Nella notte, invece, avrebbe parlato ad una radio locale, minacciando: “Morte o vittoria contro l’aggressore“, e spiegando: “la ritirata da Bab Al-Azizya è stata una mossa tattica. Ormai il compound era stato raso al suolo da 64 attacchi aerei della Nato”.

Libia, i ribelli conquistano Tripoli. Mistero su Gheddafi

Si avvicina forse in Libia la caduta definitiva del regime del colonnello Muhammar Gheddafi. La capitale Tripoli sarebbe infatti ormai quasi interamente nelle mani dei ribelli, dopo l’offensiva lanciata da domenica. Rimarrebbe però il mistero su dove si trovi attualmente il rais, mentre tre suoi figli, Mohammad, Saif Islam e Saadi, sono stati arrestati, anche se Mohammad sarebbe poi riuscito a scappare grazie ai combattenti lealisti. Domenica sera, in un messaggio audio alla televisione di Stato, Gheddafi aveva detto: “Non mi arrenderò mai e non me andrò”, e minacciato inoltre: “Temo che Tripoli brucerà”.
Adesso vi sarebbero diverse ipotesi su dove possa essere il Colonnello: nei labirinti sotterranei della sua cittadella fortificata, nell’Ambasciata del Venezuela, o in fuga verso il deserto del sud libico. Per il Pentagono, comunque, ancora non avrebbe lasciato il Paese.
Nella capitale, intanto, gli scontri violentissimi tra ribelli e fedelissimi o mercenari di Gheddafi avrebbero causato anche tre vittime, tra le quali due bambini di 5-6 anni colpiti mentre sventolavano con il padre la bandiera dei ribelli.
Ormai, comunque, quasi tutta la città sarebbe in mano agli insorti, ai quali si sarebbero arresi anche la Guardia repubblicana di Gheddafi e due o tre dei suoi figli. I ribelli sarebbero entrati in città tra sabato e domenica, sia da est, dopo aver preso la base aerea di Mitiga,sia da ovest e da sud. 

Libia, ucciso uno dei figli di Gheddafi [AGGIORNAMENTO]

Foto: Ap/LaPresse

Uno dei figli di Muammar Gheddafi è rimasto ucciso in uno dei Raid della Nato questa notte nella città di Zitlen. Khamis è rimasto ucciso in uno dei raid nato a 150 km da Tripoli nella città di Zitlen obiettivo dei ribelli di Misurata. I ribelli in queste ore sono costretti a ritirarsi nella periferia della città in quanto le truppe di Gheddafi avanzano macinando terreno ogni giorno.

Sono 32 le persone che hanno perso la vita complessivamente in questo ultimo colpo della Nato. Diverse esplosioni hanno scosso la capitale della Liba in questa notte. Secondo la tv libica sono stati colpiti “siti civili e militari” a Khellat Al-Ferjasn, “bersaglio dei raid dell’aggressore colonialista crociato”.

Libia, la Nato conferma di aver colpito obiettivi civili

Foto: AP/LaPresse

Dopo le accuse da parte del governo di Gheddafi, rivolte verso la Nato, riguardo l’ultimo raid aereo che ha ucciso anche dei civili, nella giornata di ieri è stato rilasciato un comunicato ufficiale sul sito della Nato, che afferma che l’agenzia è a conoscenza di quanto afferma il gruppo vicino a Gheddafi e che sta svolgendo delle indagini per capire se effettivamente le vittime sono state causate da un loro raid aereo.

Il viceministro degli Esteri, Khaled Kaim, ha dichiarato che questo è stato un attacco “intensionale contro edifici civili, un altro segno della brutalità dell’Occidente”. Secondo quanto si legge sul comunicato, la Nato si mostra dispiaciuta per quanto accaduto e si scusa con le popolazioni coinvolte ma ricorda che la Nato, ha operato 4.400 volte in questa lotta contro le repressioni di Gheddafi, ed ogni operazione viene prima pianificata con estrema precisione.

Gheddafi: “Resterò a Tripoli vivo o morto”. Si intensificano i raid sulla Libia

Foto: Ap/LaPresse

Il leader libico Muhammar Gheddafi è tornato a farsi sentire, questa volta con un messaggio audio trasmesso dalla televisione di stato: “Resterò a Tripoli, vivo o morto” ha dichiarato il rais, aggiungendo: “Non abbiamo paura. Siamo più forti dei vostri missili”. Il colonnello ha anche esortato i suoi fedelissimi a radunarsi attorno alla caserma di Bab Aziziya, il suo quartiere generale preso di mira dai raid della coalizione, per “dimostrare il coraggio del popolo libico”. Gheddafi si è scagliato anche contro i ribelli di Bengasi, definindoli “bande armate”, e affermando: “Le tribù libiche faranno la rivolta contro le bande armate e noi resisteremo”.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, da parte sua, ha fatto invece sapere che gli attacchi contro il rais si intensificheranno finchè questi non lascerà il potere.
Proseguono, intanto, i bombardamenti sulla capitale libica, che oggi sarebbero continuati anche dopo il messaggio televisivo di Gheddafi. Si son viste levarsi alte colonne di fumo anche dalla zona intorno alla residenza del raìs, e la televisione di Stato libica ha poi confermato che i raid Nato avrebbero colpito nei pressi della residenza di Gheddafi; secondo alcune testimonianze, sarebbe stata colpita la caserma della guardia civile, di fronte al complesso del leader libico, provocando anche alcune vittime.

Raid Nato a Tripoli, affondate 8 navi di Gheddafi

Foto: Ap/LaPresse

Nuovi raid della Nato questa notte a Tripoli. Questa volta sono state colpite otto navi del rais Gheddafi. La Nato informa di aver colpito le città di  Tripoli, Homs e Sierte. Il vice comandante della missione, spiega:

Tutti gli obiettivi della Nato sono di natura militare e direttamente legati ai sistematici attacchi del regime contro i civili – ed aggiunge – e in considerazione dell’escalation nell’uso della forza navale, non abbiamo avuto altra scelta che agire con decisione per proteggere la popolazione civile della libia e le forze marittime dell’Alleanza

Libia, il comando va alla Nato. 40 morti per i raid a Tripoli

 

Secondo quanto riferito da fonti diplomatiche, la Nato avrebbe assunto da oggi alle 8 il comando di tutte le operazioni militari in Libia, subentrando alla coalizione multinazionale in campo dal 19 marzo. Così, la missione “Odissea all’ Alba” ha preso il nome di “Unified protector”, protezione unificata.
Questa notte, gli aerei della coalizione internazionale hanno sorvolato Tripoli, dove, secondo quanto riferito dal vicario apostolico della città, monsignor Martinelli, ci sarebbero stati 40 morti. Il vescovo ha spiegato: “Se è vero che i bombardamenti sembrano alquanto mirati, è pur vero che colpendo obiettivi militari, che si trovano in mezzo a quartieri civili, si coinvolge anche la popolazione.” La Nato avrebbe comunque aperto un’ inchiesta sulle vittime civili.
Gheddafi
avrebbe nuovamente fatto una dichiarazione contro la “crociata” anti-islamica dell’ Occidente, promettendo resistenza “fino alla fine”, mentre le forze a lui fedeli attaccavano nuovamente la città di Misurata, già presa dai ribelli anche se sotto assedio da 4o giorni, dove ci sarebbero stati venti morti. Il capo di Stato maggiore Usa, Mike Mullen, ha riferito che nella guerra sarebbero state neutralizzate quasi un quarto delle forze di Gheddafi, anche se comunque il regime, dal punto di vista militare, avrebbe ancora consistenti capacità. Secondo una stima accreditata, invece, sarebbero mille finora i morti dall’ inizio della guerra.

Gheddafi in fuga

Foto: Ap/LaPresse

Dalle ultime notizie rilasciate dalla TV Al-Jazeera, il Leader Gheddafi, sembrerebbe stia scappando da Tripoli. Sono stati avvistati tre aerei della famiglia Gheddafi in volo rispettivamente verso, Atene, Vienna e Il Cairo. Tutti e tre gli aerei hanno sorvolato Malta.

Evidentemente l’ultimatum fatto a Gheddafi nella giornata di ieri ha sortito qualche effetto, infatti, gli insorti avevano dato 72 ore di tempo al Leader per andarsene da tripoli, senza subire processi, e così è stato.

Libia, i ribelli a Gheddafi: lasci entro 72 ore e non sarà processato

In Libia, il Presidente del Consiglio nazionale dell’ opposizione, Mustafa Abdel Jalil, ha lanciato un ultimatum al Colonnello:Se Muhammar Gheddafi lascerà il Paese entro le prossime 72 ore, non sarà processato per i crimini che ha commesso” ha dichiarato. La proposta comprendeva anche la fine dei bombardamenti aerei e le dimissioni del rais.
Al momento, Gheddafi non ha replicato a tale proposta: secondo alcune indiscrezioni, sarebbero infatti in corso contatti tra gli insorti e i fedelissimi del rais, per arrivare ad una mediazione. Jalil ha comunque escluso che “siano in corso trattative dirette con Gheddafi”, spiegando di aver parlato ora perchè “è necessario arrivare ad una soluzione che eviti ulteriori spargimenti di sangue”.
In un’ intervista alla tv Al Arabya, Jalil ha precisato di voler “trattare con Muhammar Gheddafi ma solo con lui e direttamente e solo se assicura che intende dimettersi”. Jalil avrebbe comunque rivelato ad Al Jazeera che sarebbe in corso una mediazione anche con la partecipazione di rappresentanti stranieri per risolvere la crisi libica. Secondo un giornale arabo, l’ ex premier sudanese Sadiq al-Mahdi avrebbe cercato di condurre questa trattativa con Abdel Jalil per conto di Gheddafi.

Libia, altri scontri a Tripoli. Mandato d’ arresto per Gheddafi

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In Libia si combatte ancora, sia nella capitale, Tripoli, dove si sono verificati spari all’ uscita della preghiera del venerdì in moschea, così come in altre città come Al Zawya, dove, secondo Al Jazeera, ci sarebbero stati più di 50 morti e 300 feriti.

A Tripoli, le forze filo-governative hanno disperso con gas lacrimogeni un raduno di un centinaio di oppositori nel quartiere di Tajura, nella parte orientale della città. Vicino alla moschea, a piazza Algeri, invece, adesso ci sono solo i sostenitori di Gheddafi, con bandiere e ritratti del rais, mentre la piazza è presidiata dalle forze dell’ ordine.
Le forze fedeli a Gheddafi avrebbero inoltre bombardato nuovamente il terminal petrofilero di Breda, città nella parte orientale del paese che era stata presa dai ribelli. Il figlio del Rais, Saif, in un’ intervista a Sky, ha spiegato come questa sia stata “Un’ indispensabile mossa strategica” per mettere in fuga i ribelli, proprio per l’ importanza del terminal petrolifero proveniente da quella città. Anche in Cirenaica sarebbe in atto una controffensiva militare per la conquista dei pozzi petroliferi.
Bombardamenti aerei
da parte delle forze governative si sarebbero verificati anche a Misurata, città controllata dai ribelli sempre nella parte orientale del Paese, cosi come ad Ajdabiya, dove sarebbe stata attaccata una base militare controllata dagli insorti, senza però causare vittime, mentre nelle vicinanze di Bengasi, roccaforte dei ribelli, le forze di Gheddafi avrebbero provocato 17 morti.

Libia, l’ Unione Europea approva le sanzioni. Per Gheddafi ipotesi esilio

L‘ Unione Europea ha adottato oggi, con una decisione all’ unanimità del Consiglio, le sanzioni contro il governo libico di Gheddafi, che vanno ad aggiungersi a quelle già prese dall’ ONU: tra tali misure l’ embargo sulle armi e il divieto di viaggio nei paesi dell’ Unione sia per il Colonnello che per il suo entourage, e il congelamento dei  beni di questi ultimi. Il tribunale penale dell’ Aja, invece, ha cominciato a raccogliere materiale sulle violenze degli ultimi giorni, e potrebbe incriminare Gheddafi per crimini contro l’ umanità. La NATO starebbe invece pensando di creare una “no fly zone“, per la quale però servirebbe il consenso del Consiglio di Sicurezza dell’ ONU.
Per il Colonnello, in particolare, gli Stati Uniti starebbero formulando varie ipotesi, tra le quali quella dell’ esilio, come ha spiegato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, affermando: “Tutte le opzioni  restano sul tavolo, compreso l’ esilio”. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si è espresso duramente nei confronti del leader libico, il quale starebbe usando “mercenari e teppisti” contro i civili, e pertanto, secondo la Clinton, “Per la gente in Libia è ormai chiaro: è tempo che Gheddafi vada via.
L’ Alto Commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres, si è invece detto preoccupato per i rifugiati e i cittadini stranieri ancora presenti in Libia, poichè, ha spiegato, “Non ci sono le navi e gli aerei necessarie per evacuare le persone provenienti da paesi poveri o devastati dai conflitti”. Le organizzazioni umanitarie, invece, temono per la sorte di migliaia di africani subsahariani presenti in Libia, che sarebbero nel mirino dei ribelli in quanto sospettati di essere mercenari al soldo di Gheddafi.

Per il sito “Debka”, vicino ai servizi segreti israeliani, nella regione libica della Cirenaica sarebbero già presenti consiglieri militari americani ed europei per aiutare i ribelli, mentre, secondo Al Jazeera, Gheddafi avrebbe incaricato un ex capo dell’ intelligence di trattare con i capi della rivolta. Il rais ha comunque rilasciato un’ intervista all’ ABC, nella quale ha dichiarato: “Tutto il popolo mi ama, sarebbe disposto a morire per proteggermi”.
Sul fronte militare, invece, i ribelli, la notte scorsa, sarebbero riusciti a prendere il controllo di buona parte della base aerea di Misurata, ed ora punterebbero verso Tripoli, anche se appare difficile da conquistare anche Sirte, città natale di Gheddafi, controllata dai miliziani a lui fedeli. L’ aeronautica militare libica fedele al rais avrebbe invece colpito dei depositi di munizioni nella parte orientale del paese, controllata dai ribellii.
L’ Arabia Saudita si sarebbe invece impegnata a garantire la stabilità del mercato del petrolio; gli oppositori di Gheddafi avrebbero comunque fatto sapere oggi stesso che il traffico di greggio con i paesi occidentali sarebbe ripreso.

Libia, i ribelli si dirigono verso Tripoli. Gheddafi: “Sono sostenuti da Al Qaeda”.

La situazione in Libia, sconvolta dalla rivolta contro il regime del colonnello Gheddafi, si fa sempre più critica dal punto di vista umanitario: si parla, infatti, di un numero di vittime molto elevato, addirittura diecimila, mentre alcuni testimoni, oggi, avrebbero riferito di un bombardamento aereo contro la città Zawia, a circa-30-40 chilometri dalla capitale Tripoli, che sarebbe durato cinque ore e avrebbe causato 100 morti e 400 feriti. Il paese sarebbe praticamente diviso in due, con la parte orientale ormai controllata dai ribelli, che adesso punterebbo a spingersi verso Tripoli, che invece è ancora saldamente in mano ai sostenitori di Gheddafi. Il colonnello, infatti, sarebbe asseragliato nella capitale, nel bunker di Bab-al Aziya, e le truppe a lui fedeli avrebbero isolato la città con un cordone di mezzi e truppe in sua difesa. I suoi oppositori, invece, starebbero organizzando per venerdì una manifestazione di protesta a Tripoli. Secondo quanto ha riferito una fonte medica, addirittura, alcuni mercenari dei “comitati rivoluzionari” che sostengono Gheddafi avrebbero fatto irruzione negli ospedali della capitale, uccidendo i feriti che avevano manifestato contro il regime.
I fedelissimi del rais avrebbero anche attaccato i rivoltosi nella città di Misurata, provocando diverse vittime, mentre, secondo quanto hanno riferito alcuni libici fuggiti in Tunisia, i ribelli sarebbero riusciti a conquistare questa città, nella parte nord-ovest del paese, e la parte orientale, attorno a Bengasi.

Migranti, nuovo respingimento

respingimenti
Rispediti indietro 75 somali. Tra loro, tre minorenni e 15 donne in attesa di asilo. Venivano dalla Libia, viaggiavano su un un gommone, erano da giorni in navigazione nel mar Mediterraneo. Intercettati prima da una motovedetta maltese, si stavano dirigendo inequivocabilmente verso la Sicilia. Ecco allora la comparsa di un pattugliatore d’altura della Guardia di Finanza che a Capo Passero li attendeva per ridirigerli verso Tripoli. Tutti, tranne un uomo ferito – ha alcune costole fratturate – trasferito in un ospedale in provincia di Ragusa.

Nel frattempo, Silvio Berlusconi è da Gheddafi. A Tripoli, insieme al colonnello, celebra il primo anniversario del trattato italo-libico. In questa occasione verrà anche posata la prima pietra della nuova autostrada costiera che verrà realizzata a simbolo del risarcimento italiano al colonialismo.